È una legge della fisica e della logica: quando la vita ti riempie di merda, quella merda prima o poi da qualche parte deve uscire.
A Parigi me ne sono beccata una valanga di tre ore, e presto saranno tre anni che la vado evacuando un po’ qua e un po’ là.
Inizia così: sul palco, un tizio baffuto canta al microfono. Seguo poco perché non so le parole.
Mi guardo intorno e rimiro la freschezza, la distensione, l’assenza di scudi.
Poi mi volto, e compare una mitragliatrice.
Poi un’altra.
Penso: “Ah”.
Seguo poco perché non so le parole.
Torno a casa all’alba, con l’anima violentata.
E inizio a fare sogni.
All’inizio no, perché non riesco a dormire. Non so più fare niente di niente. Paralisi. Siedo da sola nel letto e sto, senza capire.
– “Lei ha subìto un trauma”.
– “Ah sì?”
Poi io e il mio cervello iniziamo a conoscerci meglio.
Che il cervello fa un sacco di cose, lo scopri quando non te le fa fare più.
Decide che ha visto troppo sangue tutto in una volta, e che gli serve una pausa. E allora hop! Per un po’ niente più mestruazioni.
Niente più periodo nemmeno nelle mie frasi. Al massimo, in un crampo escono soggetto, verbo, complemento oggetto. Fine. Via gli orpelli, come in questo post.
Via tutto.
E poi arrivano gli incubi.
In quanti modi si può essere ammazzati? Li ho sognati tutti. Ogni contesto, ogni arma, ogni movente. Prima ogni notte, poi ogni due, ogni tre, poi uno a settimana. Ogni due. Nei periodi d’oro, uno al mese.
Poi però mi fanno iniziare una cura, e la cura cosa fa? Effetti collaterali – incubi. Yeah. Rieccoli ogni notte.
Io che un tempo dormivo beata, e pure troppo.
Ne parlo con altri che erano lì quella sera.
– “Ma anche voi?”
– “Sì.”
– “Ah.”
Ogni incubo è una pallottola ripescata con un bisturi dalle mie circonvoluzioni cerebrali, dove ce ne sono conficcate a migliaia. Le estrarrò tutte, o almeno spero.
La merda non esce solo sotto forma di visioni di morte, con il loro spazio pronto per l’etichetta, ma anche in maniera più subdola.
Quando non di omicidi e di violenze, sogno di cattiveria, manipolazione, sporcizia. Di grottesco, laido, immondo. Di sproporzione, insidia, zona grigia. Di opaco, torbido.
Ho sonno. Sono così stanca.
Poi una notte, mentre ancora aspettavo il visto per venire in Australia, ho sognato un koala, ed era la cosa più pulita che mi fosse mai apparsa.
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