Questo post parla di un bellissimo, cortese e delicato animale, il petauro maggiore, che vive solo in Australia e che risulta sempre più precario; e di una pratica di falsificazione della realtà che rasenta il capolavoro.
Dopo i bombardamenti per la pace, il delitto passionale e l’obbligo flessibile abbiamo una nuova, strabiliante narrazione ossimorica, direttamente dall’Australia!
(Aggiornato il: 5 luglio 2020)
C’è mentire e mentire
Ma prima di presentarvi il petauro maggiore, poiché non oserei mai assurgere al ruolo di castigatrice di costumi senza un certo margine di elasticità, farò accenno a qualche situazione personale di vita vissuta in cui, per sfangarla, ho fatto uso io stessa dell’impostura. Giudicherete voi alla fine quali menzogne siano accettabili e quali no. Ecco le mie.
1. L’omissione menzognera
- Scopo: un puro, intimo e innocuo diletto personale.
- Vittima: conoscenti che spero non si riconosceranno.
- Grado: light.
Quella volta che mi presi con falsa modestia mille complimenti per la gustosa pietanza che avevo servito per cena ai miei ospiti, senza mai rivelare la nuda verità, il diabolico slogan che mi avrebbe ricollocata nell’insipido guazzetto dei cuochi mediocri e scansafatiche: “È un sugo pronto”.
2. La bugia ai danni altrui
- Scopo: sottrarre il mio organismo al patibolo.
- Vittima: amici che stranamente sono ancora miei amici.
- Grado: intermedio.
Un giorno qualcuno si presentò a un pranzo da me con una pirofila piena di mousse casereccia fatta in casa, ma già dal primo cucchiaino assaggiato in anteprima mi fu evidente che la gentile offerta sapeva trionfalmente di piscio di gatto. Ne fui così costernata che iniziai a servirla spasmodicamente a tutti i presenti trillando “Sentite che buooona!!” finché i piatti non tornarono vuoti e gli amici non si misero a boccheggiare, stravolti e ammutoliti dal tradimento; e così, con viltà, salvai me stessa dall’ingestione di ulteriore urina felina. Sono passati anni, e c’è chi ancora non ha mandato giù il piscio di gatto e la mia mossa sleale.
3. La falsa assunzione di colpa
- Scopo: non infierire sul prossimo.
- Vittima: la famiglia (o meglio, io stessa).
- Grado: imbarazzante.
Quando ero ragazzina, per qualche tempo mia nonna fu ospite a casa mia. Le sue giornate, tra solitudine e difficoltà deambulatorie, venivano alleviate dalle lunghe ed esose chiamate interurbane ai parenti del Sud (erano ancora i tempi del telefono fisso grigio con la rotella per comporre il numero, sì, sono praticamente un dinosauro). Mia madre, non sapendo come arginare la pratica senza apparire senza cuore, pensò bene di mettere un bel lucchetto al telefono – un lucchettino vero, comprato appositamente dal ferramenta! –, con la seguente motivazione del tutto inventata: impedire a me di sollazzarmi con le linee erotiche dell’144 (qualche altro dinosauro tra chi mi legge ricorderà l’esplosione del fenomeno e le assemblee di genitori preoccupatissimi per l’innocenza dei loro pargoli). Con la minaccia, mi fu impedito di ristabilire la mia non colpevolezza: mia nonna prese a guardarmi con sospetto, e non smise mai. Ma almeno non si sentì mai offesa.
(Sarò felice di leggere nei commenti le vostre migliori menzogne, scatenatevi!)
La menzogna sul petauro maggiore
Ma torniamo seri, dopo questi fatui episodi rivelati giusto per controbilanciare un po’ il tono e impedire alla mia bile di tracimare su quanto segue. Veniamo al dunque e al 2018.
Tra le mille tipologie di menzogna esistenti, ce n’è una di grado super-mega-iper-ultra-plus: la menzogna piena di merda.
La storiella che la incarna ha per protagonista un ente chiamato VicForests. Vic perché lo stato australiano da dove scrivo è il Victoria; Forest, beh, si capisce.
Il meraviglioso petauro maggiore
Guardatelo: questo è un greater glider, o se preferite un petauro maggiore. È un marsupiale molto educato, discreto, notturno. Morbide orecchie giganti, occhioni curiosi, musino elegante e una lunga e folta coda.
È l’unico animale insieme al koala che si nutre esclusivamente di foglie e boccioli di eucalipto, anziché predare altre bestie o competere con molte di esse per il cibo. Il petauro maggiore dunque non importuna proprio nessuno, anche perché, piuttosto che affidarsi a rumorose vocalizzazioni, preferisce diffondere odori muschiati per comunicare con i suoi vicini di tana.
Abita nelle cavità degli alberi (specialmente in quelle più alte), da cui dunque dipende interamente per vivere; per spostarsi da un ramo all’altro, all’occorrenza può planare, grazie a un’apposita membrana tra gomito e ginocchio, simile – ma non altrettanto sviluppata – a quella del piccolo petauro dello zucchero (il quale però, per strano che possa sembrare, non è un suo parente stretto).
I gliders un tempo erano comuni nelle zone forestali dell’Australia del Sud e dell’Est, ma negli ultimi due decenni il loro numero totale si è ridotto di un terzo; da alcune aree sono già scomparsi. Per i soliti motivi: la perdita di habitat naturale e nuovi predatori introdotti dagli europei, soprattutto gatti selvatici. Oggi è ufficialmente una specie vulnerabile.
Entra ora in gioco Vic Forests, compagnia governativa del Victoria, incaricata di disboscare e bruciare foreste per ricavarne terreni e legname.
Non entro nel merito, più ampio, del disboscamento in generale, perché non basterebbe un blog solo per quello.
Vic Forests si è inventata un esperimento. Lo ha chiamato proprio così, con un colpo di genio: un esperimento.
Vic Forests si è messa a disboscare alcune aree con uno scopo preciso: per vedere se i petauri maggiori sopravvivono, e in che percentuale. Capite la genialità?
In pratica disboscano, vedono come reagiscono i petauri ( = in che percentuale muoiono) per individuare strategie migliori per i disboscamenti futuri.
Non fa una piega, vero?
Prima ancora di buttar giù alberi, vengono fatte delle stime: se in una certa zona che nei calcoli corrisponde a un certa quantità di esemplari vengono trovati più di dieci petauri maggiori, quell’area non si tocca. Se invece risultano, mettiamo, solo otto o nove animali, viene concesso il via libera alle operazioni.
(La ricerca si effettua con lampade speciali, che se dirette verso i petauri maggiori ne fanno brillare gli occhi da lontano, insieme a registrazioni di suoni di predatori per farli uscire dalle tane).
Facile, no? Imbattibile. Radiamo al suolo le loro case per vedere se possono essere messi al sicuro. Inoppugnabile. Mi inchino a tanta grandezza.
Ecco, forse quando si sceglie di mentire bisogna puntare in alto e farlo direttamente a questi livelli. Forse devo mettermi sotto per migliorare. Forse.
Sta di fatto che in questa società qualcosa puzza, e ben più forte del piscio di gatto.
(Fonti: la notizia è stata riportata da VNPA – Victoria National Park Association, The Age, e ABC qui, qui e qui).
Se mi leggete da Down Under e volete firmare la petizione, il link per invitare chi di dovere, se non altro, a mentire meglio, è qui.
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Grazie e buona lettura! 🙂
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