Port Arthur, Tasmania. Rovine UNESCO, un massacro e le leggi sulle armi in Australia

Due puntini opposti sul mappamondo. Tra Parigi e Port Arthur ci sono 17.303 chilometri di superficie terrestre. Bastano, per sentirsi al sicuro? Mi era sembrato. E invece.

Port Arthur, Tasmania: sito storico UNESCO e luogo di memoria

Port Arthur, Tasmania: paesaggio con laguna
La laguna di Port Arthur

Port Arthur (che è in Tasmania, che è in Australia) è un luogo dove si va in visita da turisti, in giornata, per ammirare i resti di un passato fondatore. Si visita l’essenza della colonia penale, un’area sorta nel 1830 e ad oggi la meglio conservata di tutto il continente rosso, tanto da essere nominata patrimonio culturale dell’umanità dall’UNESCO.

Più che una prigione, si trattava di un’intera comunità. Era la nuova casa dei criminali più recidivi, “al sicuro” sulla penisola dell’isola dell’Isola; ma anche dimora di persone che poi ne uscivano riabilitate, skilled, con in tasca un nuovo mestiere imparato durante la detenzione.

Port Arthur, Tasmania: le rovine dell'ex-prigione da visitare
Le rovine della vecchia prigione

Un luogo di castigo e di rieducazione che nel 1877 chiude e si trasforma in libera cittadina, dove da subito inizia anche il turismo.

Ancora oggi qui, nei vari resti di edifici tutti visitabili, si scrutano le ombre di ex-galeotti che lavoravano il legname per costruire un Paese; di ex-guardie, di un ex-ospedale, di un’ex-prigione speciale (un’innovazione che torturava i suoi migliori ospiti con il silenzio e l’isolamento); di ex-abitanti liberi, di ex-famiglie, di ex-uffici, di un ex-cimitero…

Cimitero. Mi fermo un attimo su questa parola.

La strage di Port Arthur, Tasmania, 1996

A Port Arthur, se non si è fortunati, ci si può sentire un po’ rincorsi dagli eventi. Tra due siepi, nella quiete di un giardinetto commemorativo timido e seminascosto per pudore, si intravede una targa, di cui le uniche parole che adesso riesco a ricordare sono:

Qui

Attentato

Aprile 1996

35 persone

Assassinate

19 persone

Ferite

In memoria

Déjà vuIl mondo è piccolo, e non sempre mi piace. Leggo meglio la storia che c’è dietro.

In pratica, alla maggior parte delle persone normali capita di andare in visita a Port Arthur, sbocconcellare il proprio panino subito dopo il tour del sito storico, ciondolare per il negozietto di souvenir, accumulare dépliant, e tornarsene liberamente a casa. A qualcun altro invece succede anche che durante la gita, all’improvviso, sbuchi fuori un tizio armato di due fucili semi-automatici che si mette a far fuoco sulla gente. Così. Nel 1996, in pochi secondi, a Port Arthur decine di mondi vengono mandati all’aria, muoiono persino due bambine di tre e sei anni. Rimane la targa.

La scritta mi fa girare un po’ la testa, con l’orbita traballante tipica di quando un dettaglio mi risbatte in faccia tutta quella sera, quelle centinaia di occhi terrorizzati, quella fuga per la vita, quelle persone che non sono più, quella sorta di fratellanza amplificata che sentirò sempre verso chi ha vissuto la mia stessa imperdibile, simpaticissima experience ed è ancora tra noi per raccontarlo.

Port Arthur, tracce storiche

Rimango per un po’ nel giardinetto. Cerco di capire com’è che le cose succedono di qua, che tu ti volti di là, e che loro succedono pure là.

Com’è che ci sono in giro tanto odio e tanta instabilità psichica, e pure tante maledette armi? Il passato, l’imprigionamento, persino il lavoro coatto possono essere una cosa accettabile, ma la sparatoria o mass shooting no. Ovviamente. Nel massacro non esistono “condizioni umane”.

Ho solo un pensiero consolatorio: e non consiste in quello che ho imparato io a Port Arthur, bensì in ciò che da una strage così nera hanno imparato gli australiani.

