Natale in Australia: forse non tutti sanno che si festeggia due volte, di cui una a luglio, e che entrambe rasentano l’abominio! 🙂
[Ultimo aggiornamento: dicembre 2022]
Lo spirito natalizio australiano, questo sconosciuto
“Wow, farai il Natale in spiaggia!”, sorridevano gli amici del Vecchio Mondo prima che mi trasferissi quaggiù, al momento dei saluti e baci. Il loro tono era collocabile esattamente (volutamente?) a metà strada tra l’invidia bruciante e un ilare compatimento, sicché non ero riuscita a trarre alcun indizio sulla misteriosa esperienza che mi aspettava al varco.
Confesso che, ormai da diversi anni, io e lo spirito del Natale ci siamo un po’ persi di vista. Ciononostante, avevo osato sperare che il serpeggiante senso di diffidenza che provavo all’idea delle feste natalizie estive si sarebbe squagliato al sole, proprio come il mio animo alla prima visione di un koala. E invece.
Innanzitutto, le conferme. Appena arrivata a Melbourne, ho avuto la prova inconfutabile del fatto che questo continente non è segretamente situato in un capannone sotto copertura a Busto Arsizio, come i perspicaci terrapiattisti vorrebbero farci credere. La terra deve per forza essere tonda, se da questo mio lato della sfera a luglio è inverno, e la mia piantina di basilico per la pizza appassisce.
Man mano che si avvicina dicembre, le giornate si allungano, e i negozi sostituiscono le ampie felpone anni ’90 con i top fluo da annodare sopra l’ombelico. Le vetrine si riempiono di teli mare a forma di anguria, fenicotteri galleggianti e affini. Le infradito ci sono già: quelle sono istituzionali tutto l’anno, vai a capire perché.
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Quando poi arrivano i giorni in cui, nello stesso momento, nella bella Milano ci si imbacucca per Sant’Ambrogio, qui si è costretti a prendere atto non solo delle stagioni invertite, ma anche del terrificante corollario: il Natale in Australia in estate. Oh my. Timore e trepidazione, come per l’arrivo di un’attesissima commedia inaugurale. Il mio film di Natale si è rivelato di un genere misto, tra un cinepanettone che non fa ridere e un horror che non fa orrore. Una favola.
Ma facciamo un passo indietro.
L’invernale Natale in Australia… a luglio
In realtà il Natale in Australia, in un certo senso, è doppio. Un fenomeno che si tenta di insabbiare agli occhi dell’intero emisfero settentrionale è infatti quello, per me assai mesto ma molto atteso dalla gente del posto, dello sgargiante Christmas in July, in vigore, dicono, dagli anni Ottanta. Ciò grazie a qualche expat europeo (irlandese, parrebbe) che presumibilmente sentiva che sarebbe impazzito se non avesse trovato il modo di celebrare la propria festività preferita al freddo, come Babbo Natale comanda.
Natale in Australia: tradizioni al contrario
Ho scoperto questa storiaccia all’inizio di luglio 2017, appena atterrata quaggiù. Mi sono quasi subito scontrata con quel paio di settimane in cui per le strade australiane invernali compaiono festoni, luci natalizie, renne gonfiabili dall’aria arguta, piste di pattinaggio su ghiaccio con slittini a forma di foca, posticci pupazzi di neve dalle braccia fatte con rametti di eucalipto, e altre sberluscenti amenità festive. In luglio.
Luglio è anche il periodo in cui vale la pena tenere accesa la TV anche solo per assistere ai mille spot pubblicitari natalizi. Il mio preferito rimarrà per sempre il seguente:
Salotto borghese addobbato a festa. Due giovani sposini, con i maglioncini e gli sciarpini coordinati, si scambiano i pacchetti davanti all’albero.
Lui dona a lei una fumante pizza pronta, di quelle surgelate, condita con dadini di prosciutto e ananas. Lei squittisce grata “Oh! Proprio quello che volevo!”.
Dlin-dlin-dliin, frizzante stella cometa, abbracci, marca in sovrimpressione dal cacofonico nome finto italiano, fine della pubblicità.
Riprende il film: “Mamma, ho perso l’aereo!”.
In luglio.
