È la mia prima volta, nonostante non sia più in Italia da due anni: metterò in pratica le istruzioni su come votare dall’estero, e sono un po’ emozionata. Per cosa di preciso, poi, bene non si sa, vista la situazione in patria. Ma mi sento comunque attenta e importante, come il cacatua quando, sovreccitato, dispiega tutta la crestina gialla. Poter votare anche dagli antipodi, che privilegio!
Come votare dall’estero: le fasi
Esprimere la propria preferenza politica da italiani all’estero comporta diversi step. Tappe da eseguire con rigore, dedizione e convincimento per mantenersi motivati, nonostante troppi segnali storico-sociali inneggino al degrado civico. Tra l’uno e l’altro step è possibile ripetere mentalmente “Step up!”: lo stesso incoraggiamento con cui si cercherebbe di indurre il suddetto cacatua, se restio, a salirci su un braccio.
1: Iscriversi per tempo all’AIRE e aspettare le schede elettorali a domicilio, da compilare e rispedire.
2: Assistere con sempre maggiore bile all’appropinquarsi della data limite per votare, ma non al pervenimento delle schede.
3: Controllare sui gruppi Facebook degli italiani disagiati in Australia se si tratti di condizione condivisa oppure sventura isolata.
4: Decidere se rallegrarsi o deprimersi del fatto che le schede sembrino non essere ancora arrivate a nessuno.
5: Contattare il consolato d’Italia a Melbourne, cercando rassicurazioni.
6: Non ricevere risposta.
7: Tornare sulla piazza virtuale di Facebook e prepararsi ad approfondire il topic “Come votare dall’estero”. Farsi una camomilla preventiva.
Come votare dall’estero secondo gli italiani su Facebook
8: Abbrutirsi nell’anima e perdere ogni voglia di vivere davanti a connazionali che postano la foto delle schede elettorali chiedendo a sfregio “RAGAZZIII mi è arrivata a casa, cosa devo fare??!?!1”.
9: Ignorare il chiaro istinto omicida-suicida così innescato e, non paghi, leggere le fantasmagoriche risposte altrui (che non sono in grado di riportare, sorry). Peggio: commentare, facendo timidamente notare che non è Facebook la sede più adatta a mettere insieme informazioni, e che le buste ricevute contengono già tutte le istruzioni da seguire.
10: Rilevare come il suggerimento passi accuratamente inosservato, mentre gli italofoni sono passati ad accapigliarsi su una questione non più di forma bensì di sostanza, e che già fu tanto cara agli abitanti di South Park. Ovvero, la scelta ben ponderata tra l’elezione al potere di una Peretta Gigante e un Panino alla Merda.
11: Sentirsi rispondere “Daiii dobbiamo aiutarci tutti”. Al che, domandarsi cosa mai ci accomuni a qualcuno che, in un italiano nativo eppure discutibile, dichiari di sostenere partiti che ostacolano e colpevolizzano le immigrazioni. Qualcuno che ignori che siamo quaggiù, nell’emisfero di sotto, è proprio perché ce ne siamo andati da Paese A a Paese B facendo ciao ciao con la mano, per campare più decentemente. Chiedersi perché mai bisognerebbe aiutare un tale nugolo di disperso plancton umano a interpretare i fenomeni circostanti.
12: Già che si è lì, sorbirsi pure coloro che dall’Italia, sognando di mollare tutto e scapparsene anche loro in Australia, oppure a Bora Bora, ma non potendo, accusano “Noi almeno restiamo qua a lottare”.
13: Decidere che la soglia quotidiana di sdegno è stata ampiamente raggiunta. Infilare le infradito, la porta di casa e recarsi di persona al consolato.
Come mantenere la calma al consolato
14: Non trovare nessuno ad aprire la porta nonostante si sia in orario. Riuscire a entrare solo dopo un po’, approfittando di un tizio che esce per puro caso.
15: Mantenere un tono di voce sottilissimo e un profilo basso, nel timore di essere approcciati da uno di quei casi umani di Facebook che siedono in sala d’attesa e da cui ci si farebbe indirettamente indurre a emigrare istantaneamente sugli anelli di Saturno.
16: Scoprire dall’impiegata che le schede non sono arrivate quasi a nessuno perché il consolato le ha inviate all’incirca dopodoMAI. E perché le poste australiane ora consegnano la posta non più tutti i giorni ma solo uno su due, neanche ci fosse una pandemia. È perciò possibile richiedere un duplicato immediato, o affidarsi alla Madonna.
17: Mentre il proprio duplicato è in stampa e la Madonna tira un sospiro di sollievo per essere riuscita a evitarsi l’accollo, sbirciare al di là del vetro dello sportello. Notare il gradasso troneggiare in bella vista di tre cimeli nazionali: uno stemma del Comune di Bergamo (?) che pare la gualdrappa del mio antico e magnificente cavallo Lego; uno scatolone dal marchio “PUOPOLO – Halal pizza topping”; un portadocumenti etichettato in tutta onestà “CASI COMPLICATI”.
18: Uscire stringendo in mano la propria busta con scheda elettorale nuova di zecca, dopo essersi fatti raccomandare (con tanto di gesto esplicativo che strappa fogli immaginari) che in caso di ricezione tardiva della prima scheda, quest’ultima andrà distrutta.
19: Pensare in cuor proprio che se la scusa per non far votare online è stata quella del timore di brogli… Così invece siamo proprio in una botte di ferro.
20: Riprendere il tram verso casa. Bearsi della vista della linea del mare blu blu blu da dietro il lungomare di palme. E per un attimo (ma solo per un attimo) scordarsi di tutto il degrado, a ogni livello. Sentirsi come nella dantesca valletta amena. Che sempre all’inferno stava, ma almeno c’era il pratino.
Ti è piaciuto questo post?
Segui Lucy the Wombat su Facebook!
Iscriviti qui sotto per ricevere i nuovi post via e-mail (il tuo indirizzo verrà utilizzato automaticamente solo per questo scopo).
Grazie e buona lettura! 🙂
Lascia un commento