La Storia che ritorna e insegna

Alla vista della targa mi dico: non è un caso, tutto torna. A Port Arthur ho visto ricomparire la Storia, tutta, individuale e collettiva. Sono venuta qui apposta perché è un historic site, il che ha ancora più valore in un continente nuovo nuovo, ancora vicino alle impostazioni di fabbrica, diremmo. Questa freschezza all’inizio è fantastica, si sta felici a godersi le palme e gli spazi immensi, il sole generoso e le possibilità e le passeggiate fiorite e ci si dimentica di ogni preoccupazione, di ogni radice che ci ricordi brutte cose. Però dopo un po’ manca qualcosa.

Quel qualcosa che ci dica che lì in quel punto c’è stato un prima. Che niente sorge dal nulla, che qualcosa ci lega al Tempo. Anche per questo si va a Port Arthur, per ricominciare ad imparare. Vale per i turisti come per i locali, per chiunque abbia bisogno di capire.

Perché la Storia è generosa e può insegnare in molti modi, se ce lo si merita. A me ha insegnato anche quanto segue.

Conseguenze di Port Arthur: le leggi australiane sulle armi da fuoco dopo il 1996

L’attentato di Port Arthur è stato il peggiore omicidio di massa di tutta l’Australia moderna. L’orrore di un continente scioccato, tramortito, che non aveva previsto niente di simile.

Come hanno reagito gli australiani? Dicendo “dobbiamo poterci difendere, diamo più armi a tutti”? No, per fortuna e per buon senso! Qualcuno ha ancora del sale in zucca.

Prigione di Port Arthur, muro di mattoni con sbarre

Subito sono state introdotte forti restrizioni al possesso di armi. Tra cui: il divieto di vendita per corrispondenza, di possesso di armi semi-automatiche e fucili a pompa per i privati, l’obbligo di custodia dell’arma a chiave, di frequenza regolare (monitorata, oltre alla semplice iscrizione) a un poligono di tiro… Ma la cosa più bella, per la quale sono profondamente grata, è che la legittima difesa non è stata considerata una motivazione valida per ottenere una licenza di possesso d’arma. Tutte novità.

La fair Australia si è espressa.

E indovinate un po’? Da quella decisione, non ci sono più stati omicidi di massa per i due decenni successivi. Keine. Zero. Nada. Invece, nei due decenni precedenti alla strage di Port Arthur ce ne sono stati tredici. Molti, troppi anche i suicidi per arma da fuoco.

Dopo Port Arthur ci sono state amnistie per la riconsegna spontanea di armi non registrate (subito nel 1996, l’ultima nel 2017); e dei buyback (nel 1997 e nel 2003, con più di un milione di armi riacquistate dallo Stato).

Dal 1998 al 2005, le armi tenute nelle case e ufficialmente dichiarate sono declinate del 75%.

E, ripeto: niente più sparatorie e omicidi di massa. Non solo, ma tutte le morti per arma da fuoco sono nettamente calate.

Un mondo più sicuro

Gli australiani lo sanno e, giustamente, se ne vantano.

E me ne vanto anch’io, non perché sia australiana, ma perché ogni volta che qualcuno nel mondo fa qualcosa di intelligente mi viene un po’ da vantarmi, per quella fratellanza universale di cui sopra.

E così me ne vado in giro un po’ più tranquilla in questo mio nuovo continente d’adozione.

Un altro mondo è possibile! Che lo so, fa molto slogan del Mulino Bianco, ma concedetemi di essere incoraggiata da ciò che si muove nella giusta direzione.

Wallaby in Tasmania

♦ L’autore del massacro di Port Arthur è in prigione a Hobart, Tasmania, a scontare i suoi 35 ergastoli. Non ha il diritto di consultare qualsiasi contenuto dei media che riguardi la strage da lui compiuta. ♦


Clicca qui per il sito ufficiale del Port Arthur Historic Site, per pianificare una visita.


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Lucy the Wombat

Human. Italian. Survived a mass shooting in Paris, moved Down Under for a life reboot. Blogging about Australia, Europe, Italy, beautiful creatures, post-trauma, and this strange world. (Avatar created with: "Le Bouletmaton" by Zanorg).

86 pensieri riguardo “Port Arthur, Tasmania. Rovine UNESCO, un massacro e le leggi sulle armi in Australia

  • 16 Ottobre 2018 in 20:08
    Permalink

    Il luogo offre spunti, essendo molto anomalo rispetto ai nostri standard occidentali, ma tu sei essenziale e concreta e nel contempo creativamente suggestiva a raccontare.