Per i desiderosi di regali stagionali ultrachic, in tv ammiccano i set da sci di Aldi e i cofanetti-coupon per prenotare il rifugio alpino della settimana bianca. Qui nel Victoria infatti ci sono anche le montagne ed è molto trendy andare a sciare, mica pizze e fichi – o sì, volendo anche quelle!
Il vero Natale in Australia, come si festeggia?
Ma oltrepassiamo il Natale tarocco e veniamo a quello autentico, o almeno a come l’ho vissuto la mia prima volta (cioè prima con sconcerto, e poi con urla soffocate di orrore).
Cosa si fa alla Vigilia
Il 24 dicembre, mi sono spinta insieme alla mia dolce metà fino a Federation Square, il cuore pulsante di Melbourne. Volevo giusto curiosare antropologicamente, simulando un senso di partecipazione all’aria festiva. L’importante era stare alla larga dai Carols by candlelight, loschi raduni di quartiere per cantare tutti insieme appassionatamente canzoni di Natale, brandendo fiduciosamente candele.
Non vi dico l’avvilimento nell’osservare il grosso abete centrale addobbato, i tronchi degli alberi rivestiti da grembiulini di lana con i fiocchi di neve ricamati, le ghirlande fatte di Christmas bush (un arbusto locale dalle bacche rosse), le photo opportunities con Babbo Natale dentro a una palla di neve finta… Il tutto in pantaloncini e alla luce del giorno, perché alle otto di sera il buio ancora non era calato. Certo, tutto esotico, ma… Esotico come la pizza all’ananas.
In confronto sono molto più natalizi i pinguini del molo di St Kilda, i quali però vivono lì tutto l’anno e di sicuro hanno altro a cui pensare.
Cosa si fa il giorno di Natale
Il 25 dicembre, in mancanza di amici o parenti in loco con cui condividere l’appuntamento, io e A. ci siamo sistemati con circospezione su una tranquilla spiaggetta non troppo distante da casa. Eavamo armati dello stesso stoicismo misto a curiosità degli esploratori, dell’imprescindibile crema solare onde evitare un allegro cancro di Natale, e di una sorridente borsa termica ben fornita di crudità, tramezzini al salmone, dolciumi, birre e spumante.
Se già così appare tutto alquanto desolante, immaginate l’afflizione nel realizzare che l’acqua del mare, alla faccia del nuovo bikini e della voglia di sguazzare come in uno spot dei gelati Sammontana, era fredda come il cuore di un pupazzo di neve (magari ne avessimo avuto uno vero, anziché i simulacri di sabbia!). Impossibile dunque fare il bagno. Impossibile altresì prendere beatamente il sole senza volare via col vento del litorale. Impensabile, anche volendo, fare surfing – perché Melbourne sorge su una baia, e nelle baie, notoriamente, le onde oceaniche non arrivano. Erano appagate solo le intrepide, lontane sagome umane su nel cielo, in parapendio, lontane dalla contingenza terrestre, marina e soprattutto natalizia.
Quanto a me, se mai un giorno pubblicherò qui una mia foto, sceglierò quella in cui sto in piedi sul bagnasciuga, affranta nonostante gli occhiali da sole fashion e il cappellino rosso di Babbo Natale con il pon-pon, l’alluce intinto nell’acqua gelata e una smorfia interpretabile come “Dove ho sbagliato?!?”. Il tutto avvolta nella mia copertina di Spiderman, portata “just in case” per proteggermi dal vento, e a tanto così ugualmente dal battere i denti.
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Cosa fanno gli australiani veri a Natale
Ogni anno, la stessa infausta sorte è condivisa da diverse categorie di persone (altri immigrati stranieri, turisti, asociali). Intanto, nelle proprie casette addobbate (taaanto addobbate, nella speranza di aggiudicarsi il primo premio nel concorso tra vicini di casa), gli australiani sfornano felici tacchini ripieni, prosciutti in crosta e il solito, originalissimo Christmas pudding. Oppure siedono in giardino nel gazebo o a bordo piscina – per chi ce l’ha – gustando il sempre più diffuso barbecue (“barby“) di gamberoni accompagnati dalle salse più impensabili, e lanciandosi gavettoni al posto delle palle di neve. Comunque pare che si divertano molto in questa loro ignara, beata normalità.
