Tutto sul koala, che rende il nostro mondo migliore
Benvenuti! In questa guida definitiva ai koala, insieme a virtuali effluvi benefici di eucalipto, troverete informazioni utili e curiosità prodigiose su:
- il meraviglioso fascolarto cinereo, spiegato bene
- come instillare il terrore del drop bear nei vostri amici in partenza per l’Australia
- celebrità: koala famosi!
- la figura della koalara
Partiamo dalla fine: la koalara. Sapete tutti cos’è una gattara. Invece, la koalara è colei che da quando vive in Australia ha letto di tutto per passione, e ora ammorba incessantemente i propri amici e conoscenti con aneddoti e stravaganze sui koala. E cioè sarei io. Piacere. E ora mettetevi comodi, e buona lettura!
Ultimo aggiornamento: dicembre 2022
L’adorabile nome scientifico del koala
A mia discolpa dirò: come si fa a non amare a priori delle bestiole chiamate anche orsetti koala (la traduzione più quotata della denominazione inglese koala bear la quale, benché erronea, ha attecchito nell’uso comune)? Come si può?
Il nome scientifico “Phascolarctos cinereus” significa:
– Dal greco: “Phascolos” = marsupio, tasca + “Arctos” = orso
– Dal latino: “Cinereus” = color cenere, grigio
Quindi: “Orso grigio con il marsupio”! 🙂
Ci avete mai provato a pronunciare “orsetti koala”? Fatelo, e sentirete il vostro tasso glicemico aumentare vertiginosamente, le endorfine sprigionarsi. Donne, provate a farlo ripetutamente in premestruo. Cercate di non piangere. Ed è gratis! 😉
Cos’è un koala, e cosa fa?
È un marsupiale arrampicatore dal doppio pollice opponibile, che vive nelle regioni dell’Est e del Sud–Est dell’Australia (quindi non in tutto il continente!).
Ha le impronte digitali, unico animale oltre ai primati.
In pratica mangia e dorme. È l’animale perfetto, e lo amerete anche voi, lo so.
Come vive il koala? Cosa mangia?
Il koala è l’unico animale in natura il cui cervello, secondo alcuni studi, pare essersi involuto invece di evolversi. E perché mai dovrebbe evolversi? È già perfetto così, a basso consumo energetico, classe A+!
Il suo cibo esclusivo sono le foglie di eucalipto, che risultano tossiche a tutti gli altri animali, dunque non ruba il cibo a nessuno e non deve competere; non inquina, anche perché il profumo di eucalipto (repellente naturale!) lo rende tra le bestie più pulite in natura. Persino la sua cacca odora di eucalipto, e posso garantirlo perché ho avuto diversi incontri ravvicinati con i koala.
Le foglie sono impegnative da masticare ma ancor di più da digerire, e nemmeno troppo nutrienti, quindi ne servono moltissime, almeno 500 grammi al giorno; e per avere l’energia per smaltirle il koala ha bisogno di dormire intorno alle diociotto-venti ore al giorno, sempre sugli alberi, perfettamente incastonato tra due o più rami e tutto appallottolato.
Le poche ore in cui sta sveglio sono generalmente notturne; di giorno al massimo si riscuote un attimo per darsi una grattatina o fare uno spuntino, tanto deve solo allungare il braccio.
Come e dove vedere un koala in Australia? Dove vive?
I nostri marsupiali si possono incontrare sia viaggiando da soli e in autonomia, sia durante una visita guidata. In questo post ho raccontato com’è andata la mia prima volta da sola (indizio: ho trasceso! ❤).
Per chi li cerca con un tour guidato, può sorprendere sapere che in certe compagnie, la prima guida del giorno che individua su quali alberi si trovino i vari koala ne comunica la posizione alle altre guide tramite GPS, cosicché anche i gruppi successivi possano localizzarli senza troppo sforzo. Questo perché, per i motivi di cui parleremo tra poco, gli esemplari sono sempre meno numerosi. Infatti, se ci si fa un’escursione nel bush nell’habitat dei koala, spesso o si dispone di guida esperta, oppure probabilmente, a meno di qualche colpo di fortuna, ci si dovrà attaccare all’eucalipto.
La nemesi malvagia: attenti al drop bear!
