“Lucy, parliamo di un concerto U2. Da qui non riesco a piazzare tra i fan di Melbourne un biglietto che non posso usare. Lo vuoi comprare tu?”
Biglietti giramondo
“No guarda, Eleonora, scusa ma non ci spenderei dei soldi. Poi sai, il parterre, lo stadio, la folla, i brutti ricordi, l’ansia… Ti aiuto a piazzarlo”.
Non troviamo nessuno fino al giorno del concerto. E la mia bella amica, fan appassionatissima di Bono & Co., cosa fa? Lo manda a me in regalo! Un concerto U2 tutto per me!
Oggi mi trovo proprio a pochi minuti a piedi dal Marvel Stadium. Conveniamo che è un segno. E allora, mi dico, vediamo di onorare al meglio questo biglietto come merita… I miei primi U2! Un concerto vero in Australia!
Per farvi capire la portata dell’evento: ho già usato quattro punti esclamativi, rarissimi da queste parti.
L’attesa di un concerto U2 (e non solo)
h.15.20. Chiudo tutto e mi incammino per mettermi in fila. Nel petto mi sorge una trepidazione inattesa, che spodesta l’inquietudine. Arrivata sul posto, mi siedo per terra dietro a una decina di persone, moltiplicata per una decina di file parallele, moltiplicate per una decina di ingressi. Senso di rassicurazione e familiarità, misto ad allerta.
Ore speciali
Non sono una patita degli U2, ma so benissimo cosa significhi essere fan di qualcuno, volersi godere l’esperienza al meglio e iniziare a stressarsi da ben prima delle persone cosiddette normali. La posizione è tutto! Guardi gli altri fan in coda e sai che dovrai batterli uno per uno. Il momento peace & love, uniti dall’amore per la musica, arriverà una volta dentro, ma fuori è guerra di trincea. Si combatte per la postazione, ed è una cosa molto seria. Resistenza – prima, e velocità – dopo faranno la differenza. Perché tu non solo devi assistere al concerto, sentirlo; ma lo devi vedere bene, e meglio degli altri. Non puoi accontentarti di un piazzamento qualunque, vuoi guardare gli artisti e i loro corpi da vicinissimo, non da un maxischermo. O così, o l’eterna dannazione.
Se solo nella vita io facessi ogni cosa con la preparazione, la tenacia e la cura con cui usavo (in passato con una certa regolarità) andare ai concerti, chissà ora dove sarei. Se solo! 🙂
Cosa fare aspettando un concerto
Ma andare a un concerto da soli non è triste? Oh, dear. I concerti sono sempre, sotto sotto, esperienze intimamente individuali. E poi qualora abbia luogo un assassinio di massa, non devi neanche preoccuparti di qualcun altro che ti è caro e puoi pensare subito a salvarti la pelle. Vuoi mettere.
h. 16.00. Durante l’attesa, entro al volo nei gruppi Facebook dei fan per vedere cosa si dice in piazza. Gli australiani, tenerini nella loro ingenuità, sono sgomenti dalla “mafia europea” che a lor dire ha invaso il continente da oltreoceano per andare a campeggiare intorno allo stadio con giorni di anticipo e introdurvisi con priorità assoluta.
Tutto questo per la Red Zone, la zona sottopalco per cui i biglietti costano come un polmone, quindi la cosa non mi riguarda; ma seguo la vicenda con passione, purtroppo senza i popcorn di accompagnamento. Molti locals non hanno mai visto il sistema dei numerini scritti a pennarello sulla mano, né il sistema del check-in ogni tre ore sulla lista della fila, e vogliono chiamare LA POLIZIA affinché chiarisca i loro diritti in fatto di coda. Dolcini! Cuori miei Aussies, beati voi che ignorate cosa voglia dire vivere in un mondo competitivo! Beati voi che la vera lotta di resistenza fuori dagli stadi non sapete cosa sia!
L’ingresso nello stadio
h. 17.00. La mia fila in compenso è tranquilla e ordinata, almeno finché non si aprono i cancelli: se sia frutto della furba mafia europea o della grezza anima mandriana australiana non lo so, fatto sta che a sorpresa veniamo catapultati di botto nell’Australia cinematografica di Baz Luhrmann. Cioè con il bestiame che corre impazzito su piane sconfinate, con il muggito disperato e l’occhio matto del terrore. È pur vero che ho visto ben altro, e stavolta non parlo di aneddoti di sangue, ma di attese per i Depeche Mode (il Male) e di parterre dei Rammstein (il Peggio. Lì ho creduto di stare incontrando una nuova modalità di morte).
