Oggi la nostra rubrica ornitologica ospita altri pennuti prodigiosi: l’uccello giardiniere satinato, la civetta ululante, il podargo strigoide, l’oca di Cape Barren e il pinguino imperatore!
Premessa. Perché un uccello giardiniere o una civetta ululante sono interessanti?
Perché sono australiani, e in quanto tali pazzi e imprevedibili! Scoprirete da voi quali sono i loro talenti, parola di chi scrive dal futuro (8 ore di fuso in più rispetto all’Europa sono comunque qualcosa, no?)!
Inoltre oggi vorrei festeggiare quell’inatteso guizzo di gioia dovuto alla mia prima esposizione al sole della novella primavera. Perciò parlerò di cose che amo. Iniziamo!🐦
L’uccello giardiniere satinato
Se ormai molti umani rimorchiano solo sui siti di incontri senza troppi preamboli, in natura c’è ancora chi fa le cose con metodo. L’uccello giardiniere esiste in tante varietà, sia in Australia che nella vicina Nuova Guinea, ma qui ci concentreremo su una di quelle più comuni: il giardiniere satinato (satin bowerbird).
Mettendo insieme tanti rametti, questo ingegnoso animale costruisce con perizia una specie di piccolo pergolato, e poi decora tutto intorno con oggetti che spiccano per un solo colore: il blu. Con il tempo, la sua aiuola si tramuta quindi in una bancarella di oggettini blu: fiori blu, piume blu, ma anche oggetti trovati di plastica o di metallo, come tappi di bottiglie, cannucce (il che comunque non vi autorizza a disperderne in giro!)… L’importante, se non fosse chiaro, è che siano blu. Se sono abbastanza numerosi e abbastanza blu, la femmina si avvicina al nido, incuriosita, posandosi sul pergolato ed esaminandolo; al che, il giardiniere satinato si esibisce in un balletto e in vocalizzi, per dar prova di non puntare tutto soltanto sulle cose materiali.
Se non ci sono imprevisti, allora lei gli si concede, memore del jingle d’antan “Blu blu blu, mi piaci tu!”. Contenti loro, contenti tutti! Ma è anche possibile che qualche altro maschio arrivi a sabotare il pergolato faticosamente costruito. Sono frequenti i giardinieri che si rubano gli attrezzi blu tra loro!
La civetta ululante
In inglese questo pennuto è noto come barking owl, la civetta che abbaia: non è un modo di dire! La civetta ululante abbaia davvero, fa woof-woof, l’ho sentito con le mie orecchie. E pare che quando non abbaia, faccia un verso che si direbbe l’urlo di una donna seviziata, e infatti è anche detta the screaming lady (ma questo suono, molto più raro, per fortuna non l’ho sentito con le mie orecchie). Ah, l’Australia! Gli Aborigeni credevano che quel suo richiamo appartenesse al Bunyip, il mostro gigante di cui parlavo qui.
Ma… Gufo o civetta? La domanda è legittima perché owl in inglese indica entrambi gli animali. Questo però non ha i tipici ciuffi che partono dagli occhi, propri solo dei gufi; perciò si tratta di una civetta.
La nostra civetta ululante ha l’iride giallo ed è incredibilmente espressiva: quando vi nota fa un sacco di facce distorte e inquietanti, contro l’immaginario tradizionale che vede questo animale come un’enigmatica Sfinge degli uccelli. Quando ci siamo osservati, in un parco faunistico, non ho capito se si sentisse Jim Carrey o se la stesse cogliendo un infarto.
La civetta ululante nidifica nelle cavità dei tronchi di alberi non meno antichi di 150-200 anni, il che sta diventando un problema, perché tra un incendio e una deforestazione non ne rimangono più molte, e scarseggia pure il loro cibo.
La civetta ululante comunque mangia tutto ciò che come dimensioni va dalla sua taglia in giù. Ergo, occhio alle vacanze in Australia con bambini di pochi mesi! In qualunque caso, lei farà sempre woof-woof, e il suo compagno accorrerà per cena, qualunque sia il menù, con un più baritonale eppur delicato wooof, wooof di riconoscenza.
Astuto come l’uccello giardiniere: il podargo strigoide
Tozzo rapace dall’aria scontrosa, spesso confuso con un gufo, il podargo strigoide (tawny frogmouth) non è però altrettanto abile nel volo e nella caccia. Possiede infatti ali e zampe meno sviluppate degli amici gufi, noti predatori e speculatori.
Questo pennuto ha realizzato che senza una particolare prestanza fisica né intellettiva, la tattica migliore non solo per procacciarsi il cibo, ma da adottare come stile di vita integrale, è la mimetizzazione.