    Rispondi
    • 16 Ottobre 2018 in 19:24
      Permalink

      Danke! 🙂 Il luogo è bellissimo, non ho indugiato in descrizioni ulteriori perché prima o poi vorrei riparlare bene di certi argomenti, ma se fosse dietro l’angolo ci tornerei subito! (Uhm, effettivamente detto a uno che sta in Italia non suona bene… 😅)

      Rispondi
  • 16 Ottobre 2018 in 20:39
    Permalink

    Ammiro come te, e condivido la critica che hai espresso, pur non direttamente, verso altre politiche.

    Rispondi
    • 16 Ottobre 2018 in 19:59
      Permalink

      È possibile! 😊 Grazie, Valeria!

      Rispondi
  • 16 Ottobre 2018 in 20:53
    Permalink

    Grande! Mi emoziona e mi “incoraggia”, ciò che scrivi. Ciò che sei…❤

    Rispondi
    • 16 Ottobre 2018 in 20:01
      Permalink

      ❤️ A me incoraggia che ci sia qualcuno che legga e che capisca. Grazie mille ❤️

      Rispondi
  • 16 Ottobre 2018 in 21:29
    Permalink

    Ecco, potessi prendere, con una mano, per le orecchie, Trump e con l’altra mano il nostro asino padano ora ministro dell’odio, li porterei proprio li, a guardare quella lapide e quelle statistiche ottenute da chi un briciolo di cervello evidentemente su questi temi ancora ne ha…

    Rispondi
    • 16 Ottobre 2018 in 20:55
      Permalink

      Ce li porterei anch’io, ma non servirebbe a nulla. Come se a certuni importasse davvero salvare vite, rispetto a prendere voti! Buongiorno dal cinismo australianizzato 🙂

      Rispondi
      • 16 Ottobre 2018 in 23:22
        Permalink

        Lo temo anche io però…vuoi mettere almeno la soddisfazione di prenderli entrambi a calci nel culo?
        E buongiorno anche a te dal cinismo del mio inferno italico!

        Rispondi
        • 16 Ottobre 2018 in 22:45
          Permalink

          Io non me le sporcherei nemmeno, le suole, con certe persone. Posso solo sperare che durino poco!

          Rispondi
          • 17 Ottobre 2018 in 04:14
            Permalink

            🤔 e tu sei una signora! Però la tua speranza la condivido volentieri!

            Rispondi
            • 17 Ottobre 2018 in 13:16
              Permalink

              Fantasticare è gratis 🙂

            • 17 Ottobre 2018 in 21:49
              Permalink

              Shhh non lo dire che se se ne accorgono poi è la fine!😬

  • 16 Ottobre 2018 in 21:34
    Permalink

    Questo tuo post dà un po’ di speranza: nel mondo, c’è qualcuno che sembra essere capace di recepire gli insegnamenti della Storia! Chissà se questo buon senso riesca, in un futuro spero non lontanissimo, a diffondersi nel resto del Mondo… ❤

    Rispondi
    • 16 Ottobre 2018 in 20:59
      Permalink

      Sinceramente non sono molto ottimista, ma la Storia va a ondate, non si sa mai… Persino qui in Australia c’è ancora chi vorrebbe rimettere in discussione questi provvedimenti. Niente è mai davvero acquisito per sempre (e da donne lo sappiamo ancora meglio!). ❤️

      Rispondi
  • 16 Ottobre 2018 in 21:42
    Permalink

    Nel tuo racconto un brivido lungo la schiena mi è sceso trovando che hai magnificamente espresso un parere che condivido e sottoscrivo oltre che aver dato una descrizione su un luogo poco turistico, come piacciono a me

    Rispondi
    • 16 Ottobre 2018 in 21:02
      Permalink

      Grazie Sabrina 😘

      Rispondi
  • 16 Ottobre 2018 in 22:00
    Permalink

    le armi vanno bandite! qui c’è stato l’esempio di Macerata 8 mesi f, esecrabile!

    Rispondi
    • 16 Ottobre 2018 in 21:03
      Permalink

      Che poi l’arma da fuoco è pure codarda e vigliacca, a premere il grilletto ci vuol così poco.

