Come si festeggia il Capodanno in Australia? Ognuno come meglio crede; oggi parlerò del mio, per parlare di quello di tutto un Paese.
Personalmente, per la transizione al 2020, avrei pianificato di fare Melbourne-Sydney in macchina lungo la costa, tra pochi giorni, prima di buttarmi a capofitto nella nuova vita produttiva.
L’idea sarebbe: tre giorni di viaggio one-way, per scoprire in tutta calma se i video promozionali di Tourism Australia siano davvero nati già photoshoppati come sembrano. E per sentirmi un po’ reginetta da catalogo azzurrissimo di una delle frequentate agenzie viaggi locali, con un ampio ventaglio di spiagge deserte da scegliere per colazione (solo da fotografare, in realtà, visto che sto alla spiaggia come un vombato sta alla luna).
Viaggiare? Dipende dal fuoco!
Solo che – pausa di non-suspence – in giro ci sono ‘sti simpaticissimi incendi. L’espressione continente rosso ha assunto un nuovo, ardente significato. Svariati parchi e foreste hanno chiuso gli accessi, per non far correre rischi; non potendo fornire assistenza a tutti gli eventuali intrappolati in aree rimaste isolate, meglio prevenire.
Una regione da cui dovrei passare durante il mio viaggio, l’East Gippsland, qui nel Victoria, negli ultimi giorni sta andando particolarmente a fuoco (e siamo solo a sud del continente, lontano dalle aree più calde), con gente evacuata e gente bloccata. Dicono che le fiamme potrebbero raggiungere la strada di scorrimento principale, che perciò al momento è chiusa. E non è che quaggiù ci siano tutte queste strade. Ho dei pernottamenti prenotati e non so se sarò in grado di arrivarci.
Ça va sans dire che questo non è assolutamente un lamento personale, bensì un accenno all’ampio impatto anche indiretto di situazioni ambientali sempre più impazzite. Anche la Monna Lisa cade a pezzi, diceva Tyler Durden; e qui i pompieri volontari devono pagarsi da sé tutte le spese e attrezzature, perché il governo è uno che proprio ci tiene.
Quel che segue è il raccontino della mia bollente giornata di ieri.
Il futuro è qui e sta bruciando
Avendo un ospite in questi giorni, volevo portarlo in gita in un parco nazionale, a un’ora da casa, per fargli sentire il profumo umido delle felci e avere un incontro ravvicinato con i pappagalli (in questo posto, dove si può dar loro da mangiare). Invece abbiamo trovato l’area chiusa, con il total fire ban, il divieto assoluto di accendere fuochi (una tragedia per i tipici barbecue delle vacanze degli Aussies!). Almeno 40 gradi, e il cielo sigillato di grigio. I pochi cacatua giallocrestati rimasti erano chiaramente delusi quanto noi di non poter incontrare il solito buon numero di umani intenzionati a nutrirli. Que faire?
Capodanno in Australia: nel refrigerante regno del Male
Allora abbiamo deciso di cambiare approccio e andare a prendere il fresco nell’oasi del Chadstone Shopping Centre, il centro commerciale più grande di tutto l’emisfero australe, suadentemente posizionato sulla strada verso casa. Guilty pleasure, lo so: giusto per dare un’occhiata, come i vecchietti con i cantieri.
Chadstone è un postaccio, frequentato soprattutto da cinesi e indiani che tatticamente alloggiano all’hotel-grattacielo lì accanto, e che secondo un sondaggio spendono in media milletrecento dollari a testa a ogni visita.
Detto tra noi: proprio per questa fama di luogo di perdizione, avevo sempre segretamente sognato di trascorrerci qualche momento speciale, per assistere a un cinepanettone sul Capodanno in Australia fatto di scene di degrado iperconsumista in stile Mezzanotte a Chadstone – nel quale la sottoscritta si aggirasse con il cappellino tamarro fuori e l’afflato etologico alla David Attenborough dentro, in incognito.
Fatto sta che, a quanto pare, tutta la metropoli ha avuto la mia stessa idea. Guerra di logoramento per trovare parcheggio, masse scoordinate e scalpitanti, infanti ficcati in borse frigo, asfalto in comunicazione diretta con Satana, calore riverberato all’infinito, e poi merci, merci, merci. Un vento bollente che ridistribuiva qua e là la polvere marrone delle aree in costruzione. Fantasie igienizzanti di un nuovo Diluvio Universale. Il tempo di comprare il pesce per il 31, giusto per avallare l’imprescindibile, italica natura, e per sentirci parte colpevole del nefasto ingranaggio; e poi via fino alla macchina, a tappe di negozio in negozio con aria condizionata, per non rischiare il collasso.
Come sempre, lungo le tratte sotto il sole incluse quelle in auto, tra pezzi di gomma e lamiera che tergiversavano bollenti sulla carreggiata, ho abusato di crema solare 50+, eppure la mia pellaccia resistente alla maniera sudica, che mai si scotta, ora brucia lo stesso.
È questo il futuro che immaginavamo?
Per l’anno nuovo: fate tante cose – oppure non fate niente -; fate figli, se proprio dovete – ma senza esagerare -, e godeteveli; ma se non li farete, per loro sarà ancora meglio.
Buon Anno dalla vostra affezionatissima (a meno che non vi incontri a Chadstone) Lucy!
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Grazie e buona lettura! 🙂
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