Attentati di Parigi, 5 anni dopo. Ai morti e ai vivi

Attentati di Parigi 5 anni dopo

Ai morti

Sono passati esattamente cinque anni. Siete tutti ancora lì, a terra, nella stessa posizione. Per sempre. Vi scopro mentre mi portano fuori, tra chiazze scivolose rosso scuro sul pavimento, vetri frantumati e intonaco disintegrato. Non vi muovete di una virgola. Tutti con un dettaglio che non va: un braccio troppo storto, una macchia troppo grande sulla schiena, un’immobilità troppo definitiva. Vi vedo ancora, tante notti, dal mio letto, anche in capo al mondo. C’è silenzio. Sembrate tranquilli.

Come state? Avete trovato la pace? Ve ne siete fatti una ragione? Perché io, qui da dentro la vita, no. Almeno, però, nonostante quaggiù sia piena di magagne, mi barcameno. Voi, invece, non vi riesco ad accettare. Non con le vostre magliette insanguinate, i vostri arti caduti a terra male, le ultime parole già consce che non vi hanno lasciato pronunciare. Non so cosa dirvi. Che senso ci trovate, voi, in tutto questo? Se lo sapete, me lo potreste rivelare? Una risposta sensata da parte vostra mi aiuterebbe. Dicono che ce ne si va in tanti modi in fondo uguali, ma la verità la sappiamo solo noi: andarsene per assassinio di massa è differente.

Arriverà il giorno in cui non vi vedrò più? Spero di no, perché credo che incontrarvi almeno ogni tanto vi sia dovuto. Perché sarei potuta essere al vostro posto, e l’oblio mi avrebbe fatto male. Perché al momento, ancora oggi, la mia visione del mondo siete voi – e senza visione del mondo, un animo è perduto. Siete voi il motivo per cui ad alcune cose rispondo di no e ad altre di sì, all’inverso della convenienza. Voi siete il mio orizzonte di attesa, la mia confusione dei ruoli; il mio svincolo dal percorso, il mio granulo nel liquido. Spero che possiate esserlo sempre meno, ma di una cosa state certi: non vi dimentico. Mai.

Ai vivi

E voi altri, i vivi, i compagni di sventura? Come state? Voi che state dall’altra parte della frontiera, che parlate la lingua giusta, che fate rete, che avete pubblicato i libri? Voi con le vostre vite, i vostri incroci, le vostre malattie e ribellioni?

Tu con il fiocco tra i capelli. Tu che ami le onde dell’oceano. Tu straniero come me. Tu con il tuo piccolo e nobile blog. Tu che hai avuto un bambino. Lui ha i tuoi occhi? Sarà gentile come te? Tu, se mi pensi sorridi? E tu che mi sei amico, e che per tutto questo non sei stato male mai: come fai, quale segreto nascondi? E perché mai vorresti essere come me? Ma non mi vedi? E tu, che mi eri solidale fino a che non ho abbassato la guardia, non sei ancora fallito? Sbrigati. Tu, hai trovato uno bravo? Tu che eri un bluff. Tu che convivi con l’assenza. Tu che non esci più da sola. Tu che hai dovuto reimparare a camminare. Tu che riscopri la gioia. Tu che sogni di fare il bene. Tu, che qualche tempo dopo ti sei ammazzato. Tutti voi. Come state? Da lontano, vi penso e non dimentico, anche se vorrei.


(Foto: Pixabay)

Lucy the Wombat

Human. Italian. Survived a mass shooting in Paris, moved Down Under for a life reboot. Blogging about Australia, Europe, Italy, beautiful creatures, post-trauma, and this strange world. (Avatar created with: "Le Bouletmaton" by Zanorg).