I drop bear, una di quelle leggende metropolitane australiane create per spaventare bambini e backpackers stranieri appena arrivati, sarebbero un po’ come i vampiri rispetto agli umani: e cioè una particolare specie di koala dai canini aguzzi alla Dracula, servitori del Male. Attaccano gli umani al loro passaggio nel bush, lanciandosi su di loro nel buio, emettendo un verso terrificante. Che burloni questi australiani!
Confesso di averci creduto, la prima volta che ne ho letto, per qualcosa come dieci o venti buoni secondi, prima di rinsavire con un sospiro di sollievo (perché se credevo al drop bear, alla successiva lettura di una fake news cosa mi avrebbe protetta dalle scie chimiche?). Ma torniamo ai koala normali.
Caratteristiche fisiche: come varia l’aspetto dei koala
I koala del nord sono più piccoli e chiari, mentre quelli del sud, giustamente, sono più grossi, pelosi e scuri, dal grigio tendono al marrone. In pratica, il corrispettivo locale, rispettivamente, dei finlandesi e dei calabresi.
Il loro petto è bianco e il naso è interamente nero, ma spesso possiede un motivo unico di macchioline rosa, che possono aiutare a identificare gli esemplari. E tutti i koala hanno il didietro di un bianco sporco, simile a una nuvoletta, per questioni di mimetismo: se guardati dal basso, si confondono con il cielo (nel caso in cui qualche malintenzionato decidesse di predarli da terra, che non si sa mai).
Inoltre il sedere del koala è duro, cartilaginoso, per far sì che non gli si addormentino le natiche vivendo praticamente seduto tra i rami.
Differenze di genere tra i koala
Il maschio
È più grosso, ha l’aria un po’ meno acuta (#sorrynotsorry) e una grossa fessura marrone verticale sul petto, che sarebbe una ghiandola ormonale. Vedrete quindi certi maschi sfregarsi il petto contro l’albero, per la stessa ragione con cui i cani ci fanno la pipì sopra. La grandezza della loro ghiandola è un po’ com’è per gli uomini… sì, quello, e ci dà anche un’idea della loro età.
La femmina
Ha il musino più affinato e il petto bianco bianco, soffice, che sembra fatto apposta per farci i grattini (e invece col cavolo che potete farglieli, a meno che non siate una zookeeper che la conosce da tempo… altrimenti è pericoloso, vi graffierà!); e l’aria saggia di chi ha sempre tutto chiaro.
Cuccioli di koala
I cuccioli (joeys), alla nascita non più grandi di un fagiolino, passano i primi otto-nove mesi nel marsupio, succhiando il latte da uno dei due capezzoli della madre e nutrendosi di una sostanza derivata dalle sue feci (!), la pap, una sbobba piena di enzimi e sostanze nutritive che abitua l’organismo alle tossine delle foglie.
Passato questo periodo, escono dal comfort marsupiale e si posizionano ben saldi sul dorso della madre per qualche altro mese, osservando il mondo e imparando, per poi diventare autonomi. Le sfide allora riguarderanno l’ottenere il permesso per farsi fare il piercing, e non cadere nel tunnel dei drop bear.
Etimologia aborigena: cosa significa “koala”?
La parola, in un’antica lingua aborigena, significa “no water”, cioè “niente acqua”. Il koala non beve direttamente, ma trae l’acqua dalle robuste foglie dell’eucalipto, il suo cibo esclusivo. Questa almeno è la teoria; la pratica è che, col caldo sempre più intollerabile che ci ritroviamo di anno in anno, esiste tutta una sezione di Youtube in cui si vedono ciclisti della domenica che incontrano koala sulla loro strada e li abbeverano delicatamente dalla loro bottiglietta d’acqua. Gli orsetti la prosciugano accuratamente, evitando così di crepare di sete.
A questo bisogna aggiungere due cose che non sa quasi nessuno:
- Bisogna stare molto attenti a fare bere un koala dalla vostra bottiglia: la sua testa non deve mai alzarsi, o l’animale rischia seriamente di riempirsi i polmoni d’acqua e di morire per annegamento secondario. Occorre versare l’acqua in una ciotola e lasciare che lui beva da lì, chinandosi.
