La dose di pennuti di questa puntata di Badass Birds comprende: la beccaccia di mare orientale, il cigno nero, l’uccello beccaio pezzato, il tacchino di boscaglia australiano e il piccione crestato. Ma prima, vediamo perché meritano!
Premessa. Perché parlare di beccaccia di mare o cigno nero?
Semplice: perché qui in Australia non è che ci sia tanto da fare, per chi come me non ama il surf!
E perché quando mi sento sola, mi compare sempre qualcuna di queste bestie per un saluto veloce, simpatico quanto basta per farmi ristabilire la percezione del mondo a testa in giù come non proprio da buttar via.
Per chi avesse perso le puntate precedenti: va bene così, quegli uccelli lì e questi qui non sono parenti. Sono, però, egualmente esotici e altrettanto badass.
Cominciamo. 🐦
La beccaccia di mare orientale, scrutatrice di spiagge
Anche detta ostrichiere (oystercatcher), la beccaccia di mare sembrerebbe essere una fine estimatrice di ostriche; nella realtà, preferisce il risparmio senza qualità alla qualità senza risparmio, e banchetta con il prezioso mollusco solo raramente (voglio vedere voi, a trovarne). Perché sforzarsi, quando il bagnasciuga è pieno di altri frutti di mare?
È uno degli uccelli che ho visto per primi, perché vivo vicino al mare e lui è appunto un uccello marino, molto diffuso, amante di conchiglie e crostacei.
Con il suo lungo becco arancione con cui ravana tra i sassolini del bagnasciuga, la beccaccia di mare orientale si riconosce da lontano anche senza binocolo, e fa sembrare esperto anche il birdwatcher più in erba. Gli basterà avvistare la sua riconoscibile silhouette bianconera ed esclamare “Oh, un ostrichiere!” per un effetto assicurato. La mia dolce metà può garantire.
Questo pennuto dovrebbe stare simpatico anche per il solo fatto di sopportare quotidianamente i molestissimi gabbiani, oltre ai rifiuti che qualche nostro – ahimè – simile evita di buttare nel cestino.
Esiste in varie parti del mondo con pochissime differenze: perciò, a questo qui hanno aggiunto il titolo orientale. Sorge la domanda: dove si trovava il battezzatore, per definire l’Australia “Oriente”? Non indaghiamo.
Il cigno nero: Black is the new black
Questa scoperta mi ha lasciata di stucco: il cigno nero (che ha il becco rosso, e un trattino bianco sul becco che non ho ancora capito a cosa serva) è australiano. Lo è sempre stato, a mia insaputa!
In Europa è stato importato solo verso il Settecento; in Italia, i cigni neri sono tutti discendenti di esemplari scampati alla cattività, o volutamente liberati. Qui invece sono una maggioranza assai diffusa, insomma la situazione è capovolta, come tutto!
Il fatto che la nostra cultura ne faccia la nemesi del cigno bianco mi aveva dunque portata fuori strada. La fine che fa Natalie Portman in quel filmaccio, strizzata nel suo tutù nero scintillante di disagio, non aiuta a disfarsi dei pregiudizi.
Eppure nemmeno gli Aborigeni amavano il cigno nero, credendolo parente del Diavolo. Ma per beffa, oggi l’emblema della capitale d’Australia, Canberra, vede proprio due cigni, dove ovviamente quello bianco sarebbe il “nuovo” popolo giunto dal Vecchio Mondo, quello nero i cari Aborigeni!
Esiste persino una teoria degli eventi del cigno nero, che si occupa di quegli eventi spropositatamente imprevisti e di grande impatto collettivo, difficili da elaborare proprio perché non assomigliano a nient’altro, e che però riescono a far deviare la direzione della Storia. Un po’ come il mio Bataclan personale.
Il sugo della storia è che il cigno nero è come l’accollo: tutti vorrebbero sbolognarlo a qualcun altro, per di più non in virtù di un qualche negativo tratto caratteriale – poiché è una bestia tranquilla, e pure vegetariana! – ma giusto a causa del suo pigmento. Ora, non mi lancerò nella filippica che vi aspettate, di cui sono sicura che non avete bisogno, così come di una polemica antieurocentrismo. Dirò solo: finiamola. Il nero è un colore puro ed eterno, sta bene con tutto, snellisce, copre le macchie… insomma, per gli accolli sarebbe ora di passare all’arancione.
Dalla beccaccia di mare all’uccello beccaio pezzato: un macellaio canterino!
L’epiteto inglese – che poi è un nome – Butcherbird non rende giustizia a questo uccello dai grandi contrasti: è considerato un macellaio, sì, ma anche la voce più sublime dell’intera fauna ornitologica australiana. Persino più intonato della magpie. Una figura alla Jekill & Hyde, insomma.
Non appena cattura una preda, la sbatte tra due rami di un albero per incastrarcela, e poi la sventra col suo becco uncinato. Per mangiarla, s’intende; non come quando gli umani prendono la testa di una bestia e se la piazzano in salotto sopra al caminetto, nondimeno la scena risulta più che cruenta.