      Rispondi
  • 16 Ottobre 2018 in 21:39
    Permalink

    Ho davvero apprezzato questo post, grazie davvero per averlo scritto. E’ bello il luogo che mostri, la storia che racconti, ma soprattutto è bello il messaggio che associ. Anche in Italia ci vorrebbe gente con un po’ più di sale in zucca che capisca che le armi non garantiscono l’incolumità di nessuno, anzi, aggiungono violenza alla violenza, morte alla morte. Ti ho condivisa ovunque, vorrei davvero che tutti potessero leggere le tue parole.

    Rispondi
    • 16 Ottobre 2018 in 21:01
      Permalink

      Ti ringrazio tantissimo. Più armi in giro vuol dire solo più morti e feriti, è talmente ovvio che fa male sapere che tanti non lo vedano…

      Rispondi
  • 16 Ottobre 2018 in 23:19
    Permalink

    Non sapevo nulla… non conoscevo il luogo, non sapevo del fatto di cronaca e non sapevo delle leggi australiane sulle armi da fuoco… lo hai scritto benissimo, con questo tuo stile molto personale che coinvolge e non lascia mai indifferente. Brava!

    Rispondi
    • 16 Ottobre 2018 in 22:43
      Permalink

      Grazie 🙂 Nemmeno io sapevo nulla e anche per questo mi ha fatto molto effetto scoprirlo così. Ero in Australia da poco e su questo aspetto non mi ero ancora documentata, ma mi ha davvero sollevata scoprire che qui la gente è tendenzialmente a sfavore delle armi più pericolose.

      Rispondi
  • 17 Ottobre 2018 in 01:28
    Permalink

    Brava, rappresentato benissimo il nocciolo della questione. L’esperienza australiana dimostra che il teorema “di destra” più violenza=più armi=più sicurezza è SBAGLIATO. Per fortuna esistono degli esempi positivi, oltre a quelli negativi da cui siamo purtroppo sommersi.

    Rispondi
    • 17 Ottobre 2018 in 13:14
      Permalink

      Sì, quelli positivi esistono anche se se ne parla poco, non sia mai che qualcun altro prenda ispirazione! 🙂 Ciao e grazie del commento!

      Rispondi
  • 17 Ottobre 2018 in 03:55
    Permalink

    Bello l’articolo, molto interessante. Condivido in pieno il tuo punto di vista sulle armi

    Rispondi
    • 17 Ottobre 2018 in 13:15
      Permalink

      Grazie Silvia! 🙂

      Rispondi
  • 17 Ottobre 2018 in 06:41
    Permalink

    Leggere oggi questo post è particolarmente azzeccato. Il 16 ottobre 1943 ci fu la deportazione di più di 1000 ebrei dal ghetto di Roma: tornarono in 6. Purtroppo contro certe idiozie non c’è divieto che tenga, visto che 70 anni dopo c’è chi ha idee simili a quelle.

    Rispondi
    • 17 Ottobre 2018 in 13:18
      Permalink

      Guarda, a lungo ho creduto che bastasse ignorare certe idee, certi rigurgiti. Uno non ci crede che si possa arrivare così in basso. E invece. Oggi è tempo di smettere di tacere e dire la propria.

      Rispondi
  • 17 Ottobre 2018 in 07:03
    Permalink

    Post interessante e ‘giusto’. Se vogliamo che la violenza delle armi smetta dobbiamo vietare le armi. Punto. E noi italiani dovremmo smetterla di essere tra i primi produttori e commercianti di questi strumenti di morte.

    Rispondi
    • 17 Ottobre 2018 in 13:20
      Permalink

      Verissimo! Per questo post ho letto certi rapporti australiani sulla questione, con numeri, statistiche, e non ce n’è… funziona davvero.

      Rispondi
  • 17 Ottobre 2018 in 17:31
    Permalink

    Bene. In un grande Paese (il Brasile) un piccolo Trump (Bolsonaro) sta cercando di farsi eleggere presidente portando nella sua campagna elettorale, tra altre sconsideratezze, il diritto al libero possesso di armi per i privati cittadini.
    Ricordo che il Brasile è uno dei maggiori produttori mondiali di armi leggere.