63 pensieri riguardo “Attentati di Parigi, 5 anni dopo. Ai morti e ai vivi

    • 12 Novembre 2020 in 22:32
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      E tu invece? Tu come stai amica mia? Questi cinque anni non sono passati invano, perchè un pezzetto alla volta hai (ri)costruito un’altra te. E fidati, sta venendo molto bene

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      • 13 Novembre 2020 in 19:15
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        Aww ❤ Mah, io oggi per non pensarci sono andata a vedere i koala. 😅🐨

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          • 13 Novembre 2020 in 22:29
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            Allora, mi sono dimenticata, ma tra poco (visto che finalmente ci si può spostare) vado in un posto che si chiama “camping under koalas”, e allora te li saluto eccome ♥️ PS: come state? Niente covid?

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            • 14 Novembre 2020 in 00:55
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              Purtroppo ci siamo incappati anche noi….l’ha preso mia figlia, fortunatamente in forma quasi asintomatica. Noi tre siamo stati in quarantena fiduciaria e ieri abbiamo fatto il tampone, risultando tutti e tre negativi. Ora dobbiamo aspettare martedì, per rifarlo anche a lei. Speriamo di esserne fuori!

  • 13 Novembre 2020 in 00:39
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    Non riesco a mettere mi piace a questo post, dico solo che ho pianto leggendolo. Un abbraccio

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  • 13 Novembre 2020 in 03:09
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    Quante domande, amica mia. Quanti legami non recisi. Quanti vorresti che lo fossero. Alcuni non lo saranno mai, forse. Altri un giorno ti guarderai dietro e dirai: non ci sono più.
    Quando uno scrive col cuore arriva sempre all’anima.

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  • 13 Novembre 2020 in 04:28
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    Cara Lucy, il tuo articolo mi ha profondamente commosso, per i vivi, per i morti e per te, che con la tua disponibilità a mostrare le tue ferite, così come sono, a chi ti legge, sei la coraggiosa testimone dei sopravvissuti. Il tuo cammino, anche dall’altra parte del mondo, non è facile, lo capisco bene, cerca però di accettare il dono di essere sopravvissuta, senza più chiederti il perché. Accettalo, ama te stessa, con le tue fragilità e spendi l’amore che hai dentro, questo ha sempre un senso, giustifica la vita. Forse non potrai mai dimenticare, ti auguro soltanto che presto il dolore si plachi, quel che tanto che basta a sopportare i ricordi. Un caldo abbraccio da me, che sto da questa parte del mondo, ma che riesco a sfiorarti con le lunghe braccia del mio cuore.

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  • 13 Novembre 2020 in 07:47
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    Interrogare… interrogarsi… innalza il pensiero a vette vertiginose…

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  • 13 Novembre 2020 in 07:59
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    Leggo e piango…non so dirti altro, non posso! Ma ti abbraccio forte!!! ❤

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  • 13 Novembre 2020 in 09:45
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    Non potranno che essere tutti lieti delle tue parole.

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  • 13 Novembre 2020 in 21:51
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    A volte sembra non resti altro che abbracciare il nonsenso e germogliare da lì.
    Di quell’evento tu comunque sei qualcosa di buono.

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  • 14 Novembre 2020 in 09:26
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    Ciao “Lucy”, sapessi quanto ti ho pensata in questi giorni. Hai detto bene, vorresti dimenticare, ma non vuoi dimenticare. Una posizione generosa

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  • 15 Novembre 2020 in 00:20
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    Lucy, un abbraccio. Non so che dire, ma ti seguo con affetto.

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  • 15 Novembre 2020 in 02:29
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    Un abbraccio per queste parole contemporaneamente amare e dolci. Buona vita Lucy.

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  • 28 Maggio 2021 in 09:44
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    Mi sono commossa leggendo. Sai, un amico è morto in un attentato qualche anno fa, e lo sono venuta a sapere da un social. Ne sono rimasta traumatizzata io, che ero da tutt’altra parte, che comunque stavo bene nonostante il cuore rotto per la sua perdita. Non voglio immaginare il dolore di chi, questa disgrazia, l’ha vissuta da dentro.
    Può non valere, me ne rendo conto, ma mi dispiace che tu abbia dovuto vivere tutto questo.

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