Allora, forse per ripulirsi dal senso di colpa, l’uccello beccaio pezzato si mette a modulare con una tale perfezione il suo canto flautato, che negli anni parecchi compositori, anche internazionali, hanno incorporato le sue note o ne hanno tratto ispirazione. Pare che esista persino un CD, “Absolute Bird”, basato sui canti solisti del butcherbird. Se poi il canto degli uccelli sia musica a tutti gli effetti, la domanda non fa che riportarmi con affetto a quel romanzo in cui ci si chiedeva se i replicanti sognassero pecore elettriche.
Curiosità: l’uccello beccaio pezzato trasloca ogni anno, in un nuovo nido costruito dalla femmina. Gli studiosi hanno trovato anche dei nidi non usati, ipotizzando che questo animale ami fare le cose per bene e quindi faccia pratica su alcuni nidi prima di costruirsi quello per viverci. Questa vorrei che la leggessero quei maschi umani che per principio non leggono mai le istruzioni! Così, sai mai.
Il tacchino di boscaglia australiano, il re dei tumuli
Questo pseudotacchino, che razzola liberamente nelle foreste o nelle zone umide (io l’ho incontrato nel pratino accanto a una spiaggia presa d’assalto dai frequentatori di un campionato di surfisti), è un ingegnere fenomenale. Per nidificare crea dei tumuli di terriccio, fogliame e altra materia organica, alti anche un metro e larghi fino a quattro (!), dentro i quali la temperatura calda e costante è prodotta dalla vegetazione in decomposizione. Ciò permette l’incubazione delle uova, che più femmine depongono nello stesso tumulo visto che c’è spazio, senza quindi bisogno di covarle tradizionalmente. Il maschio alfa sorveglia attentamente la situazione, e non appena si fa un po’ troppo caldo sbecchetta dei buchini dall’alto per far circolare un po’ d’aria, poi li ritappa col fogliame quando il termostato nel becco gli dice che è ok.
I piccoli stanno talmente bene che quando escono dal tumulo-incubatrice sono già sviluppati, con tutte le piume, e imparano a volare in poche ore. Mi stupisce che non si buttino direttamente in acqua a surfare.
Non è infrequente che questi uccelli installino il loro voluminoso nido nei giardini suburbani, anche privati; ma gli australiani non se la prendono più di tanto, sapendo che almeno ci saranno in giro meno insetti e rettili infestanti. In fondo sono abituati a ben altro (bestie killer di ogni tipo).
Più stiloso del cigno nero: il piccione crestato
Il piccione crestato (crested pigeon) è la prova vivente del fatto che le cose migliori bisogna andarsele a cercare altrove che nel mainstream.
Pensiamoci: su un pianeta dominato dall’inutile piccione grigio, in Australia esiste lo stupendo piccione crestato, discreto, marroncino-grigiolino, con una stilosissima crestina insieme punk ed elegante che sembra indossare malgré lui. Probabilmente ha studiato sia da meccanico che da esperto di scienze della comunicazione, e da un tale mix eterogeneo di saperi ha ricavato il suo atout: le penne truccate! Infatti è anche noto come il piccione dalle ali fischianti (whistle-winged).
Con l’evoluzione, due delle sue penne alari (una per lato) si sono assottigliate, in modo che allo sbattere improvviso delle ali per involarsi via da un pericolo, l’ottava penna lasciasse passare l’aria in una direzione tale da produrre un fischio d’allarme dall’inequivocabile significato di “Teliamo!” (perché ve l’ho detto che comunque è un po’ d’antan). Suono che, se prodotto dall’intero stormo, è più fragoroso dell’inconsistenza del governo italiano. Con questa pratica comunicazione non verbale e involontaria, i piccioni crestati possono fare a meno di sgolarsi o di installare dispositivi d’allarme portatili ordinati in un negozio online di Singapore, economici e malfunzionanti.
Raccontato così sembra facile, ma per accertarsene qualcuno ha dovuto catturare decine di piccioni, tagliar loro l’ottava penna (che sarebbe ricresciuta nella stagione successiva) e rilasciarli mandandoli a prendersi dei coccoloni in ambiente controllato. Tipo Dio con noi, chissà cosa voleva scoprire.
VAI ALLE ALTRE PUNTATE DI BADASS BIRDS! 🐦
• Vol. 1, l’inizio: la gazza australiana, il cacatua ciuffo giallo, il piccolo pinguino blu, il lorichetto arcobaleno, lo storno triste.
• Vol. 2: l’emù, il kookaburra sghignazzante, lo scricciolo azzurro splendente, l’ibis, la calopsitta.
• Vol. 3: l’uccello lira, il casuario del Sud, la rosella, la balia ventrerosa, il pellicano australiano.
• Vol. 5: l’uccello giardiniere satinato, la civetta ululante, il podargo strigoide, l’oca di Cape Barren, il pinguino imperatore.
• Vol. 6: la pavoncella mascherata, il pappagallo panciarancio, il germano del pacifico, lacocorita, il piccione dello spinifex.
• Vol. 7, speciale pappagalli: il pappagallo ecletto, il pappagallo re australiano, il pappagallo della Principessa Alessandra.
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