- In realtà il koala beve: gli studi più recenti hanno scoperto che, dopo la pioggia, la bestiola ama leccare sistematicamente il tronco e i rami dell’albero su cui si trova, con il preciso scopo di dissetarsi.
Sempre a proposito di acqua:
Come essere utili ai koala
In generale, per chi abita abbastanza lontano dai centri urbani perché ci sia abbondanza di fauna selvatica (quindi non poi così distante dai grossi agglomerati: qui a Melbourne gli opossum scorrazzano in centro città!), d’estate è buona norma lasciare fuori casa una ciotola piena d’acqua fresca. Messa in bella vista, servirà a dissetare l’occasionale creatura che passi di lì, o che vi sia spinta appositamente in cerca di idratazione. Ma ancora più importante: non lasciate i cani liberi in zona koala!
Rischi e minacce dei koala
Gli attacchi da parte dei cani e del bestiame sono per loro tra le principali cause di morte. Le altre consistono nel disboscamento (@#&§%!!!), nelle automobili (ricordate: se vedete un koala steso sul ciglio della strada, benché per lui sia troppo tardi, fermatevi a controllare che non porti nel marsupio un cucciolo, che può essere salvato!), e nella clamidia. Già, perché le malattie toccano anche a loro. Si trasmettono la clamidia esattamente come gli umani, anzi di più: possono infettarsi fino a morirne. Mestizia.
Spesso si beccano la congiuntivite come conseguenza dello stress di un trauma (se magari la loro mamma è stata investita, o la loro casa demolita da una ruspa), o di un’altro malanno o ferita concomitante. In questi casi, alcuni koala ne ricavano occhi talmente rossi e iniettati di sangue da instillare qualche sospetto su una possibile esistenza reale del drop bear.
Contro le malattie dei koala: i santuari
Un koala in alto, sul suo albero, è sinonimo di salute. Se invece ne incontrate uno a terra, che sembra sedere fermo e interdetto, oppure arrampicato su un qualunque oggetto verticale che però non sia un albero (pali della luce e simili) significa che ha bisogno di aiuto, perché si è perso, o ha sete, o è malato. Conviene allora googlare il numero di qualche rifugio, parco faunistico o santuario della zona e segnalare l’animale.
Questi centri si basano su una fitta rete di volontari, per cui tendenzialmente ci sarà qualche anima pia che risiede nell’area in cui vi trovate e che acconsentirà a passare a recuperare la creatura per portarla a fare un check-up completo da un veterinario, o magari proprio in una struttura specializzata in koala.
Apprendimento. Il koala può imparare?
Una cosa buffa è che con quel suo cervellino piatto (lo è molto di più rispetto a quello degli altri marsupiali), al koala riesce difficile apprendere nuovi comportamenti. Se ad esempio in un santuario gli vengono servite delle foglie singole di eucalipto, pur freschissime, lui non capirà che può mangiarle e le ignorerà, a costo di morire di fame.
Allo stesso modo in cui l’orsetto lavatore ha bisogno di lavare cose, infatti, l’orsetto koala deve avere a disposizione tutto il ramo con le foglie ancora attaccate, per quel meccanismo innato che lo porta ad afferrarle, annusarle, decidere se quella specifica varietà è di suo gradimento, e solo allora addentarle. È per questo che negli zoo, e in generale nei parchi che ospitano koala, si vedono i guardiani entrare nei recinti alle ore pasti portando interi rami frondosi.
Rispondo in anticipo alla vostra domanda: no, non si può addestrare un koala! Impossibile. Non sarà mai domestico né addomesticabile. E meno male!
Koala che litigano: la lotta!
Una delle cose più strane che possano capitare è assistere alla lotta di due esemplari: se maschi, per il diritto di avvicinarsi alle femmine (solo per l’accoppiamento, poi ognuno a casa propria), oppure, indipendentemente dal loro sesso, per scegliere per primi su quale eucalipto insediarsi.
I rami infatti sono come le stanze di una casa, che nel suo intero è formata da più alberi vicini. Ogni tanto il koala si sporge da uno all’altro, e con un insospettabile balzo rapido e un “pic!” ben calibrato si sposta dal letto al divano.
