Benvenuti (umani e pennuti) sulla prima puntata della speciale rubrica sugli indomabili uccelli australiani, scritta da chi vive down under!
Per chi volesse saltare l’introduzione, basta cliccare sull’indice qui sotto per volare direttamente al pennuto che vi interessa e scoprirne le stupefacenti caratteristiche; oppure in fondo, all’elenco aggiornato di tutti gli uccelli australiani trattati finora su questo blog.
Introduzione alla rubrica ornitologica
Nell’immaginario sul continente rosso, a furia di pensare a insetti infestanti, a serpenti che nidificano in scarpe lasciate in giardino, o a ragazzoni dal cappellino rovesciato e skate sotto i piedi che si nutrono di toast all’avocado, si perde di vista chi domina realmente l’Australia.
Migrazioni
Eppure questa supremazia è evidente sin dal momento in cui le porte scorrevoli dell’aeroporto si chiudono dietro di voi, appena atterrate quaggiù. O meglio, a cui è concesso l’ingresso, solo dopo che avete dichiarato di non stare introducendo illegalmente nel Paese – tutto vero -: la parmigiana di famiglia, pesci tropicali, unguenti miracolosi, giocattoli in legno tarlato, calzature infangate, sabbia dell’estate adriatica del 1988, la pura essenza in ampolla di un avo passato a miglior vita, e altre innumerevoli sostanze e materiali su cui è in vigore un veto doganale più o meno opinabile (perché siamo italiani e vogliamo opinare a prescindere, giusto?).
Aspettative sugli animali australiani
Già gli animali esotici più famosi vi hanno ammiccato dal negozio di souvenir del gate, in cui siedono morbidi e allineai con il loro cartellino “Proudly made in Australia”; e su di loro più o meno sapete cosa aspettarvi. Intuite anche che avrete modo di incontrare tutta una serie di bestie tipiche meno note, come il wombat (soprattutto se leggete questo blog), l’echidna, il quoll, il wallaby, il pademelon, il quokka.
Ma probabilmente non sarete preparati a condividere il territorio con la fauna ornitologica che vi aspetta.
La poesia degli uccelli
Questa è una delle sorprese più belle nonché uno dei motivi principali per cui amo vivere qui, e mi manca da morire non appena rimetto piede in Europa per le vacanze. O anche solo quando qui tramonta il sole, dopo che gli uccelli, bravi bravi, vanno a nanna, puntualissimi: stridono tutti insieme nell’aria per mezz’ora, coordinati, rientrando a casa in coppia o a gruppetti, volteggiando, poi si danno la buonanotte di palma in palma e infine, sincronizzati, nel giro di un attimo si tacciono fino all’alba.
Chissà se sognano? E se sognano anche di noi umani? Perché io ogni tanto, loro, li sogno. Poi mi sveglio estasiata sussurrando come una Sibilla “Ho visto i cacatua”, e la mia dolce metà mi accarezza tranquillo e accondiscendente come si accarezzano i pazzi.
Altre volte mi svegliano gli uccelli stessi dalla finestra, all’alba, con quell’energia che se ce l’avessi io avrei già vissuto sei o sette vite, e il loro è l’unico fastidio mattutino che sopporto di buon grado.
Un concorso per l’uccello australiano dell’anno!
La presenza ornitologica australiana è talmente massiccia e sentita, da godere persino di un concorso dedicato istituito da noi bipedi non alati, l’Australian Bird of the Year. Il voto rimane aperto per settimane ed è preso devotamente sul serio, con risonanza mediatica.
Non ho capito però cosa vincano di preciso i primi classificati, a parte l’incontrare ogni tanto gente come la sottoscritta che li saluta con un “Hey ciao! Hai vinto! Bravo!”, e che cerca di attirarli fischiettando. A questo sono molto ricettivi: ad esempio, ho per amica una calopsitta di quartiere che, dopo qualche incontro, adesso accorre non appena mi avvicino intonandogli il motivetto della Famiglia Addams. Giuro.
Uccelli australiani: pericolosi o amiconi?
La mia conoscenza degli uccelli australiani è iniziata con poche ma notevoli specie, e si è accresciuta con il tempo. In questa prima puntata del mio omaggio a queste magnifiche creature, passerò in rassegna la mia Top 5, cominciando dalla vincitrice del concorso nel 2017 (e non poteva essere altrimenti):
La (temibilissima) gazza australiana, l’uccello cava-occhi!
La gazza australiana (Australian magpie) è un uccello che basta nominare per suscitare il panico tra la gente del posto.
