Leopoli, Ucraina: cosa vedere in 2 giorni, e soprattutto cosa fare se oltre al turismo tradizionale si intende soprattutto cazzeggiare? Com’è fatta l’indomita terra slava che in un weekend già si intravede?
[Ultimo aggiornamento: 23/07/20]
Leopoli: perché andarci (e cos’è Spacoland)
Il turista apprezzerà appieno la cittadina di Leopoli qualora in lui dimori un peculiare binomio di passioni: 1) l’effimera emozione di sentirsi ricchi sfondati, degustando commoventi porzioni di cibo e bevande alcoliche e ritrovandosi il portafoglio ancora pieno a fine soggiorno, grazie a un faustissimo cambio monetario; 2) la cultura Spaco.
Nella mia cerchia di amicizie italofone politicamente scorrette, l’aggettivo “spaco” racchiude con affetto quei Paesi dell’Europa Orientale la cui popolazione, grazie alla rassicurante fisionomia facciale per nulla imbronciata e alla raffinatezza di un look sempre sobrio ed elegante, viene definita tramite il baldanzoso motto in rima baciata “Spaco botilia, amazo familia“.
(Ma non fraintendetemi: per numerosi motivi personali, Spacoland mi è carissima, sempre sia lodata!).
Perché si chiama così?
Ho quindi accolto con grande emozione l’opportunità di trascorrere uno spensierato weekend in un’amena cittadina spaco: L’viv, ovvero Leopoli, seconda città ucraina e città del leone (e “di Leone”: l’ucraino, bontà sua, non possiede l’articolo).
Da sempre, a Spacoland tanti grandi uomini si chiamarono e si chiamano Leone (Lev, eponimo che in questo caso era uno dei primi Principi della regione in epoca medievale); mentre a noi oggi con questo nome non rimangono che scampoli di un glorioso passato, incarnati da personaggi di dubbio gusto quali il compianto Leone di Lernia (R.I.P.) oppure l’inconsapevole baby figlio di quella folklorica coppia blogger+rapper che sponsorizza se stessa. Comunque. Cosa aspettarsi da un weekend ucraino?
Di seguito, l’elenco delle mie sconcertanti scoperte e rasserenanti conferme sull’amena Leopoli e sugli spaco locali. Miti e realtà.
Che lingua si parla a Leopoli
MITO: La formula “Ucraina + alfabeto cirillico = degrado postsovietico”.
REALTÀ: A differenza di Kiev, la capitale molto più “russa”, Leopoli è stata sovietica solo per cinquant’anni, mentre per il resto dei secoli fu principalmente polacca. Per un periodo, noi polentoni norditalici e loro, gli spaco, siamo stati persino compatrioti sotto il potere dell’Austria-Ungheria! (Ma non per questo i ristoratori spaco hanno imparato a servire i clienti decentemente e senza broncio, con buona pace dei nostri virtuosi istituti alberghieri).
Ergo: non è il caso di fare gli splendidi sfoderando il proprio russo claudicante per ottenere del cibo, nell’illusione che “tanto è quasi uguale”. Si riceveranno solo occhiatacce e risposte in ucraino. Magari si comprenderà lo stesso, ma il senso di figuraccia storica sarà impietoso (insieme al serpeggiante sospetto di uno sputo nel caffè). L’inglese aiuterà solo poco di più; meglio essere pronti all’adrenalina di una comunicazione gestuale sempre incerta.
MITO: nei paesi spaco è bello approfittare della barriera linguistica per esprimere i propri pensieri ad alta voce con spontaneità e scioltezza.
REALTÀ: dopo aver giudicato e parlato male di tutti i presenti in coda all’aeroporto, si scopre che la suddetta coda è formata per intero da agguerritissime badanti spaco, probabilmente detentrici di una laurea specialistica in lingua italiana, e da graziose mogli bionde e ingioiellate di ricchi CEO brianzoli.
Trasporti pubblici
MITO: incarnato dalla mia candida amica F., che a inizio viaggio chiede fiduciosa e sorridente “il taxi lo paghiamo con la carta?”
REALTÀ: il tassista spaco, che attende fuori dall’aeroporto biascicando “taxi?” come se stesse offrendo droga, va approcciato con aria torva e overconfident, biascicando una contrattazione del prezzo (da corrispondere in banconote sgualcite) possibilmente in lingua locale. Poi si sale sulla vettura illegale, facendosi rimproverare per aver allacciato le cinture, e si prega in silenzio per la propria vita.
MITO: la modernità ormai è uguale dappertutto.
REALTÀ: autobus spaco fatiscenti, motoveicoli parcheggiati in mezzo alla strada e lasciati lì, auto vetuste dallo stesso probabile valore affettivo che avrebbe una vecchia Trabant per un cittadino dell’ex DDR.