Nessuno se lo aspetta, ma questi animaletti così sonnolenti, teneri e coccolosi a vedersi, al momento della lotta sfoderano una feroce aggressività. Si azzuffano e si accapigliano rantolando ai piedi di un tronco, avvinghiandosi insieme a formare un’unica pallotta rotolante, producendosi in versi raccapriccianti.
Vincitori e vinti… stanchezza permettendo
Chi vince sale sull’albero e grugnisce trionfante sfregandoci il petto per marcarlo; lo sconfitto rimane a struggersi a terra e piange, stridendo, e con la coda (virtuale) bassa cambia zona. I grossi artigli grazie a cui riescono a stare perennemente attaccati alla corteccia tornano quindi utili ai koala anche per la rissa!
Ma ci sono anche volte in cui, pur pieni di testosterone, sono semplicemente troppo stanchi e svogliati per combattere. Allora se ne restano fermi immobili, perplessi, guardandosi male, facendosi giusto “Meeehh!” nella speranza di scoraggiarsi a vicenda con al limite un paio di manate intimidatorie, e infatti non succede niente, finché, stufi, smettono la lite così come l’avevano iniziata. Problema risolto.
Parentela. Koala e vombati
Qual è l’animale più strettamente imparentato con il koala? Il vombato, proprio come Lucy, la mascotte di questo blog!
Prezzo: quanto costa un koala domestico?
Costare?!? Ne vorreste comprare uno? Ma se il koala è l’unico dei principali animali iconici australiani a non essere nemmeno raffigurato sulle monete. Sui dollari locali ci sono il canguro, l’ornitorinco, l’echidna, l’aborigeno (piazzato insieme agli animali con nonchalance, vabbè), ma niente orsetto koala. Lui è troppo puro per associarsi al vile danaro.
Ed eccoci alla fine! Spero di aver dimostrato che il koala è la creatura più magnifica dell’universo; che dovrebbe sedere su un trono fatto di tronco di eucalipto, al centro dei nove cieli concentrici danteschi, cinto da una candida rosa di beati marsupiali; e che la sua visione dovrebbe suscitare lo stesso effetto trascendente che fece al sommo Vate la visione della Santissima Trinità. Perché il koala non lo sa, ma con la sua esistenza ci nobilita tutti, move il sole e l’altre stelle.
Appendice: koala famosi e koala da adottare
Tanti diversi tipi di adorabilità
Per i più appassionati, eccovi dei ritrattini di tre celebri esemplari più uno, ossia la mia versione personale della candida rosa dei koala eterni e beati. Ognuno di essi vive in un diverso habitat, per darvi un’idea dei diversi luoghi e situazioni in cui potete trovarli.
La mia Santissima Trinità dei koala è composta da:
1) Imogen
Imogen è una principessina, la star del Symbio Wildlife Park, un enorme parco faunistico in zona Sydney. È la più bella, la più giovane, la più aggraziata, la più felice, e perciò la più famosa. Non si può non amarla, per quanto vi sforziate pur di sentirvi alternativi.
Anche la sua storia è dolcissima: è stata estratta prematuramente dal marsupio della madre, per far sì che potesse entrarci un altro cucciolo orfano, minuscolo e debole, che aveva maggiori probabilità di sopravvivere se “incubato” nel calore marsupiale. Lei quindi, ancora troppo piccola, si è trovata a doversi ambientare nel mondo esterno, tra le braccia dei suoi responsabili umani, copertine morbide, vaschette del frullatore e peluche dalle sue stesse fattezze. Se l’è cavata egregiamente e oggi non si impaurisce davanti a nulla, si inerpica persino sui cameraman scambiandoli per un tronco d’albero. Ignora completamente l’esistenza del male! (Quindi anche del Drop Bear).
Se soffrite di diabete, passate pure oltre il prossimo video. Persino La Repubblica ogni tanto sbatte Imogen in homepage nella colonna di destra, per acchiappare click profumando di esotismo, ed è sempre una mossa sicura.
2) Maxine
È la mia koala adottiva (a distanza eh, non è che ce l’ho in casa!). Vive libera in uno splendido posto noto come Koala Gardens at Tuckurimba, nel New South Wales, dal motto: WILD AND FREE.
