Mini-pièce sconsolata in atto unico
Scena Prima
Melbourne, esterno, giorno. Cammini per strada, immersa nei raggi del sole e nella tua musica, diretta alle tue occupazioni. Arrivi all’incrocio. Schiacci il pulsante del semaforo per prenotare il verde, con quell’estrema fiducia verso la vita che ti contraddistingue.
La canzone in cuffia finisce. Passano le macchine. Aspetti. Inizia una nuova canzone. In cielo cambia il tempo. Passano macchine dall’altro lato. Aspetti. Passano i tram. La canzone finisce. Ne inizia un’altra. Passano altre macchine da ogni direzione, inclusi un paio di portali dimensionali. Aspetti. Ricambia il tempo e ti abbronzi. Scatta il tuo verde.
Tempo trascorso: cinque-sei minuti. Tre-cen-to-ses-san-ta secondi.
Pensieri transitati per la tua mente: il caos, l’inquinamento, l’algoritmo di Google, il meteo, il tempo, l’attesa, le pari opportunità, la vecchiaia, la decrepitudine, l’aldilà, l’odio profondo, la lettera di protesta che (non) manderai al City Council, il reddito di cittadinanza che ha abolito la povertà, il degrado, i canguri, lo zen, i pappagallini, la stazione spaziale cinese in caduta libera, la crema solare, l’essere umano che è un virus, l’Urlo, le armi semiautomatiche, le benzodiazepine; il freddo dello spazio interstellare, migliaia di gradi sotto il punto di congelamento o zero assoluto Fahrenheit, Centigrado o Réaumur: le incipienti avvisaglie della prossima aurora (cit. <3 ).
Ti guardi intorno: solo australiani serafici, nessuno fa una piega. Morte interiore (tua).
Scena Seconda
Melbourne, interno, giorno. Mandi un’e-mail. Ne mandi una seconda. Una terza, e via così. Le risposte arrivano, nell’ordine: dopo tre giorni. Dopo tre settimane. Dopo un mese e mezzo. Non ti ricordi più cosa avevi chiesto, a chi, perché. Mediti di darti alla disciplina del lancio olimpico del pc, ma decidi di no, perché per gareggiare dovresti aspettare il “via”, e nel frattempo il tuo pc avrebbe anche i nipotini. Nell’attesa hai comunque iniziato e terminato un diario di memorie.
Scena Terza
Melbourne, esterno, notte. Stai scegliendo dove sederti per bere qualcosa. Individui due poltroncine libere e dall’aria confortevole proprio al centro del locale più vivace. Ti ci accomodi cercando con lo sguardo il cameriere. Aspetti. Pregusti la lista dei cocktail, anzi delle birre, ché i cocktail in Australia costano uno sproposito. Aspetti. Dieci camerieri ma nessuno ti vede, persino se fai segno e ti sbracci. Niente. Dopo un quarto d’ora ti alzi e te ne vai. Sei stato fuori al bar.
Epilogo
Ovunque in Australia, interno, giorno. Ordini due caffè. Se lo segnano.
(Non si muovono).
Aspetti. Ti arrivano un capello bianco e una ruga.
(Sipario, mestissimo)
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