Che gli Emirati Arabi Uniti amino strafare, lo abbiamo già appurato nel mio post precedente. Ora, sempre restando in tema di ampi dispiegamenti di mezzi e sforzi, vorrei raccontare di un luogo molto meno commerciale – nel senso in cui un’attrazione turistica può non considerarsi tale – ma altrettanto ambizioso nonché decisamente, per me, più prezioso, chiamato The Green Planet Dubai. Lì dentro, i miei livelli di ossitocina e di dopamina si sono drasticamente impennati. Impennati grazie ai pennuti.
Una premessa amorosa
Ma prima una considerazione sull’amore, quell’amore incondizionato che ci incatena e che ci rende schiavi di ciò che adoriamo. Prima ancora di partire per Dubai, scoprendo questo prodigioso Green Planet su internet, quasi cadevo dalla sedia per l’emozione. Mi bastava leggere le parole “bird encounter“, sotto a foto di variopinti tucani e soprattutto dei miei amati pappagalli australiani, per cadere vittima dell’incantesimo amoroso. Non avevo altra scelta: dovevo andarci. C’è anche per voi qualcosa – qualunque cosa – che vi appassiona sopra ogni altra? Quel qualcosa per cui, intravedendolo, la vostra volontà va a farsi benedire e vi sentite obbligati a seguire l’istinto? Ditemi di sì. Perché è una sensazione impagabile. Ora torniamo a noi.
Un inquilino speciale al Green Planet Dubai: il cacatua delle palme
Avevo già intuito la discreta voglia di protagonismo del Green Planet dal dettaglio di una presenza avicola in particolare: il cacatua delle palme, uno degli uccelli più mitici – e rari – di tutta l’Australia e della Nuova Guinea. Pappagallo punkettone e musicista, che down under durante le mie numerose visite ai parchi faunistici ero riuscita a vedere una volta sola. E invece a Dubai c’è, pronto da vedere! Creatura esotica che, per dire, se acquistata come animale da compagnia costa fino a 60.000 dollari (ma che io non sappia mai che ne possedete uno in questo senso barbaro, mi raccomando)!
Il cacatua delle palme è speciale perché è l’unico pennuto capace di far musica non solo cantando, ma anche con degli strumenti. Raccoglie i rametti e li sbatte a terra con un proprio ritmo, unico e personale, per fare colpo sulle femmine, che scelgono il più abile compositore. E infatti è anche detto “l’uccello batterista”. Insomma, questo cacatua è una delle bestie in cui l’evoluzione si è impegnata di più. Oltretutto è superpunk, con quella cresta nera un po’ gotica e gli inserti in pelle rossa nuda. Impossibile non subirne il fascino, misto a una certa intimidazione.
The Green Planet Dubai, come è fatto e come si visita
Ma parliamo del posto: cos’è The Green Planet Dubai? Consiste nientepopodimeno che in una foresta pluviale perfettamente ricostruita da abili ingegneri e biologi, collocata dentro a un edificio futuristico fatto in buona parte di vetrate.
Per visitarla si sale in ascensore al livello più alto e poi si scende lentamente a piedi lungo il perimetro a spirale, come in un Guggenheim naturalistico, ammirando le più di 3.000 specie di piante e animali che popolano questo ecosistema completo. Ciascuna ama frequentare un livello di altezza ben preciso.
Al centro del tutto sta un enorme albero artificiale (non chiedetemi come abbiano fatto a crearlo, anche toccandolo appare totalmente realistico!), con incastonato un gran corollario di vegetali veri, che arriva fin su in cima. L’alberone funge da casa o comunque da supporto vitale per la maggior parte delle creature ospitate nella struttura.
Le radici dell’albero ospitano pesci (piranha inclusi), rettili e uccelli acquatici; il tronco accoglie piccoli mammiferi, come i lemuri o i tamarindi (scimmiette adorabili che hanno la caratteristica di condividere il cibo in maniera sorprendentemente conviviale, per esser bestie). I rami e il fogliame più alto sono invece il regno di uccelli più grossi, come i pappagalli o i tucani.
Quasi tutti gli animali si trovano in più esemplari e spesso a coppie, dato che sono spesso monogami per la vita. Tranne il cacatua delle palme che al momento è solo, ma mi è stato detto che presto anche a lui verrà assegnato un compagno. Altrimenti torno e gli pianto una grana così.