Questa gazza bianca e nera durante l’anno se ne sta tranquilla, allietandovi con il suo inconfondibile canto flautato, melodioso e ammaliante. Poi arriva la primavera e con ottobre la stagione dei nidi, e lei diventa il vostro peggiore incubo per un mese e mezzo.
Una gazza in picchiata
Cartelli stagionali avvertono i passanti: SWOOPING BIRDS AREA. La gazza cioè swoopa, scende in picchiata… su di voi!
Si potrebbe cadere nell’errore di sentirsi al sicuro nelle grandi città australiane: sbagliato! Anche nelle aree urbane ci sono interi parchi e vie da cui, durante quelle settimane (da pronunciarsi in tono complice e un po’ ammiccante come in una pubblicità di assorbenti), semplicemente non volete passare. Il maschio della gazza potrebbe infatti decidere che proprio voi, mentre ve ne andate tranquilli a comprare l’avocado, stiate arrivando a minacciare le sue uova o i piccoli che si stiracchiano nel nido, e allora vi attaccherebbe senza pietà.
Come? Prima vi svolazza intorno a mo’ di avvertimento e intimidazione, poi scende in picchiata per ferirvi col becco. Swoop!
Ogni tanto qualcuno si presenta allucinato in ospedale con ferite al viso, al collo o alle braccia ripetendo a mezza voce “È stata la gazza”. Ci sono stati persino casi di bambini che per lo stesso motivo hanno perso un occhio (la cronaca a volte riporta la sorte toccata in quel caso alla gazza DESTROYED. Aiuto!)!
La gazza australiana ama particolarmente attaccare, e ancor più particolarmente agli occhi, chi va di fretta o ancora meglio in bicicletta; cosicché vedrete ciclisti che pedalano avendo avuto l’accortezza di fissarsi al casco (obbligatorio per legge) delle lunghe fascette in plastica rigida, le stesse che si usano per tenere insieme i cavi elettrici, col risultato di sembrare istrici a due ruote motrici. Roba che senza conoscere il contesto, ci sarebbe da chiamare la neuro.
Non solo crudeltà!
Va da sé che anche quando una gazza vi attacca, voi non la potete attaccare, fosse anche solo per difesa. È una specie protetta! Non potete farci proprio niente, se non consultare l’apposita app per sapere quali luoghi evitare e abbozzare uno scongiuro sciamanico. Quel DESTROYED di cui sopra può essere eseguito solo dalle autorità, e solo in certi casi (e ci mancherebbe, dai! Si tratta solo di genitori iperprotettivi!).
La gazza australiana inoltre, come molte specie di uccelli australiani e non solo, ha un’ottima memoria ed è abilissima nel riconoscimento facciale. Non importa se siete vestiti in modo anche molto diverso dalla volta precedente: se transitate di nuovo per il suo territorio, lei saprà che siete ancora voi. Se vi ha attaccato una prima volta, vi riattaccherà. E ancora e ancora (al che magari sarebbe il caso di studiare un percorso alternativo). Se invece decreta che non siete da temere, siete a posto per sempre.
La stessa gazza comunque, una volta convintasi che non rappresentiate un pericolo, è in grado di diventare estremamente amichevole. Con un po’ di costanza negli incontri, ad esempio se siete vicini di casa, può arrivare a portarvi i suoi piccoli in visita. Se ne siete degni, col tempo tutta la famiglia vi amerà fedelmente, vi verrà a salutare, canterà per voi, e con un po’ di fortuna vi inviterà ai suoi party di Natale.
Il cacatua ciuffogiallo, il pappagallo pazzo e sensibile
Il cacatua ciuffogiallo (sulphur-crested cockatoo) è il primo nella classifica degli uccelli australiani pazzi, e io lo amo alla follia.
Esistono numerose splendide varietà di cacatua, che pian piano introdurrò nelle prossime puntate; qui parliamo del pappagallo australiano per eccellenza. Grosso, bianco, dall’aria attenta e giudiziosa, ha una crestina giallo limone ripiegata all’indietro, che dispiega in avanti quando è incuriosito, arrabbiato o sovreccitato – quindi molto spesso.
Cacatua, comportamento: come un bambino!
Fa il verso più sgraziato che si possa immaginare, un riconoscibile gracchiare lungo e penetrante che riecheggia da lontano, anticipandone la presenza, oppure da vicino, rovinandovi i timpani.
Perché mi piace? Perché è una creatura istintuale, diretta e sincera. Ogni cacatua ha un’emotività e sensibilità simili a quelle umane, e una sua precisa personalità.