Vuoi evitare accolli di qualsiasi tipo, ma manchi di indole aggressiva e rifiuti comportamenti intimidatori (arte di cui invece è maestro il kookaburra)? Mimetizzati! Alcuni umani la chiamiamo tecnica del sasso grigio (io ne sono grande fan, funziona!), secondo la quale la strategia più economica per evitare interazioni moleste è, appunto, mostrarsi interessante agli occhi altrui né più né meno di un inutile sasso grigio. Il podargo strigoide dunque si appollaia sul suo albero, si tramuta in un ramo secco e vive una vita lunga e tranquilla, in legame di indissolubile monogamia con il primo esemplare con cui si accoppia. Innamorati e indisturbati, what else?
L’oca di Cape Barren
Con l’oca di Cape Barren abbiamo un inconfondibile tipo di oca, grossa, grigia e con un sorprendente becco giallo fluo; in questa sua mise si adatta perfettamente alla moda australiana tamarra rimasta immobile agli anni ’90.
Se siete fortunati e vi trovate nel Sud del continente in inverno, ne vedrete circolare numerose coppie in compagnia dei loro quattro o cinque pulcini, impegnate a spulciare i terreni erbosi alla ricerca di cibo da dissotterrare. Gli agricoltori le odiano per questo!
In particolare, queste oche decorano i pendii – e pure le strade asfaltate – di quel paradiso naturale che è Phillip Island (il mio reportage qui!), per la gioia dei numerosi turisti che possono ammirarle nelle casette appositamente costruite per loro in riva al mare.
Ecco, una placida oca di Phillip Island con bungalow personale vista mare rappresenta una più che valida opzione per una futura reincarnazione. Nel caso vogliate appuntarvela sulla vostra lista di vite ulteriori da sperimentare.
Il pinguino imperatore (c’è il trucco!)
In quanto residente dell’Antartide, il più grosso tra i pinguini è un po’ australiano, se vogliamo far finta di riconoscere come legittime le rivendicazioni territoriali sul continente ghiacciato avanzate da sette Paesi: Australia, appunto (la prima, per ampiezza di territorio), e poi Argentina, Cile, Regno Unito, Norvegia (che presumo abbia confuso i poli), Nuova Zelanda e Francia (che più di tutti ci crede, vabbè). Insomma, niente passaporto per il pinguinone, ma la consuetudine geopolitica ci spinge a ritenere che abbia pur sempre una nazionalità (o sette, fate voi).
Sospetto che il pinguino imperatore guardi agli altri pinguini sparsi in giro per il mondo alla stregua di quegli italiani che sognano di emigrare ma, non potendo, allora affermano con orgoglio “Noi restiamo qui a lottare!”. Chi più di lui, infatti, resiste alle intemperie, al logorio, all’inospitalità, alle condizioni accanitamente avverse? Io dico che farebbe meglio a ripensarci e a fare le valigie, che si vive una volta sola; tanto tra un po’ dovrà farle comunque perché, se a noi italiani crollano i ponti, a lui si sta pian piano squagliando casa, tanto vale adattarsi sin da ora. Un tratto caratteriale ammirevole però nobilita il pingue imperatore: a differenza nostra, lui anche nella sfiga mantiene intatta la coesione sociale. Non si è mai visto un pinguino hater o troll, altro che divide et impera. Chapeau!
VAI ALLE ALTRE PUNTATE DI REAL BADASSES! 🐦
• Vol. 1, l’inizio: la gazza australiana, il cacatua ciuffo giallo, il piccolo pinguino blu, il lorichetto arcobaleno, lo storno triste.
• Vol. 2: l’emù, il kookaburra sghignazzante, lo scricciolo azzurro splendente, l’ibis, la calopsitta.
• Vol. 3: l’uccello lira, il casuario del Sud, la rosella, la balia ventrerosa, il pellicano australiano.
• Vol. 4: la beccaccia di mare orientale, il cigno nero, l’uccello beccaio pezzato, il tacchino di boscaglia australiano, il piccione crestato.
• Vol. 6: la pavoncella mascherata, il pappagallo panciarancio, il germano del pacifico, lacocorita, il piccione dello spinifex.
• Vol. 7, speciale pappagalli: il pappagallo ecletto, il pappagallo re australiano, il pappagallo della Principessa Alessandra.
Ti è piaciuto questo post?
Segui Lucy the Wombat su Facebook!
Iscriviti qui sotto per ricevere i nuovi post via e-mail (il tuo indirizzo verrà utilizzato automaticamente solo per questo scopo).
Grazie e buona lettura! 🙂
Lascia un commento