Gli ospiti di oggi: emù, kookaburra sghignazzante, scricciolo azzurro, ibis bianco e calopsitta! Ossia altri cinque stupendi volatili australiani che quaggiù è possibile incontrare quotidianamente (o quasi). 🐦
Premessa: perché scrivere dell’emù o del kookaburra?
Come sempre quando la mia insofferenza per gli esseri umani è alle stelle, scriverò di creature di ordine superiore: le bestie.
Aspettando di trovare conferme empiriche del fatto che io sia un animale finito per sbaglio in un corpo di Homo Sapiens femmina, continuo a rimirare con invidia quadrupedi, pesci, volatili & Co., sognando di essere come loro e di poter liberamente grugnire, soffiare e starnazzare a fronte dell’ennesimo umano molesto.
Ecco dunque i pennuti di oggi!
L’emù
L’emù (in inglese emu senza accento), nonostante non sappia volare, è il più grande uccello d’Australia: la versione locale dello struzzo. Se ne sta pure sullo stemma nazionale del Paese, insieme al canguro!
È un bestione curioso e pacifico, poco sociale pur vivendo spesso in gruppi, nei quali però ognuno si fa i fatti propri. Meglio comunque non indisporlo: può arrivare ai due metri d’altezza e corre fino a 55km/h! In pratica la prossima volta che volete andare in tangenziale a comandare, potete comodamente farlo a dorso di emù, sempre che riusciate a salirci.
L’emù ama molto fare il bagno ed è un ottimo nuotatore. Ultimamente un gruppetto di emù è stato avvistato su una spiaggia della East Coast molto popolata da umani insieme ai quali, nonostante la mutua sorpresa iniziale, ha fatto il bagno e giocato a racchettoni a squadre, e nessuno si è scomposto (sulle spiagge si trovano persino canguri… Anche in questo caso l’emù non voleva essere da meno! È un emù, e giustamente emula).
Nonostante lo spirito giocoso, il maschio è anche assai responsabile: è lui infatti a prendersi cura dei piccoli!
L’emù è allevato per la carne, l’olio (!) e le piume. Ovvero non ce la facciamo proprio a lasciar stare qualche bestia.
Con quel suo collo sottilmente iridato e tendente al blu, con quelle piume grigio-nere che, come paillettes, risplendono così bene alla luce della luna, e con quell’aria di chi non accetta di venire servito per primo al ristorante, l’emù mi ricorda tanto un esemplare dell’alta borghesia primo-novecentesca, mentre viene travolta dai mutamenti sociali.
Il kookaburra sghignazzante
Veniamo ora all’uccello simbolo del continente australiano (spesso mascotte, totem, e protagonista di giochi e canzoncine, giunto persino a un nostrano Zecchino D’Oro), dal nome proveniente da una lingua aborigena oggi estinta: il kookaburra!
Cos’ha da sghignazzare, questo uccello tarchiato e dalla testa enorme rispetto al resto del corpo? Il kookaburra ha fatto sua una saggia legge di natura: invece di avere a che fare con il prossimo per qualunque motivo, è meglio tenerlo alla larga con intimidazioni vocali, e preservarsi da ogni rogna.
Il kookaburra sghignazzante dunque, per prevenire invece che curare qualsiasi accollo, si lancia nella sua famosa lunga risata satanica, rauca, territoriale e inconfondibile, gonfiando tutto il gozzo, disincentivando così chiunque dal prendere ogni iniziativa che lo coinvolga. Funziona, perché nessuno osa disturbarlo, anzi è un animale assai rispettato.
Anche dai figli: i primi nati della nidiata aiutano ossequiosamente i genitori (monogami per la vita) a mandare avanti la baracca e a difenderla. Tutto ciò fa molto profondo Sud dei bei tempi andati, mancano solo una lupara e un bel cartello “Difendi la Famiglia Tradizionale!”. E per scongiurare il sospetto se parenti = serpenti: il kookaburra, i serpenti, nel dubbio se li mangia!
Se mai incontrerete un kookaburra sghignazzante e deciderete di offrirgli del cibo, noterete una sua abitudine di caccia: una volta agguantata la preda con il becco, la sbatte per bene a terra, per assicurarsi che sia davvero morta!
Ecco il verso completo del kookaburra che ride:
Torniamo alla bellezza con:
L’opposto dell’emù: lo scricciolo azzurro splendente
Questo scricciolo blu graziosissimo, tondetto e dall’inconfondibile coda all’insù, è un’apparizione preziosa come un’epifania divina. Il nostro primo incontro (per fortuna avevo il binocolo per contemplarlo meglio, visto quanto è piccolo!) è avvenuto sul lungomare vicino casa, in una zona ancora selvatica. Saltellava vispo tra i cespugli, dove ama nascondersi.
In Australia questi scriccioli (tutti detti wren) sono di diversi tipi, diversi solo nel colore: i più diffusi sono lo splendid fairy-wren e il superb fairy-wren. C’è persino quello dalle ali viola!
Non ho alcun fact da raccontarvi sullo scricciolo azzurro, semplicemente perché per me è una creatura talmente fatata e magica che non ho nemmeno lo stimolo del ricercatore ad approfondire; mi limito a esclamare “Il fairy-wreeen!” indicandolo con occhi sognanti, la bocca aperta di meraviglia e la sensazione di avere improvvisamente in testa una coroncina e in mano una bacchetta magica, e che lui si stia trasformando nel mio principe per svolazzare insieme a me tra gli arcobaleni.
Questo discorso vale solo per gli esemplari maschi, perché le femmine sono di un colore molto meno brillante. La vita femminile in cui non ti devi tirare a lucido dev’essere un incanto.