Ama fare i dispetti, come sbecchettare la coda al gatto e scappare via (video qui sotto), a volte a tempo perso, altre per puro bisogno pulsionale. Mi ha fatto lo stesso scherzo, quando l’ho incontrato a Sydney; ma io lo amo troppo, e invece di arrabbiarmi ho battuto le mani festante, lasciandomi punzecchiare.
Un cacatua come pappagallo domestico?
In certe case australiane, il cacatua è tenuto anche come animale da compagnia. Un cacatua domestico.
Per gestire una cosa del genere, però, prima di tutto occorre avere i soldi (il costo di un esemplare può arrivare ai mille dollari, e fuori dall’Australia anche il doppio!). Tra le sue varie esigenze, proprio come per un bambino, ci sono anche tanti giocattoli, che lui usa tutti e spande sul pavimento.
Tendenzialmente per possedere un cacatua bisognerebbe non avere affatto una vita, perché come ogni pappagallo domestico esige enormi attenzioni! Se trascurato piange, arrivando persino ad atti di autolesionismo nervoso come strapparsi via tutte le piume; quando è contrariato dà in escandescenze; se ignorato di proposito vi farà impazzire.
Allora potrete farci pace mettendo su una canzone che gli piace: lui la ballerà tutta, ondeggiando e saltellando ritmico, dimenticando ogni ostilità in corso, e tornerà a chiedervi amore. Godetevi questo video!
Curiosità: il cacatua può vivere decine e decine di anni, ed è facile che, se addomesticato, alla morte del suo primo padrone cada in depressione. Proprio come Fred, nato più di un secolo fa, che ho recentemente incontrato, vegliardo, in un parco faunistico in Tasmania. Fred appariva assente, inconsolabile, e disdegnava persino una lettera incorniciata e appesa accanto alla sua voliera, con tanto di sigilli reali, in cui la regina Elisabetta ne tesseva le lodi per i suoi cento anni e ne chiedeva notizie.
Il piccolo pinguino blu, il pinguino che vive in città
Quanti possono dire di abitare nella stessa città dei pinguini?
A Melbourne si può! Dalla metà del secolo scorso, nello storico quartiere di St Kilda si trova un molo, costruito per fare attraccare le barche delle Olimpiadi del 1956, che una colonia di pinguini ha eletto a propria dimora.
Sono circa 1200 esemplari, della specie di pinguini più piccola del mondo: i piccoli pinguini blu (little blue penguin). Anche detti pinguini minori blu (dal nome scientifico, eudyptula minor) o pinguini fata (fairy penguin).
Nonostante potessero scegliere di nidificare ovunque, questi qui hanno deciso che a loro piaceva proprio questa costruzione umana. Solo due colonie di pinguini al mondo nidificano in un ambiente creato dagli uomini!
I primi pochi esemplari, osservati negli anni Settanta, si sono moltiplicati e oggi, grazie anche a un programma di monitoraggio e tutela curato da volontari – di cui faccio parte! – scoppiano di salute.
Come e dove vedere i pinguini in Australia
Nelle varie parti dell’Australia meridionale in cui vivono, i piccoli pinguini blu sono protagonisti di un meraviglioso spettacolo naturale che si ripete ogni sera, tutto l’anno.
Questi animali, che durante la giornata se ne stanno in mare, con il calar del sole tornano a riva, ai propri nidi. A St Kilda ci si può appostare al tramonto per vederli zampettare uscendo dall’acqua a mo’ di goffe sirenette per raggiungere la loro postazione sugli scogli. Poi col buio se ne stanno lì a rilassarsi: chi dentro al nido, chi su una roccia, incuranti dei numerosi osservatori e dei loro demoniaci selfie stick. C’è chi attraversa la strada tra le gambe degli umani, chi fa il bagnetto, chi si accoppia, chi si spulcia… il tutto osservabile da vicino e senza pagare il biglietto!
Dove vedere i pinguini in Australia? Potete osservare il rientro a casa dei piccoli pinguini blu anche nella stupenda cornice di Phillip Island (qui il mio reportage sull’isola), ma a pagamento; oppure un po’ su tutta la costa Sud del continente, in particolare in Tasmania. Nei punti più panoramici, tour guidati vi accompagneranno fino ai nidi, purché vi comportiate bene!
Come fotografare i pinguini
Ci sono un sacco di curiosità adorabili su questi tenerissimi uccelli australiani che vorrei narrarvi, ma non lo farò. A meno che non veniate al molo di St Kilda nelle sere in cui sono di turno per il penguin guiding, il servizio di volontari a disposizione – e sorveglianza – del pubblico, e mi chiediate di illuminarli per voi con la mia torcia a luce rossa mentre gli scattate una foto.
