Dai mastodontici e terrificanti camion australiani in poi, su questo blog non poteva mancare una classifica delle figure più minacciose che si incontrano nel continente rosso. Altrimenti poi dite che l’ufficio del turismo Aussie mi paga per far sembrare tutto festoso, scintillante e completamente sensato.
In ordine crescente, eccovi dunque gli infausti incontri del mio primo anno e poco più trascorso down under.
Partiamo da mostri alquanto voluminosi.
#5: I camion australiani assassini (road train)
La versione locale dell’autotreno è più grossa. Più lunga. Più cattiva. Trasporta merci o materiali da costruzione, oppure legname fresco fresco di deforestazione. Ossia le ex-case dei koala, degli altri marsupiali arboricoli e degli uccelli. Anche chiamato road train proprio per via della sua misura, porta anche bestiame, di cui sorvolo sulle condizioni. Vi dico che si sta discutendo una legge che proibisca il trasporto in tir di animali verso mete troppo lontane, vista la disumanità (e disanimalità) di tale pratica.
In nessun caso i camion australiani assassini avranno riguardo della vostra piccola autovettura (anzi, media, che qui non esistono macchine piccole). Se non cederete loro la strada, vi falceranno via. Si dice che nelle strade deserte dell’outback, se per caso si avvista nel retrovisore uno di questi mastodonti, sia il caso proprio di accostare e lasciarlo passare, per non farsi travolgere dallo spostamento d’aria finendo in panne. Poi, se avete visto (e amato) Duel di Spielberg è tutto ancora peggio.
Il Guinness dei primati riporta che il più lungo tra i camion australiani da rimorchio mai comparso sulle strade di quaggiù fosse lungo più di un chilometro!
Per amor di par condicio, vi lascio una testimonianza d’amore per i road train, da parte di una conducente dell’outback.
#4: I panini in salsa Aussie
Come narravo qui, appena arrivata in Australia ho trascorso un periodo a fare la ragazzetta “Hi, how are you?”. Lavoravo cioè, per abituarmi allo sciagurato accento locale, sia in un chioschetto hipster incastrato tra i grattacieli, sia in una trattoria frequentata da giovani colletti bianchi e operai in pausa pranzo. Ho assemblato quintali di panini on demand e ne ho viste, anzi visti, di tutti i colori. Oh brother, carissimo concetto di abbinamento dei sapori, where art thou?
Quaggiù il cliente medio mira ad accatastare più ingredienti possibile, nello sprezzo delle papille gustative e delle proprietà nutrizionali. E ignaro del mio buon gusto italiano, nascosto da un sorriso tanto allegro quanto simulato.
I panini australiani di solito sono fatti con il pane a cassetta, di una farina a scelta, e hanno entrambi i lati interni con qualcosa spalmato sopra (burro/avocado/salsa di frutti rossi/Vegemite…), detto spread. Le minacciose creazioni sono poi farcite di un’accozzaglia casuale tra gli ingredienti a disposizione. Si tratta di mostri che si fanno divorare solo per divorarvi dall’interno.
Ancora mi perseguita il fantasma del multigrain sandwich con senape da una parte, avocado dall’altra, e dentro pollo in maionese, salmone affumicato, funghi, cetriolini, barbabietola (quella è ovunque!), peperoni arrostiti, sottiletta, e altri cibi a caso. Il tutto condito da una bella spruzzata di chilli mayo. Tostato, imbustato e take away.
#3: I freaks dei mezzi pubblici
Che l’Australia sia ferma agli anni Novanta l’ho già raccontato, e negli anni Novanta andavano forti le droghe pesanti tra gente povera e disagiata. Qui a Melbourne è pieno di siffatti junkies; e più in generale pare che la gente down under si annoi e che, per mancanza di stimoli e alternative, precipiti nel famigerato tunnel della droga.
Ho visto gente sedermi accanto sul tram con la siringa che usciva dal taschino come fosse un garofano rosso. Persone allucinate accasciarsi sugli scalini di uscita. Altre vaneggiare in preda al delirio da picco del trip…
Il problema è che questi deliri urlati, se da un lato mi fanno razionalmente dispiacere per certe situazioni di degrado personale e sociale, dall’altro mi riattivano all’istante il simpatico e dormiente PTSD. Tipo quella volta che quel tizio fricchettone normovestito farneticava invasato di morte e giudizi finali e società e bla bla bla, e ai piedi aveva un borsone lungo giusto quanto un fucile. Ah ah ah. Non vi dico.
#2: I rifiuti ingombranti non smaltibili (neanche da un road train)
Questo mostro raccapricciante a Melbourne si incontra spesso e malvolentieri in insospettabili angoli di paradiso, tra una villetta con giardino e un’aiuola di palme e fiori. Della sua indecente e inquinante presenza non si discute abbastanza a livello locale, quindi sfiderò il tabù e inizierò a mostrarlo.
È un mostro che ha insidiato anche me, cercando di portarmi al Lato Oscuro. Un mattino sono uscita di casa depositando sul marciapiede la mia defunta macchinetta del caffè italiana, per il passaggio annunciato del furgone di raccolta. Sei giorni dopo sono tornata dal viaggio in Tasmania e la povera macchinetta giaceva tramortita a due isolati di distanza, implorandomi di sopprimerla.
Ed eccoci al vincitore della mia personale classifica, rispetto al quale tutto il resto è nulla:
#1: Più travolgente dei camion australiani: l’episodio depressivo maggiore
Questo schifido mostro diffuso un po’ ovunque nel mondo, io l’ho incontrato qui, in tutta la sua possenza. Mi ha insidiata tessendomi un agguato in grande stile, nel quale sono caduta spiaccicandomi come un caco maturo che piove giù dal ramo. Orrifico e invalidante, conquista dunque il mio podio a mani basse, e a serotonina ancora più bassa.
Per ora, invece di dettagliarlo, invoco il rispetto della bienséance, il divieto classico di rappresentare gli orrori sulla scena davanti agli occhi degli spettatori. Lo lascio dietro le quinte… Per ora. Ma intanto l’ho nominato, e già questa per me è una vittoria di cui esultare (rispetto a questo post, per esempio).
Perché certi mostri sono talmente nefasti e però allo stesso tempo nessuno li conosce troppo bene, nessuno ce li spiega, si nutrono dell’ignoranza e dello stigma. E così risulta estremamente difficile persino individuarli, figuriamoci scacciarli. Per combatterli bisogna essere armati, e che anche chi ci sta vicino sia armato. Ora lo so. Avrei voluto saperlo prima, molto prima, ma meglio di niente. La lotta è aperta, iniziando dalla liberazione della parola.
Alla prossima!
EDIT: Ho descritto il mostro in tutta la sua possenza nel post Pesci, eroi, e voi: come riconoscere la depressione (for dummies, ma anche per Han Solo)
[Post aggiornato il: 30/07/20]
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