Oggi parliamo di un argomento pop: le serie TV australiane Netflix!
[Ultimo aggiornamento: 24/07/2020]
Serie TV australiane Netflix che meritano la visione
A lungo mi sono detta troppo sospettosa dei telefilm Aussie, come se alla visione potessero imprigionarmi in un mondo fatto di Vegemite e parlata gommosa; ma alla fine ho ceduto alla curiosità e ho aperto Netflix. Risultato: del disagio e del divertimento. Vi racconto cosa ho guardato nei generi più disparati, e a chi possono piacere. Se ne conoscete altre, aspetto i vostri consigli!
Nota sugli attori: l’Australia, a dispetto della sua vastità, è un grande paesone dove si conoscono tutti, e ciò si riflette sullo schermo. Non vedrete quasi nessun prodotto per la TV dove non recitino attori che avete già visto altrove ieri e che rivedrete domani, in una danza dell’Eterno Ritorno. Nelle serie di fiction qui sotto, tutte hanno qualche interprete in comune, preparatevi quindi alla sorpresa cognitiva altresì nota come retrouvailles o effetto Carramba.
Questo elenco conferma anche l’assoluta supremazia di Melbourne come multiforme e animata location australiana preferita da filmare, e non potrebbe essere altrimenti.
Ma cominciamo!
Secret City (2016-2019, 2 stagioni), serial politico
Genere: thriller politico scritto probabilmente da un algoritmo
Livello: principianti e insonni
Tra le serie TV australiane Netflix, questa è l’ideale per chi non vuole nemmeno provare a concentrarsi, ma si accontenta di guardare le figure alla ricerca di un po’ di suggestione.
La trama intricata in cui una giornalista specializzata (Anna Torv, attrice australiana dall’accento talmente poco nativo da farsi tranquillamente seguire in lingua originale) indaga su scandali e omicidi che si insabbiano tra le aule del Parlamento, è infatti completamente accessoria – la bellezza della serie sta nei luoghi.
La capitale Canberra, costruita appositamente con lo scopo di fare da sede centrale governativa, viene filmata in tutta la sua invernale, malinconica bellezza, quella della poesia del nulla e dei fantasmi. C’è tutto l’essenziale: il verde che sconfina prepotentemente negli spazi cittadini, il lago artificiale ad affiancare le macchinazioni umane, il canto rivelatore delle gazze, lo stridore dei cacatua neri a rivelare un altrove che non si mostra mai, il buio morale dopo il crepuscolo, le oscure alture panoramiche e i luoghi del Potere, dove si decide del resto del continente. Alla fine potrete anche dire di esserci stati.
La protagonista è così agguerrita che persino dopo che la aggrediscono, le sparano e la abbandonano a dissanguarsi nella vasca da bagno, nella seconda stagione torna alla carica pettinata e senza traumi. Beata lei!
Nella prima stagione, i cattivi sono i cinesi – e noi non possiamo che sorriderne, in un Paese che fa dell’immigrazione gialla uno dei suoi principali componenti del PIL. Consiglio: ora che avete letto questo, va bene anche guardare solo la sigla. Merita!
Upper Middle Bogan (2013-2016, 3 stagioni), commedia degli equivoci
Genere: commedia crudelmente buonista
Livello: principiante/intermedio, asociali in training
Questa serie scanzonata che castigat ridendo mores senza farvi uscire dalla comfort zone è perfetta: fa ridere e insegna cose, sociologicamente parlando.
Trama: un’elegante dottoressa della medio-alta borghesia – casa perfetta, un bravo marito architetto, due gemelli giudiziosi e un’anziana madre di raffinato bon ton inglese – scopre di essere stata adottata. Shock! La madre biologica, che insiste per riallacciare i contatti, abita in periferia con la sua famiglia di rumorosi e variopinti tamarri, i bogan del titolo. Orrore e raccapriccio! Marito e moglie bogan trascorrono i weekend a competere in gare di drag racing (che non saprei descrivere se non come un automobilismo breve in linea retta, oscenamente cacofonico), mentre i tre figli (la ragazza madre sboccata, la svampita fissata con il fitness, lo scemo trucca-motori) guardano con sospetto la neo-sorellastra e il suo mondo altolocato.
Con il tempo tutti si affezionano a tutti, ma gli imbarazzi della famiglia borghese non finiscono mai, espediente che permette a noi di saperne di più, ridendo molto, sul modo di vivere Aussie. Le feste di natale, la moda, le raccolte fondi, l’abitare, la scuola… Con Upper Middle Bogan ho imparato molte cose sull’Australia, salvandomi dal doverle vivere davvero.
Instant Hotel (2017-2019, 2 stagioni), per chi usa le serie TV australiane Netflix per viaggiare
Genere: pseudo-reality di lusso per amanti degli zoo virtuali
Livello: holiday planner per povery
A scuola, nell’ora di geografia (sacrosanta, ma esiste ancora?), arrivati all’Australia si dovrebbe proiettare questa serie di alto interesse orografico-faunistico.