La prima cosa che vi direi, infatti, è che i pinguini sono poco sensibili alla parte dello spettro magnetico che va verso il rosso (dato che sono fatti per vederci bene nel mare, nel blu), perciò delle torce rosse puntate contro si accorgono a stento, mentre un flash fotografico può stordirli e disorientarli a tal punto da indurli ad abbandonare il nido.
Potrei raccontarvi tante altre cose su queste bestiole. Ma attenti, potreste scoperchiare il vaso di Pandora. O potrebbe scapparvi un flash proibito, e io dovrei uccidervi.
Il lorichetto arcobaleno, il pappagallino più vispo e colorato
I lorichetti arcobaleno (rainbow lorikeet), coloratissimi pappagallini dal dorso verde e dalla testa blu, sono molto diffusi in Australia: li si trova sulle palme, nei cespugli, sui comignoli.
Non ho aneddoti particolari su di loro, ma il semplice fatto che persino una metropoli sia piena di queste allegre creature dovrebbe bastare, no? I lorichetti arcobaleno amano i giardini delle case, gli alberi da frutto, e l’idillio romantico a due sui fili della luce, quando il sole non è ancora calato ma già è comparsa la luna piena. Mi basta vederli per essere più felice. O anche solo sentirli: sono dei gran chiacchieroni, e il loro verso nel cielo al tramonto è inconfondibile!
Nella foto qui sopra sembrano gasatissimi, ma in realtà, una volta realizzato che non recavo in omaggio alcuna offerta di cibo mi hanno trillato stizziti, cercando di farmi sentire in colpa.
Come animali da compagnia, pare che i lorichetti domestici siano dei gran giocherelloni, sempre pronti a divertirsi con voi. E la cosa non mi stupisce assolutamente!
Lo storno triste / Maina comune
Eccoci all’ultimo degli uccelli australiani di oggi. Lo storno triste, un uccelletto marrone e nero (Indian Myna / Common Myna), in certe aree d’Australia è ancora più diffuso del lorichetto arcobaleno. In italiano è anche detto Maina, come il pandoro, ma a differenza di quest’ultimo è più che altro un mai-‘na-gioia.
Il latente razzismo degli australiani infatti ama applicarsi anche agli uccelli, come dimostra il fatto che la gente, quando parla di questi storni, sottolinea sempre e in primis il fatto che siano una specie importata da fuori dall’uomo, e non indigena.
Uno storno dannoso malgré lui
In effetti questi volatili furono introdotti per la prima volta dall’Asia sulla East Coast in poche decine di esemplari, per questioni di catena alimentare legate ai raccolti (avrebbero dovuto mangiarsi certe cavallette infestanti), ma la situazione è sfuggita completamente di mano. Astutissimi, si sono moltiplicati a un ritmo vertiginoso, adattandosi fin troppo bene, scacciando uccelli preesistenti, rubando loro il cibo e gli spazi per nidificare. Stanno sballando una serie di equilibri naturali e non si sa come venirne a capo; in alcune zone si è provato pure con lo sterminio (!), senza risultati.
Li amavo molto, e ci sono rimasta male nel venire a sapere che qui sono considerati non solo un pest, ma addirittura il più grosso problema ambientale del continente (il che francamente la dice lunga sul distorto senso ecologico australiano. Tornerò sull’argomento). Ma segretamente li stimo, perché a loro non frega niente, vanno avanti per la loro strada e proliferano.
Concludo questa puntata sui mitici uccelli australiani evocando gli ultimi, ultimissimi classificati del mio concorso: i piccioni. Perché ahimé, gli inutili piccioni sono anche qui, a ricordarmi la vecchia Europa. Sad enough.
Elenco completo degli uccelli australiani trattati
Clicca sulle altre puntate per scoprire altri magnifici pennuti!
- Vol. 2: il kookaburra sghignazzante, la calopsitta, l’ibis, lo scricciolo azzurro splendente, l’emù;
- Vol. 3: la rosella, il casuario, la balia ventrerosa, l’uccello lira, il pellicano australiano;
- Vol. 4: il cigno nero, l’uccello beccaio pezzato, il piccione crestato, il tacchino di boscaglia australiano, il gufo ululante;
- Vol. 5: il giardiniere satinato, la beccaccia di mare orientale, il podargo strigoide, l’oca di Cape Barren, il pinguino imperatore;
- Vol. 6: la pavoncella mascherata, il pappagallo panciarancio, il germano del Pacifico, il perrochetto australiano (cocorita), il piccione dello spinifex;
- Vol. 7: il pappagallo ecletto, il pappagallo re australiano, il pappagallo della Principessa Alessandra.
[Post aggiornato il: 23/07/20]
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