Leopoli, Ucraina: cosa vedere e cosa fare per essere felici
MITO: evitare le trappole per turisti.
REALTÀ: girare la città sul trenino giallo panoramico che parte dalla piazza principale (con tanto di display per il commento multilingua e auricolari in regalo! Basta poco) è un’esperienza imprescindibile. Laverà via almeno una piccola parte di senso di colpa per essere partiti già stanchi e non timorosi di trascurare la Cultura in favore dei ravioli tipici e delle birre medie a un euro.
MITO: ipotizzare una visita o un’attività “se non costa troppo”.
REALTÀ: ricordarsi che ci si trova nell’economia spaco, farsi una risata e scialacquare felici il proprio denaro.
MITO: “faremo solo letture intelligenti!”
REALTÀ: da una valigia (non mia, l’identità del detentore rimarrà anonima) spunta fuori ciò:
MITO: la sobrietà è nelle piccole cose.
REALTÀ: la seguente tastiera dell’internet-café spaco. (Costo della stampa della carta d’imbarco: 5 centesimi).
Gastronomia
PREMESSA: vale la pena bearsi della fiorente tradizione gastronomica di un popolo che, tra il 1929 e il 1933, perse milioni di persone a causa di una carestia inflitta (L’Holodomor, “morte per fame”) che aveva tutti i tratti del genocidio.
MITO: assaggiare tutto e dappertutto, uscendone sempre ristorati e appagati. Tra la casuale ispirazione del momento e quel satanasso di Tripadvisor, consiglio di scegliere sempre la prima.
REALTÀ #1: incarnata di nuovo dalla mia amica di viaggio F., la cui sventurata dieta, per un mix di necessità di salute e gusti personali, impone: no carne, no pesce, no lattosio, no pasta, no pane, no aglio né cipolla, no alcool, no cibo, no aria, no niente, no.
REALTÀ #2: io e la mia dolce metà, oltre al nostro, ci spartiamo sistematicamente il pasto dell’amica F.; qualcuno dimagrisce e qualcun altro ingrassa, ma tutti siamo felici.
FATTO: la cosa migliore della cucina spaco sono i ristoranti georgiani.
MITO: i ravioli tipici georgiani contengono carne e brodo (entrambe le cose dentro al raviolo) e sono serviti in porzioni da tre.
REALTÀ: gli spaco si mangiano le borse del ghiaccio.
Per concludere la sezione con ridondanza, una piccola galleria di pornografia del cibo, al quale a fine soggiorno ho detto addio con la stessa amarezza della fine di un amore estivo.
Leopoli, Ucraina: cosa vedere tra la gente
MITO: il pregio della moda italiana e la sua indiscussa influenza mondiale.
REALTÀ:
La gente non sorride. Lo so, lo so che non è un popolo che ha tanto da ridere, ma quando al tono di tutta una collettività nessuno contribuisce con la propria iniziativa individuale, siamo messi maluccio.
MITO: niente è più odioso degli italiani che in aereo applaudono all’atterraggio.
REALTÀ: gli spaco applaudono alla fine del volo e pure all’inizio.
MITO e REALTÀ: la sciura spaco dalla pettinatura all’avanguardia, che fa la foto al monumento con un cellulare che non fa le foto. Vincitrice indiscussa.
Leopoli, Ucraina: cosa vedere per capirla davvero
Nonostante l’ottundimento da cibo, e la voglia di passare due giorni di assoluta spensieratezza, difficile non notare il degrado, a Leopoli. Cerca di nascondersi, eppure spunta fuori dalle facciate erose dei quartieri residenziali, più numerose di quelle risistemate delle zone turistiche; e dal grigio dei cortili, dei segni del tempo non curati e dei materiali da costruzione abbandonati.
Si respira quella durezza tipica dell’anima slava, che è un’anima bella e grande, grezza e calda, speculatrice e pragmatica, che si affaccenda da sotto alla sua scorza dura, temprata da secoli di fede e di sopportazione.
La bellezza di Leopoli non sta solo nelle sue innumerevoli chiese di ogni tipo e nei palazzi colorati di un centro storico protetto dall’UNESCO, ma soprattutto nelle tracce tangibili di spinte e strappi di ripetute pressioni esterne contro genti in lotta per mantenere una propria identità.
Anche (e soprattutto) per questo amo Spacoland, incondizionatamente. Sarà che ho un debole per le sfighe.
Se siete stati a Spacoland, fatemelo sapere! 🙂
(Disclaimer: ceci n’est pas un invito a prescindere dalla vostra fida guida turistica, né un’apologia dell’indolenza).
Il sito in inglese da cui iniziare a organizzare una visita a Leopoli è qui.
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Grazie e buona lettura! 🙂
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