La amo perché è come me, wild and free, selvatica, riflessiva e solitaria. Buona e docile quanto basta, ma pur sempre una che ama farsi delle gran padellate di fatti suoi. Persino quando le è nata la piccola Stella, è stata felice di svezzarla velocemente e farsela scendere presto dal dorso per mandarla a rendersi indipendente su altri rami. Roba da far vergognare certi canguri (se solo i canguri si vergognassero di qualcosa) che si tengono i piccoli dentro al marsupio finché non diventano così grandi che rischiano di rimanerci incastrati, come in questa foto,
similmente a certi genitori umani che vorrebbero far scendere i figli dal passeggino solo vedendoli pronti a riscuotere per loro la pensione. Ciò non toglie che avreste dovuto vedere gli occhietti fieri di Maxine nelle sue prime foto da mamma: soddisfatti e responsabili, come a dire “non disturbare, non vedi cosa sto facendo?” consapevole dell’importanza del compito. Una femmina a tutto tondo, conscia del suo valore, che non si fa mancare nessuna esperienza di vita senza mai rinunciare alla sua indipendenza. Una life coach!
EDIT: Maxine ha avuto un secondo cucciolo, un’altra femmina: Dewdrop, “goccia di rugiada!”, anche lei ovviamente morbidissima e meravigliosa. E poi un terzo, Max. La primogenita Stella ormai si vede di rado. Tende ad avventurarsi lontano dai suoi alberi originari, degna figlia di tale validissima madre.
3) Maree
Abita nel Port Stephens Koalas Hospital and Wildlife Preservation Centre, sempre nel New South Wales. La trovarono tramortita da un’auto, ancora viva ma con una lesione al nervo ottico che la rende cieca. E allora la mia dolce metà, letto tutto ciò, si è squagliato e l’ha subito voluta adottare a distanza (come raccontavo nel post su di lui).
Con quella sua disabilità che la rende ancora più vulnerabile, Maree è talmente adorabile che se Darth Fener l’avesse vista per tempo se la sarebbe adottata lui, con un tuonante “Iiiooo sono tuo padreee!”, e ci saremmo persi gli Episodi VI, VII e VIII di Star Wars perché ogni malvagità si sarebbe dissolta.
Questa bella signorina viene nutrita con foglie e pappine integrative che succhia dalla siringa alimentare, ma solo dopo avere indossato brava brava il suo bavaglino rosa (anche perché mica può opporsi). Rimarrà ospite a vita del sanctuary, dove ora riconosce ciascun guardiano dalla voce e dall’odore, poiché nonostante i tentativi di riabilitazione il suo danno ottico si è rivelato permanente.
Maree ama starsene a naso in su a sentire la brezza sul musetto, godendo dei profumi e dei suoni della natura. Forse per questo è sempre tranquillissima: i koala si stressano se un umano li fissa negli occhi!
A queste tre fantastiche femmine si aggiunge:
4) Clancy
Ho infatti deciso di istituire delle quote azzurre e includere anche un maschio, per una pseudo-par condicio. Anzi, nella mia infinita bontà lo posizionerò proprio sul trono di eucalipto al centro delle nove sfere celesti, in modo che quel suo grugnito testosteronico risuoni a monito infinito per tutto l’universo.
Clancy è un vigoroso esemplare di maschio alfa che abita nello You Yangs, una regione ad ovest di Melbourne. È stato il primo koala che ho visto libero in natura; dormicchiava talmente in alto che ho dovuto usare il binocolo, sentendomi importante perché ero tra i pochi del gruppo che se l’erano portato. Perché a furia di guardare i koala su Youtube, negli zoo e nei parchi faunistici, rischia di sfuggire il fatto che la realtà vera è proprio quella di Clancy, con i koala lassù in alto in alto, visibili a stento, pallottoline sonnecchianti.
Grazie!
Se siete arrivati a leggere fin qui, siete persone migliori, grazie per il vostro tempo! Andate in pace, amate e rispettate i koala, anche perché visto l’odierno andazzo non dureranno per sempre. Forse giusto fino al 2050, dicono.
(Se nel frattempo siete stati colti dall’urgenza di sapere come funziona l’incontro in the wild con un orsetto koala, lo trovate qui) ♦
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