Perciò, insomma, sono ancora allenata. Scendo i gradini con il cuore in gola e corro verso il palco, dribblo di qua e di là e riesco ad agguantare una porzioncina di quella cosa grigia e lucida, la gioia più grande per ogni appassionato: la transenna della prima fila. Alla faccia della Red Zone. Laterale quanto basta per dirmi soddisfatta e farmi innescare subito una bella crisi d’ansia, gratuita e simpaticissima. Piango e tremo.
Follia
Nella volata ho rivisto tutto, dal bello al brutto: i bei ricordi musicali passati in giro per l’Europa con le mie amiche, poi quella volta i corpi senza vita, poi la voglia di non restare a casa, ma di avere ancora diritto a quella precisa felicità che solo i concerti vissuti da pochi metri dal palco sanno regalare. Quindi anche solo per questa emozione multipla, Eleonora mia, grazie!!
h.17.30. Devo avere l’aria scombussolata perché un signore di una charity, in giro in cerca di offerte e adesioni, senza chiedermi niente mi regala un braccialetto. “Sì, è una follia questa folla, cara. Ma sopravviveremo al concerto!”. A volte me le servono su un piatto d’argento. Gli rispondo come uno stanco James Bond, ma con il rossetto, che le ha viste tutte.
Concerto U2: l’opening act
h. 19.00. Inizia. C’è Noel Gallagher (!) che suona le canzoni degli Oasis (!), e ci sono anche i buttafuori che accorrono verso la folla subito dietro di me, con l’aria preoccupata quanto basta da farmi pensare di essermi illusa, e che stavolta moriremo tutti, perché di sicuro qualcuno sta per farsi esplodere.
Invece lo scompiglio si rivela causato da UN TIZIO CHE FUMA! Benedetta Australia, con i tuoi divieti e il tuo cuore candido. Per calmarmi mi fisso sull’onomastica dei buttafuori, che in francese si chiamano letteralmente i “vigili” o gli “svuotatori”. Poi mi fisso sul maxischermo dove scorrono i più svariati versi poetici: passa anche la mia poesia preferita, quella che ho avuto sulla homepage del blog per mesi. Un altro segno che devo essere lì.
h.20.00. La suggestione più forte arriva quando il suddetto tizio fumatore, con il cervello evidentemente dissestato, sbrocca a caso: ci vogliono gli sforzi congiunti di quattro buttafuori per bloccarlo e farlo sparire. Ho sempre il segreto terrore che il tizio, nell’agitazione, scoppi, con un bel boom! da fumetti. Caro il mio cervellino turbato. Quel che occorre per sentirsi abbastanza carichi di adrenalina da accogliere degnamente Bono e i suoi amici, che vengono a suonare l’intero The Joshua Tree più altri pezzi storici.
Sul concerto U2 a Melbourne
Per una che conosce poco gli U2, è stato un concerto bellissimo. Non solo perché quella voce è unica, o perché l’immenso schermo LED di 60 metri, con i visual creati dal mitico fotografo/regista Anton Corbijn, è qualcosa da rimanere a bocca aperta, o perché quando si mette a piovere lo stadio fa una magia e chiude silenziosamente il tetto – insomma perché è uno show dove quei famosi peace & love risaltano ancora di più; ma perché finalmente mi sento al sicuro. Al sicuro tra 60mila persone, in pace e felice.
E non solo: mi sento anche in Europa. Perché si cita Dublino, perché la gente intorno a me sembra assomigliarmi, o perché, finalmente, io che a Melbourne non trovo mai punti di riferimento autentici, finalmente vivo qualcosa che conosco e che mi appartiene. Qualcosa dove non mi sento come al solito spaesata e svantaggiata, ma tutt’altro. Grazie, U2 ed Eleonora!
Persino all’uscita dallo stadio rimango convinta di essere nel Vecchio Mondo. La fiumana di persone che si dirige alla stazione ha qualcosa di non australiano, ma di molto più vicino: nella sua densità, nel modo di muoversi, nell’allegria contagiosa. C’è persino un Darth Fener che dirige un coro di centinaia di persone. Non ho mai visto Melbourne così piena di vita, e di certo ora è un po’ più incastonata nel mio cuore.
Preghierina dall’Australia
A tutti gli artisti europei in dubbio se farsi lo sbattimento di venire a suonare in Australia: non siamo persone di serie B (o forse sì, ma shhhh!), siamo poveracci disperati isolati che impazziscono di nostalgia! Siate buoni e fateci il favore di venirci a trovare, anche qui abbiamo le belle atmosfere e il calore umano. Con amore ed eterna riconoscenza,
Lucy
(Se qualcuno avesse aneddoti svalvolati su concerti e affini, sarò molto felice di leggerli nei commenti 🙂 )
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Grazie e buona lettura! 🙂
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