    Rispondi
    • 17 Ottobre 2018 in 17:41
      Permalink

      La situazione in Brasile mi perturba 🙁

      Rispondi
  • 17 Ottobre 2018 in 17:53
    Permalink

    Non sapevo niente di tutto questo, e complimenti all’Australia: numeri confortanti, soprattutto le armi restituite.

    Rispondi
    • 17 Ottobre 2018 in 17:42
      Permalink

      Sì! Molte erano armi ereditate. C’ê ancora molto da fare, ma

      Rispondi
    • 17 Ottobre 2018 in 17:44
      Permalink

      Sì! Molte erano armi ereditate. C’è ancora molto da fare, ma potrebbe essere peggio!

      Rispondi
  • 17 Ottobre 2018 in 22:42
    Permalink

    Questo è un bel esempio da presentare a Trump!
    Una domanda, ma per quale motivo la strage? C’era un motivo oppure no?

    Rispondi
    • 17 Ottobre 2018 in 21:46
      Permalink

      Da quello che ho letto, era un tizio abbastanza giovane con problemi in famiglia e di vicinato, spesso coinvolto in liti. La strage in realtà è durata più di qualche minuto, perché lui oltre ad aver colpito in vari punti di questo sito turistico, dopo se n’è andato anche per strada a sparare alla gente che passava in macchina, e solo dopo un po’ la polizia è riuscita ad arrestarlo. 😲

      Rispondi
  • 18 Ottobre 2018 in 01:53
    Permalink

    Non sapevo nulla di tutto questo! Effettivamente un po’ di speranza la dà. Come sempre, riesci ad affrontare temi profondi e complicati con leggerezza ma arrivando dritta al punto ⭐️⭐️⭐️

    Rispondi
    • 18 Ottobre 2018 in 23:02
      Permalink

      Speriamo, per questa speranza che si fa vedere col contagocce…
      Quando inizio un post non so mai cosa viene fuori. Ma se trasmetto qualcosa allora va bene 😊 Grazie mille del commento 🌸

      Rispondi
      • 19 Ottobre 2018 in 06:02
        Permalink

        Guarda, io lo trovo talmente d’effetto che se non ti spiace lo farei leggere in classe!

        Rispondi
        • 19 Ottobre 2018 in 08:46
          Permalink

          Ma certo, che onore, diffondi ciò che vuoi che le giovani menti sono fertili! 😍 (Che classe hai? Che bello 😊)

          Rispondi
          • 19 Ottobre 2018 in 19:18
            Permalink

            Ho una terza e una quarta scientifico, a cui farebbe molto bene leggerlo, sia per il contenuto, sia come esempio di come si scrive un articolo 😊 Ti farò sapere come va!

            Rispondi
            • 19 Ottobre 2018 in 22:16
              Permalink

              Ma certo, e grazie mille!🤗 Che belle classi 😍

            • 20 Ottobre 2018 in 07:54
              Permalink

              Quest’anno sono stata fortunata, sono anche abbastanza bravi! Noi seminiamo come si può, sicuramente perché avvengano cambiamenti seri servono tempo e circostanze particolarmente favorevoli, io non ho aspettative molto ottimistiche riguardo al futuro del pianeta, ma nel nostro piccolo si fa quel che si può ☺️

  • 18 Ottobre 2018 in 04:01
    Permalink

    Un grande abbraccio da chi spera che anche qui, prima o poi, più prima che poi, rinsaviscano.

    Rispondi
    • 18 Ottobre 2018 in 23:06
      Permalink

      Eh… vedremo. Mi sono piaciuti un sacco i ragazzini della Florida (a proposito…) e il clamore che hanno fatto dopo il “loro” episodio. Bacioni, Lucy 😊🌻

      Rispondi
  • 19 Ottobre 2018 in 02:19
    Permalink

    Speriamo davvero che questa follia delle armi possa venire sconfitta! Complimenti per l’articolo e per gli spunti di riflessione

    Rispondi
    • 19 Ottobre 2018 in 08:44
      Permalink

      Grazie 🙂 Se non sconfitta, almeno arginata…

      Rispondi
  • 19 Ottobre 2018 in 20:57
    Permalink

    immagino la vertigine a ritrovare agli antipodi lo stesso massacro che credevi di aver distanziato.
    ma poi la reazione australiana è consolatoria anche per te, esiste quindi un’altra via che non sia sia il sostegno delle armi.
    ml

    Rispondi
    • 19 Ottobre 2018 in 22:20
      Permalink

      Dici bene, è stato un momento perturbante perché non ero informata, non sapevo proprio nulla di quella storia… quindi il mondo mi è sembrato più piccolo e poco allegro. Però come dici tu, le informazioni che ho ricavato dopo sono senz’altro un bene! Non ci sono solo gli USA!