Il format è quello, solito, di una manciata di coppie che a turno ospitano il resto dei partecipanti nella propria enorme casa, riarrangiata per fare da hotel esclusivo, per poi darsi i voti a vicenda e cercare di vincere un premio. Il valore aggiunto sono le location: tutte le regioni tipiche australiane, di cui si esplorano anche le attrazioni e le attività turistiche. Crociere con i coccodrilli, pernottamenti in case sotterranee con annesse miniere di opali, garage anni 50… Guardatela con le carte di credito in un’altra stanza, o senza accorgervene starete già prenotando un volo per venire in visita quaggiù.
E poi i partecipanti! Per ammirare un folto campionario di australiani veraci, guardate Instant Hotel e sarete a posto per sempre.
Offspring (2010-2017, 7 stagioni), soap del languire
Genere: commedia-drammatico, per fanciulle sospiranti
Livello: principianti, diabetici in trattamento
Iniziamo col dire che, se cercate casa a Melbourne, questa serie corale fa per voi. Uno dei personaggi lavora dell’immobiliare, e vi farà visitare tantissimi appartamenti e partecipare alle tipiche aste australiane in esterni, in cui ci si raduna in piedi di fronte ai cancelletti delle case e si fanno offerte folli.
Offspring, girato nel quartiere hipster di Fitzroy, è utile anche per capire il fenomeno tradizionale delle famiglie australiane pachidermicamente allargate, con appendici e scampoli da tutte le parti (gli offspring sono i discendenti), tanto disagio ma un’incapacità patologica di stare soli.
Ora. Mi duole fare del sessismo, ma potete benissimo tralasciare questa serie a meno che non siate donne che amano fantasticare prima di addormentarsi. So che ci siete, vi vedo!
Trama: ruota intorno all’ostetrica Nina (Asher Keddie, bravissima) a cui gli sceneggiatori si impuntano per far trovare il Vero Amore mettendole accanto uno dopo l’altro colleghi giovani e aitanti e osservandola gestire le vampate. Ma proprio quando intuite il meccanismo e state per rovesciare gli occhi sbuffando, cioè quasi subito, si presenta il nuovo pediatra del reparto. Assai plausibilmente costui è divorziato, dalle buone maniere, interessato a lei e così attraente da farvi convincere che avete sbagliato tutto e che dovevate iscrivervi a medicina e trovare lavoro al St Francis Hospital. Allora cosa fate? Con la stessa razionalità della vita reale, vi mandate giù tutte le stagioni. Languite e vi struggete. E poi, non paghe, ne volete ancora. Non vi biasimo, amiche.
Please like me (2013-2016, 4 stagioni), la migliore tra le serie TV australiane Netflix
Genere: commedia-drammatico, per cinici con un cuore che pulsa
Livello: intermedio/esperto/devoti alla causa della salute mentale
Con questa serie brillante e irriverente ambientata a Melbourne, sono passata dalla diffidenza all’adorazione grazie al talento di un solo uomo, Josh Thomas, giovane comico del Queensland che si è scritto da sé la sceneggiatura e poi l’ha interpretata, dirigendo persino alcuni episodi.
Trama: Il giovane Josh viene lasciato dalla fidanzata perché, cito abbreviando, “Tanto sei gay”; a cui lui risponde “Sai che c’è? Perché no!”, per darsi subito all’esplorazione delle relazioni omo. Intanto, la madre affetta da bipolarismo tenta suicidi e intesse amicizie in clinica con altre donne disagiate, il padre si rifà una vita con una giovane asiatica venuta giù con la piena, e il migliore amico vegeta, autocompiacendosi della sua mediocrità.
Ho adorato tutte le stagioni: sono scritte indorando i drammi della vita di umorismo e sarcasmo, ma con sentimento. I personaggi sono vivi, le battute taglienti e spesso politicamente scorrette. A tratti c’è persino della poesia. Insomma: dell’intelligenza viva e genuina! Non perdetevela, migliora con le stagioni, come ci piace credere di noi stessi. C’è anche un episodio tutto ambientato – in gita – nella meravigliosa natura della Tasmania.
72 Dangerous Animals – Australia, per rabbrividire
Genere: documentario dopato
Livello: principianti, impressionabili e rimorchiatori del giovedì sera
Questa è per voi se appena sentite “Australia” rispondete molto originalmente “bestie feroci!”. Il montaggio è quel che è (non l’ho mai raccontato, ma ho un diploma di gioventù in montaggio video che mi ha donato un occhio sensibile, il quale qui, a volte, ha sofferto parecchio), ma si imparano un sacco di informazioni e aneddoti sugli animali pericolosi indigeni, quelli che se incontrati non promettono niente di buono. Il velenosissimo rospo delle canne, la medusa con i fili lunghissimi e sottili quanto un capello, l’uccello cava-occhi… Ora per non venirmi a trovare, oltre alle 27 ore di viaggio, avete una scusa in più.
Conoscete qualcuna di queste serie TV australiane Netflix? Vi piace? Vi fa schifo? Voglio sapere! 🙂
Ti è piaciuto questo post?
Segui Lucy the Wombat su Facebook!
Oppure iscriviti qui sotto per ricevere i nuovi post via e-mail (il tuo indirizzo verrà utilizzato automaticamente solo per questo scopo)!
Lascia un commento