Tutto bene quel che inizia bene! E quindi mentre passeggio per la mia momentanea Treviri, elegante cittadina antico-germanica che mi accoglie per questi mesi con i suoi ciottoli storici e un lungofiume infarcito di generose rovine romane (e di nidiate di anatroccoli locali da veder crescere, giorno dopo giorno), mi arriva la seguente notizia bomba. Le Travel Blogger Italiane, nutrita community al femminile che scrive variegatamente di viaggi, di cui faccio parte e con cui ogni tanto collaboro, organizzano un breve viaggio superesclusivo a Dubai, e yours truly parteciperà. Un viaggio vero! Come si faceva una volta! Con il passaporto e la valigia e i vestiti colorati da metterci dentro e i sogni e la dopamina e gli occhi grandi sgranati e il nuovo che sbalordisce e il check-in e la colazione con ricco buffet multi-kulti al quale attingere come all’oasi che accompagnerà ogni risveglio arabeggiante.
La capitale del lusso mediorientale è ancora chiusa al turismo causa Covid, ma la nostra speciale ridotta delegazione potrà accedervi (formalmente con lettera di invito per lavoro) a un prezzo ridottissimo, con la formula del fam trip. In Australia lo chiamavamo famil: sta sempre per familiarisation trip e sarebbe quel viaggetto in terre lontane e mediamente esotiche che fanno gli agenti di viaggio, per conoscere di persona le destinazioni e le relative esperienze per poi poterle proporre meglio alla clientela. O anche solo per raccontarle, nel mio caso, visto che con il turismo non ho più a che fare professionalmente.
Dubai: non esattamente il mio stile di viaggio, non la primissima meta che era in testa ai miei pensieri (quelli sono ben colonizzati dai santuari di capibara ospitati in Giappone), ma che guarda caso improvvisamente – indovina un po’? – lo diventa. Succede dunque che il mio umore, da un momento all’altro, si impenna davanti alla prospettiva del viaggio con megasconto, dell’hotel 5 stelle a downtown, delle visite guidate tra colori e odori e al deserto. E altresì: al ricordo del 2020 che ci ha storditi, al 2021 passato a lavorare da un remotissimo remoto (dal letto o dal divano), e infine alla mia collezione di vestiti tamarri nuovi fiammanti che da tempo aspettano pazientemente di essere condotti a promenarsi in un ambiente degno, una volta tramontato il sogno irrealizzabile di capitare nell’armadio di un flâneur consumato.
Cosa so di Dubai? Quasi nulla. Come la immagino?
Falconi. Imparare su rapaci e falconeria tradizionale. Falconi! L’ho già detto, falconi?
Grattacieli smodati.
Bipolarità in fatto di costumi (in certe spiagge ci si può quasi denudare, in altri luoghi la pelle tentatrice va celata).
Quartieri fatti solo di centri commerciali monstre, possibilmente pacchiani e ultrakitsch.
Musei fighissimi e innovativi.
Vedere il deserto in Jeep.
Hotel panoramici da ispezionare. Piscine sul tetto.
Falconi!
Vorrei scrivere molto altro, ma sto andando in aeroporto.
C’è un motivo ulteriore per cui questa prospettiva mi elettrizza. L’ultima volta che ho fatto un fam trip era il 2019 e da down under sono volata in Vietnam per una settimana. Insieme a me c’era un gruppetto di gioventù australiana talmente cretina e ignorante che, a furia di starmene per i fatti miei e non calcolare nessuno, le corde vocali mi si erano atrofizzate. Cosa mai puoi dire, quando il terzo giorno che ti aggiri in pullmino per Ho Chi Minh la ragazza accanto a te domanda giuliva “Ma se per venire qui il volo ci ha messo 8 ore, perché adesso la differenza con l’Australia è solo di 3 ore?”. A una così cosa vuoi rispondere, al di là dell’augurarti che qualche anziano dittatore comunista, risorto dall’aldilà per l’occasione, la sbatta in cella e butti via la chiave? Inoltre in Vietnam avevo una compagna di stanza altrettanto muta e del tutto creepy che la notte, una volta che ci eravamo infilate nei nostri lettini per dormire, nel buio si tirava il copriletto fin sopra la testa e poi da sotto, senza fiatare, si faceva i selfie con il flash. Il perché? Mistero.
Invece queste ragazze, che non conosco dal vivo, non solo sono gente sveglia, ma per dire, discutevamo di farmaci e antidepressivi per uso personale da introdurre negli Emirati e davanti alle mie necessità nessuna ha fatto una piega. Ergo, saremo amiche. Nel caso in cui la dogana non vada d’accordo con le mie pillole e io finisca in prigione, forse mi tireranno fuori.
Sempre se non prendo il covid prima, in tal caso ci vediamo qui sul blog perché non andrò proprio da nessuna parte.
Chi vuole può seguire il viaggio sui canali ufficiali di Travel Blogger Italiane: blog, Facebook e Instagram. Già, proprio Instagram, quella cosa che io ho abbandonato prima ancora di iniziare a usarla. Comunque potrebbero esserci grandi rivelazioni, tipo mie foto in giro per il web. Vi ho avvisati. Ciao! 🙂
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Grazie e buona lettura! 🙂
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