      Rispondi
    • 20 Ottobre 2018 in 21:58
      Permalink

      Ciao Luisa, grazie a te della lettura! 🙂

      Rispondi
  • 22 Ottobre 2018 in 22:32
    Permalink

    Un modo molto valido di raccontare la tua visita a Port Arthur. Un ricordo una commozione e tanta partecipazione. Complimenti, Lucy. I tuoi resoconti sono sempre ricchi di umanità. Grazie!

    Rispondi
    • 22 Ottobre 2018 in 21:33
      Permalink

      Grazie a te, di cuore! 😊

      Rispondi
  • 30 Ottobre 2018 in 04:53
    Permalink

    ho appena trascorso un bellissimo weekend con due amici australiani, con i quali abbiamo anche parlato di armi e delle restrizioni al possesso di armi. Non sapevo che queste restrizioni derivassero da questo triste episodio… Veramente un articolo interessante con ottimi spunti di riflessione !

    Rispondi
    • 25 Luglio 2019 in 17:52
      Permalink

      Mi ero persa il commento! Grazie!!

      Rispondi
  • 26 Dicembre 2018 in 04:04
    Permalink

    Ho in testa due momenti bene precisi del tuo racconto: te e le tue sensazioni e il divieto di vendere armi. Credo che queste emozioni te li porterei sempre con te e in situazioni simili, vengono fuori. Dall’altra penso alla scelta (ottima, bellissima, azzeccata) di vietare la vendita delle armi e di non contemplare la leggittima difesa. E qui mi è venuto un flash sugli Stati Uniti e di come sia facile acquistare un’arma e di come attentati simili continuino a succedere …

    Rispondi
    • 26 Dicembre 2018 in 11:22
      Permalink

      Gli USA sono pura follia. Giã solo per questo non riuscirei ad andarci a vivere. È terribile pensare che nonostante l’abbondanza di stragi, lì la situazione non cambierà 😔

      Rispondi
  • 25 Gennaio 2019 in 08:30
    Permalink

    Capisco esattamente quello che vuoi dire. Dovrebbero capirlo tutti quei governanti che si lasciano sedurre dalle lobby delle armi.

    Rispondi
    • 25 Gennaio 2019 in 14:38
      Permalink

      Loro non lo capiranno mai, per forza di cose… Vorrei che lo capissero le persone, in modo da impedire che tali governi possano procedere!

      Rispondi
    • 25 Gennaio 2019 in 14:39
      Permalink

      Ma c’è ancora chi va dicendo “dobbiamo poterci difendere” 🤤😒

      Rispondi
  • 25 Gennaio 2019 in 20:22
    Permalink

    Non conoscevo ne il luogo, ne la terribile storia. Un articolo davvero toccante, nonché esaustivo. Traspare il tuo coinvolgimento emotivo durante la visita. Complimenti.

    Rispondi
    • 25 Luglio 2019 in 18:00
      Permalink

      Ho trovato solo adesso il tuo commento… ti ringrazio, Annalisa :*

      Rispondi
  • 25 Gennaio 2019 in 21:47
    Permalink

    Come sempre riesci ad essere poetica, emozionante ed estremamente sincera in questi tuoi racconti. È sempre un piacere leggerti ed emozionarmi insieme a te.

    Rispondi
    • 25 Gennaio 2019 in 22:34
      Permalink

      Ti ringrazio davvero, Veronica *_*

      Rispondi
  • 26 Gennaio 2019 in 03:07
    Permalink

    Condivido in pieno la tua posizione. Non si risolve il problema rendendo più facile reperire un’arma o girando tutti con una pistola in tasca! 👍

    Rispondi
    • 14 Aprile 2019 in 08:38
      Permalink

      Un’idea che il nostro governo parte del governo italiano sta facendo sua purtroppo ne vedremo delle belle….

