Il wallaby australiano: identikit di una vispa e minuta creatura che ama palesarsi quando meno te l’aspetti. E che ha un parente assai infido.
Il wallaby, come un canguro ma più piccolo
Non si sa precisamente cosa sia un wallaby e cosa non lo sia: al di sotto di una certa stazza, il canguro non è più un canguro, bensì un wallaby.
Ce ne sono di varie specie: cambia la coda, cambia il colore del pelo, cambia il tipo di tana.
Se poi è ancora più piccolo e abita in Tasmania, il wallaby è un po’ diverso e si chiama pademelon, ma è pur sempre un wallaby.
Saltella il wallaby, si ferma, odora, si acquatta, procede, si arresta. Ascolta. Mangia. Spia. Scompare. Ricompare. Fa dietrofront e si reimmerge nel bush. Ha le zampette appuntite, due occhi profondi e scuri, ciglia curiose e benevole. È erbivoro. È libero. Da nessuna parte si allevano wallaby.
Il wallaby saltella per vari habitat, vive quasi dappertutto; tranne che nel deserto vero, troppo arido anche per lui. Là il canguro resiste, il piccolo wallaby no. Lui preferisce zampettare dove è più fresco e meno infecondo: foreste, cespugli, intrichi di felci.
Come si reagisce all’apparizione del wallaby? Si spalanca la bocca per la sorpresa, ci si immobilizza, si sorride, ci si addolcisce. È un dono. Lo si saluta con la mano e con lo spirito. Se non si è da soli ad aggirarsi per la zona, si indica il wallaby agli altri, affinché tutti possano ammirarlo. Poi si passa oltre.
Ogni tanto il wallaby viene cacciato. Non scacciato: proprio cacciato. Una volta nel Sud me l’hanno servito in un hamburger. Ma è molto più gustoso il canguro. Non stupitevi, nel mondo si mangia quel che c’è, Australia inclusa… Su al Nord tropicale, invece del wallaby cucinano il coccodrillo.
Il parente cattivo del wallaby: il refuso
Non si sa precisamente cosa sia un refuso e cosa non lo sia: al di sopra di una certa soglia di ignoranza, l’errore diventa refuso.
Saltella il refuso, si arresta, si mette in mostra, si cela, si ripete, sparisce. Ascolta. Si nutre. Spia. Ha due occhi tondetti e scuri, gambette e asticelle impertinenti e dispettose. È libero e ribelle. Di cosa si nutre? Di incuria. A lungo gli si è data una caccia spietata, ma ultimamente pare che ne spuntino allevamenti qua e là.
Il refuso abita in vari ecosistemi, eccetto il deserto vero, quello della mente di chi scrive senza proprio averne alcuna idea – quello è troppo arido anche per il refuso, che allora non si chiama nemmeno più refuso bensì “toglietegli la tastiera”.
Alcuni habitat sono più naturali di altri, per questa creatura spesso ignara – o incurante – dello stigma che grava su di essa; e perciò meno esecrabili.
Bozze, messaggi, email, blog personali… Succede. Ammettiamolo. Non che per questo sia meno sgradevole, ma se lassù in alto ci sta il Signore e non noi comuni mortali, è anche per dettagli come questi.
Malefiche apparizioni
Però c’è refuso e refuso. I migliori refusi, scovabili finanche nell’habitat più improbabile, nonché migliori proprio in virtù della collocazione inattesa, assomigliano a questi:
- “Ciao, oggi ti svelo come diventare blogger” – Tre refusi.
- Quando ho scritto un guest post impeccabile e l’ho trovato online con refusi aggiunti, inesistenti nel mio originale inviato.
- Quando di questo stesso incubo ero vittima ripetutamente sul lavoro.
- “Pinco Pallino – Servizi di editing e correzione testi” – Tre refusi. Nella homepage.
- “Vuoi pubblicare? Mandaci la tua bozza per una valutazione”. Refusi.
- “Il nostro è un’istituto d’eccellenza. Iscriviti ora”.
- Maggior testata di informazione nazionale online – un servizio qualunque – Quattro refusi.
- Comunicato ufficiale del Ministero – Un refuso. Due errori.
Come si reagisce all’apparizione del refuso? Ci si immobilizza, si spalanca la bocca per lo sgomento. Se l’habitat è il proprio: si arrossisce e si mette in atto uno di quei rituali identificati dalla sociologia come utili a rimuovere istantaneamente la figuraccia, almeno nell’autopercezione. Se l’habitat è altrui, soprattutto se è retribuito, ancor di più se è osannato: si invoca Kim Jong-un, chiedendosi perché se ne stia in panciolle anziché fare il bene collettivo premendo un bottoncino colorato.
Non ho mai capito se la segnalazione del refuso sia per tutti socialmente accettabile oppure no. Cautela. Nel dubbio, nel mio ecosistema c’è una taglia sui refusi: chi me ne cattura uno riceve una ricompensa in gratitudine.
Comunque, secondo me, il wallaby è così delicato e accurato che di refusi non ne fa.
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