L’importanza della conservazione
Lo scopo finale di The Green Planet Dubai è informare e sensibilizzare il pubblico sull‘importanza delle foreste tropicali (con un focus sulla foresta pluviale amazzonica, ma sono ben considerate anche quelle del Sudest Asiatico). L’habitat più antico del mondo, che ancora oggi ospita la più grande biodiversità sul pianeta nonché la maggiore varietà di uccelli di ogni altro habitat, ma che è in pericolo per le solite scelleratezze umane, in maniera più o meno diretta. Ad esempio si depreca l’usanza asiatica di catturare uccelli per il commercio illegale delle specie esotiche e persino per sottoporli a gare di canto. In effetti ricordo che durante il mio viaggio in Vietnam ho notato, in case private e negozi, uccelletti tenuti rinchiusi in gabbie così piccole da farmi venire la nausea.
Ovviamente al Green Planet sono anche attive varie iniziative di conservazione, ormai fondamentali nelle moderne strutture faunistiche che si vuole facciano ben più che staccare biglietti al pubblico.
Dentro a questa foresta ricreata, gli animali (molti derivanti da operazioni di salvataggio) si muovono liberi comportandosi come è per loro più naturale: gli uccelli svolazzano tra i visitatori, i lemuri saltano di ramo in ramo, il bradipo dorme, stando appeso vicino a una cascatella. Sì, c’è persino un bradipo, guardate che aria beata!
Il Bird Encounter al Green Planet Dubai
Siccome ho parlato di interagire con gli uccelli, devo precisare in che modo questo può avvenire. Gli uccelli del Green Planet, quando non timidi e diffidenti per natura, sono addestrati a non interagire in maniera diretta con i visitatori ma soltanto con il personale esperto. Possono quindi venirvi vicinissimo, perché rimangono giocherelloni e amano attirare l’attenzione, ma è proibito toccarli. Anche per il vostro bene, perché se un’ara delle Amazzoni vi attacca con il becco rischia di portarvi via il naso peggio di Gogol.
Ovviamente però tutto cambia quando ci si mette di mezzo il cibo, e scattano le eccezioni. Chi compra il pass per l’incontro ravvicinato (massimo 6 persone al giorno) può infatti accedere a un’area riservata, ricevere da un guardiano frutta fresca e secca in quantità e aspettare che i pennuti, familiari con tale rituale quotidiano, si avvicinino e prendano a nutrirsi direttamente dalle sue mani.
Ed è così che pappagalli piccoli e grandi e altri volatili coloratissimi mi accerchiano più o meno educatamente, ciascuno con la propria personalità, per esigere il loro tributo in fatto di acini d’uva o anacardi. Inutile dire che personalmente ne ricavo uno scorcio piuttosto realistico di com’è fatto il Paradiso, proprio come Dante una volta arrivato su fino all’Empireo: è tutto un fulgore e illuminazioni, picchi glicemici, uccelletti sulle spalle, l’amor che move il sole e l’altre stelle.
In particolare quando conosco Chicken, un cacatua ombrello educatissimo. Si piazza sul mio polso, prende un frutto alla volta con la zampa e lo assapora felice come fosse zucchero filato. Poi si fa coccolare dalle guardiane, chiude gli occhietti e va in estasi mistica. Il piccolo tucano scanalato intanto acchiappa i chicchi d’uva anche al volo con il becco, e subito li inghiotte. Guardarli da così vicino, senza esserne temuti, è un sogno.
Tempo una ventina-trentina di minuti e tutti sono sazi. Specialmente l’ara gialloblu che, a quanto pare, non bisogna assolutamente nutrire ulteriormente: con gli spuntini è solita andare su di giri, tanto da diventare aggressiva e attaccare briga con i suoi compagni!
Cos’altro succede al Green Planet Dubai
La mia visita termina qui, con quest’ascesi, ma si possono fare tante altre cose interessanti al Green Planet. Ad esempio:
- Nuotare con 1.000 piranha e vederli cibarsi (non di voi, tranquilli!);
- Due volte al giorno, assistere a una tempesta vera di 5 minuti;
- Incontrare da vicino bradipi, petauri dello zucchero o rettili vari e farsi i selfie insieme a loro;
- Osservare piccoli pipistrelli appollaiati nella loro grotta;
- Farsi mettere in mano uno scarafaggio del Madagascar;
- Tenere in mano un pitone;
- E persino trascorrere la notte lì, in tenda, per poter osservare le creature della notte prendere vita e diventare molto più attive.
Soprattutto se vi piacciono i pennuti, tornate presto perché il mio prossimo racconto sarà sul Museo dei Falconi (visitato sempre a Dubai)! Con alcune questioni che non vedo l’ora di problematizzare, possibilmente con il vostro aiuto. A presto e grazie di avermi seguita in questo viaggio! ❤
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Grazie e buona lettura! 🙂
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