      Rispondi
      • 14 Aprile 2019 in 13:06
        Permalink

        È un pensiero che mi riempie di raccapriccio. Anche un bambino capirebbe che più armi tra i civili non sono MAI una buona idea. Grazie a entrambe del vostro commento, è bello sapere di non essere sola a pensare certe cose! 🌸

        Rispondi
        • 14 Aprile 2019 in 20:46
          Permalink

          Commercio delle Armi è uno dei più se non il più ricco del mondo l’Italia stessa Ne è produttrice e a nulla sono valse molte manifestazioni contrarie.

          Buona domenica🌹

          Rispondi
          • 14 Aprile 2019 in 20:49
            Permalink

            Davvero. Sono cifre atroci e sono coinvolti tutti, tutti. 🙁
            Buona domenica a te! ;*

            Rispondi
  • 28 Gennaio 2019 in 16:34
    Permalink

    Il posto è molto interessante, ancora di più lo è la sua storia. Io sono fermamente convinta che le restrizioni sull’uso delle armi siano fondamentali. Certi paesi (leggi USA) che non applicano tali restrizioni, semplicemente, non vogliono capire. In nome di chissà che lobby.

    Rispondi
    • 28 Gennaio 2019 in 17:06
      Permalink

      Già. Che un governo faccia i suoi affaracci è ovvio (cinismo ne abbiamo?), ma lì è la mentalità della gente che è agghiacciante. Non capiscono.

      Rispondi
  • 31 Gennaio 2019 in 20:56
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    Io trovo assurdi gli slogan “facciamo diminuire la violenza con l’aumento di armi per la difesa personale”. Quindi ben vengano invece quelli “da mulino bianco” a cui spero che, pian piano, sempre più persone aderiscano. Perché è impensabile che visitando un posto turistico al giorno d’oggi si corra ancora il rischio di esser coinvolti in una sparatoria o peggio.

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    • 1 Febbraio 2019 in 02:36
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      Sinceramente non sono ottimista sulla questione, ma sognare è gratis 🤔☺️

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  • 21 Febbraio 2019 in 19:10
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    Questo post fa riflettere. Soprattutto per il fatto che nel resto del mondo la tendenza è quella di rispondere al bisogno di sicurezza armando le persone. Una follia!

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    • 25 Febbraio 2019 in 00:07
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      Già. Grazie, sono contenta per ogni parere che va nell’altra direzione! :*

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  • 14 Aprile 2019 in 05:42
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    Leggere quest’articolo mi fa venire in mente il senso del tempo. Mi stupisce come il passare del tempo incide sul modo di pensare degli uomini. Il tempo ha trasformato posti di prigione con posti per turismo.

    Che dire :dicono che la storia debba insegnare per non ripetere gli errori del passato, ma alla fine si commettono sempre gli stessi errori.

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    • 14 Aprile 2019 in 13:08
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      Spesso ci penso e mi avvilisco. La memoria storica dovrebbe trasmettersi nel DNA di generazione in generazione, e invece…

      Rispondi
  • 14 Aprile 2019 in 08:40
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    Lucy
    assolutamente da enciclopedia !!!
    ho occupato miei 10 minuti con grande soddisfazione imparando molto di un paese che conosco solo sulle carte geografiche e dalle poche letture e naturalmente dai suoi animali incluso il wombat.

    Grazie 🌹

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    • 14 Aprile 2019 in 13:03
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      Ciao, ti ringrazio tanto!! Sono contenta che ti sia piaciuto 😊

      Rispondi
  • 22 Ottobre 2019 in 19:30
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    Le restrizioni sulle armi da fuoco andrebbero applicate ovunque nel mondo. La legittima difesa non può essere usata come scusa. Certo Lucy che io non so come fai. Tornano a galla ogni tre per due ricordi che immagino vorresti non voler ricordare più. Sembra incredibile che il mondo, in un modo o nell’altro, continui a far rivivere certe cose. <3

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    • 22 Ottobre 2019 in 20:04
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      Ma forse è semplicemente sfiga gigante!!! Un bacio, Simona!! ;*

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  • Pingback: Quando scoppia tutto. Di spari e affini – Lucy the Wombat

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