Chi si entusiasma un po’ meno sono i valorosi pompieri delle aride zone più al Nord, che passano la giornata a domare incendi: la stagione caldissima è anche quella dei bushfires, che nemmeno l’indulgenza natalizia riesce a placare. Una ragione di per sé sufficiente per diventare fan del calendario annuale degli Australian Firefighters, nel quale questi eroi impavidi si accompagnano, discinti per il bene della beneficenza, ai più iconici animali locali come koala, vombati e serpenti.
Natale in Australia: e dopo?
E il giorno dopo? Tutti (tranne me, s’intende) al Boxing Day! Il Santo Stefano locale è forse ancora più atteso del Natale stesso: iniziano trionfalmente i saldi! E poiché gli australiani hanno soldi, vogliono disperatamente spenderli e sono pure in vacanza, vi lascio immaginare cosa succede nei negozi del centro. Se fossi il bacillo dell’antrace e dovessi scegliere dove diffondermi più in fretta, probabilmente inizierei proprio da lì. E meno male che la lontana origine della celebrazione risiedeva nell’acquistare tutti qualcosa (“Boxing” da “box“, la scatola che conteneva il dono) da dare in beneficenza!
Almeno, a Sydney, non solo gli abitanti riescono a surfare, ma il 26 dicembre si godono anche la spettacolare partenza della Sydney-Hobart, l’impervia regata che termina l’ultimo dell’anno nella bella Hobart del mio cuore, in Tasmania.
A Melbourne, invece, l’evento imperdibile del giorno oltre all’apertura dei saldi è il Boxing Day Test Match. Trattasi dell’attesissimo appuntamento fisso con la partita della nazionale di… cricket. Cricket! Da urlo, proprio. Di orrore.
Pronti!
Stavolta nel prepararmi al Natale In Australia ho investito più accuratezza e meno aspettative. Ho comprato, con due mesi di anticipo nel terrore di rimanere senza, un pandoro e un panettone (io e A. non troveremo mai un accordo di mediazione familiare sulla scelta dell’Eletto, quindi siamo soliti accogliere entrambe le creature sulla nostra tavola); ma soprattutto ho preso a frequentare per tempo una palestra australiana. Speravo che un accadimento così anomalo e improbabile nello spazio-tempo portasse il dio Apollo a eclissarsi attonito lasciando comparire la neve; ma non mi sembra che stia funzionando. Però almeno ne gioverà la prova costume. Utilissima.
Si finirà probabilmente a un Christmas cinema, il cinema all’aperto stagionale, più che altro per l’emozione di gustare una birra distesi sotto le stelle. Necessità non rimandabile, perché subito dopo il 25, per il resto dell’estate, scatta il divieto di alcolici in spiaggia. E conoscendo un po’ gli australiani, forse è un bene.
In ogni caso, una cosa è certa: se il Natale in Australia merita il (mio) pollice verso, il primo dell’anno sul lungomare invece, con la pressione di molti meno modelli tradizionali con cui competere e un’atmosfera completamente distesa e rilassata, è qualcosa di strepitoso. Musica ovunque fino in spiaggia, birre fresche nei bar all’aperto e tanta gente allegra in giro in pareo, sorrisi e leggerezza… L’anno scorso è stato talmente bello che ho persino perdonato lo sgarro del Natale.
Ora sapete per quando conviene prenotare per venire in viaggio down under!
Mai, comunque, avrei pensato di ringraziare il fatto di non possedere un forte spirito natalizio. Infatti, in caso contrario, vista la situazione il mio cuore avrebbe rischiato di spezzarsi.
O forse il mio cuore è un po’ spezzato di suo, e proprio per questo lo spirito natalizio si tiene alla larga?
Meglio non indagare.
Slow Christmas
Lucy rallenta un po’ il ritmo in questi giorni pre- e post-natalizi. Andrò a esplorare un’altra parte della mia amata Tasmania, tornando giusto in tempo per godermi un altro mirabolante Natale.
Ci vediamo su Facebook!
Buone feste a tutti e, come sempre, mille grazie per essere passati di qui. ❤
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Grazie e buona lettura! 🙂
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