Inoltre è noto che queste creaturine, forse per appagare la propria vanità, siano tutt’altro che monogame. Da alcuni studi è stato notato che una buona percentuale di nidiate sono frutto di padri diversi da quelli osservati normalmente accanto alle femmine!
Dopo tanta grazia e beltà, l’opposto:
Sfacciato come il kookaburra: l’ibis!
L’ibis presente in Australia è chiamato straw-necked ibis, o più amichevolmente “the bin chicken”.
Questo grosso uccello dal ricurvo becco nero, lungo e sottile, esiste per ricordarci dell’attrazione, non solo umana ma proprio universale, per il degrado.
Persino Ovidio, che stava sempre un passo avanti anche nel comporre invettive, se ne accorse quando in cerca di ispirazione per un poemetto insultante da dedicare a un ex amico, lo intitolò appunto L’Ibis, dalla passione popolare per l’abitudine di questo animale impuro di spulciarsi il didietro con il becco (d’altronde scommetto che se ci riusciste lo fareste anche voi).
Il che ci testimonia della trasversalità spazio-temporale, oltre che dell’insulto liberatorio, anche dell’ibis, che non esiste quindi solo oggigiorno, né solo in Australia. Down under però è chiamato con compiacimento “il polletto del cestino” (bin chicken, appunto) ed è un’icona locale, perché lo trovate abbondantemente nei prati e ovunque ci sia gente che banchetta. Ma soprattutto nei paraggi di cumuli di immondizia, in cerca di avanzi di cibo su cui avventarsi come un avvoltoio.
Per fortuna non frequenta Melbourne, dove vivo io, ma Sydney sì (e si è messo in mezzo mentre nutrivo amorevolmente i cacatua, quindi per me è un no); e anche tante altre zone, per la gioia dei netturbini, come testimonia la seguente canzoncina Aussie.
Nonostante le apparenze però, gli australiani amano a tal punto il suo monoespressivo e invadente razzolare, timorato di nulla, da averlo piazzato secondo classificato nell’Australian Bird of the Year 2017. Non capisco perché una figura del genere dovrebbe attrarre, ma siamo pur sempre a testa in giù.
Adorabilità pura: la calopsitta
Questa bestiola (cockatiel) color giallo diluito e grigio, dagli occhietti buoni con i suoi due pomellini rossi alla Heidi, vince il premio speciale nella mia classifica dell’adorabilità.
Quando i mali del mondo mi assalgono, penso al “mio” Smoothie e un guizzo di gioia sconclusionata ricompare al mio orizzonte.
Da lui vado a fare la mia pet therapy nella voliera dell’orto di quartiere: tra fringuelli, quaglie lamentose, pappagallini di ogni tipo che se ne stanno appartati e diffidenti, Smoothie è l’unico esemplare di calopsitta, nonché l’unico che mi riconosce e mi fa le feste, svolazza sovreccitato al mio apparire e mi mordicchia le dita, soprattutto quando non mi sono lavata le mani dopo pranzo; per poi passare a rimirarsi felice nel suo specchietto fissato nella voliera e avvicinarsi di nuovo con la crestina tutta appuntita di curiosità.
Sta imparando a duettare con me (con un “cip!” a tempo, nelle pause della canzoncina che gli fischietto) e ieri gli ho mostrato come si gioca a “peekaboo!”, lasciandolo interdetto ma già chiaramente intrigato.
Per tutti questi motivi, la calopsitta (ufficialmente, parte della famiglia dei cacatua, avendo come loro una crestina erettile) è uno degli uccellini più addomesticabili, nonché più scelti e amati nelle case degli australiani.
Sa imparare parole e tricks; può innamorarsi di voi e vedervi come l’altra metà della mela, e mordervi indispettito se non rispondete alla sua corte; ma in mancanza di colpo di fulmine umano potrebbe anche fissarsi su un oggetto inanimato e flirtare con lui, e attaccarvi se glielo togliete per dispetto (ma se ci provate vi segnalo alla LIPU locale).
La puntata di oggi termina qui. Evocherò giusto un ultimo uccello che, a differenza di quelli sopracitati, è odiatissimo: il gabbiano. Il gabbiano australiano è come tutti gli altri gabbiani del mondo, ma quaggiù, forse per il diverso magnetismo terrestre, è più accurato. Ovunque vi troviate, vi localizzerà e, dall’alto della sua spocchia, ve la farà addosso. Fact.
VAI ALLE ALTRE PUNTATE DI REAL BADASSES 🐦
• Vol. 1, l’inizio: la gazza australiana, il cacatua ciuffo giallo, il piccolo pinguino blu, il lorichetto arcobaleno, lo storno triste.
• Vol. 3: la rosella, il casuario, la balia ventrerosa, l’uccello lira, il pellicano australiano.
• Vol. 4: il cigno nero, l’uccello beccaio pezzato, il piccione crestato, il tacchino di boscaglia australiano, il gufo ululante.
• Vol. 5: il giardiniere satinato, la beccaccia di mare orientale, il podargo strigoide, l’oca di Cape Barren, il pinguino imperatore.
• Vol. 6: la pavoncella mascherata, il pappagallo panciarancio, il germano del pacifico, la cocorita, il piccione dello spinifex.
• Vol. 7, speciale pappagalli: il pappagallo ecletto, il pappagallo re australiano, il pappagallo della Principessa Alessandra.
Ti è piaciuto questo post?
Segui Lucy the Wombat su Facebook!
Iscriviti qui sotto per ricevere i nuovi post via e-mail (il tuo indirizzo verrà utilizzato automaticamente solo per questo scopo).
Grazie e buona lettura! 🙂
Lascia un commento