Tra le isole australiane più belle da vedere nel Sud del continente, impossibile non passare una giornata a Phillip Island. Questa è la cronaca di un giorno sull’isola del tempo sospeso, dove tra avvistamenti di koala, pinguini, pellicani e altri animali selvatici, bionde interiori e motori, sembra sempre Natale!
Phillip Island, un gioiello tra le isole australiane del Sud
Per chi come me si trasferisce pieno di speranze nel Victoria, Phillip Island è uno di quei posti di fronte ai quali ci si sente come l’eroe riluttante di fronte alla Suprema Prova di Valore. Tutti non fanno che ripetere che bisogna assolutamente amarla, alla stregua dei regali sotto l’albero! Quindi se, come me, si diffida per natura, la si immagina come minimo come una malefica trappola per turisti che inghiotte il viaggiatore, tramutandolo irreversibilmente in un Minion o in un Umpa Lumpa. Al contempo, però, la forza delle aspettative è possente, perciò si approda sull’isola già sovraeccitati, con il terrore di perdersi qualche parte dell’esperienza.
Ringrazio dunque il mio Ospite Eminente, che proprio come Babbo Natale ha solcato i cieli di tutto il globo per venire a visitare me e la mia dolce metà (che da qui in avanti compariremo con le identità alternative di Bionda Dentro e Guidatore Interdetto). Grazie a lui, per desiderio di impressionarlo, ho avuto l’occasione di organizzare una ricca gita di un giorno nel magico regno naturale delle creature selvatiche, dei paesaggi spettacolari e delle attrazioni accattivanti. Insomma, della felicità ultranatalizia. Il momento che aspettavo per decidermi ad affrontare l’isola e partorire un responso al quesito: vale davvero la pena visitarla?
Per cosa è famosa Phillip Island
Assai nota anche internazionalmente tra le varie isole australiane, Phillip Island è lunga 29 km, quindi la si gira in auto.
È così chiamata in onore del signor Phillip, primo governatore del New South Wales, la prima colonia britannica sul continente. Da lì partì l’avventurosa esplorazione, a bordo di una baleniera, delle coste meridionali; l’isola fu scoperta nel 1798, e fu subito considerata come punto di insediamento ideale per pescatori e agricoltori. Un lato sull’oceano e uno rivolto alla baia; pascoli, spiagge, wetlands, bush, foreste di eucalipti, animali selvatici… “non manca niente!”, devono aver pensato. Intorno al 1850, la comunità bianca si era ormai ben stabilita qui, e subito si dava al fish & chips.
Oggi ci si aspetterebbe un luogo sovrappopolato e ricolmo di seconde case dove venire a svernare se si è ricchi e nullafacenti, invece non è così. Al di là di qualche paesino, il territorio è poco abitato, verdissimo tra zone selvagge e pascoli, e ha tutta l’aria di voler rimanere tale. Meno male!
Girare la zona ricorda lo scartare i pacchi natalizi: stesso umore esaltato, stessi gridolini di felicità, quella di coloro a cui piace vincere facile. Quindi, ecco i “doni” ricevuti:
Incontri con gli animali selvatici
Appena messo piede sull’isola, dopo il tramonto, Guidatore Interdetto esclama all’improvviso da dietro al volante “WOMBAT!”. Fu così che Bionda Dentro incontrò il suo primo vombato in libertà, che attraversava la strada a passo svelto. Non uno morto investito come al solito, né uno dentro a un parco faunistico… ma proprio uno vivo, vegeto e selvatico!
The Nobbies, il punto di osservazione all’estremità Ovest
L’estremità occidentale di Phillip Island è abitata da un gran numero di maestose oche di Cape Barren, che scorrazzano libere con pulcini al seguito nei paraggi delle loro casette apposite. Tra tutte le isole australiane, le particolarissime oche hanno eletto questa come la loro preferita.
Da qui si percepisce la presenza della grossa colonia di otarie orsine che sta di casa poco lontano, ma senza davvero vederla: la manutenzione dei binocoli a disposizione è stata dimenticata, perché non ne funziona neanche uno. Ma il miracolo avviene ugualmente: nella calma, ogni traccia di misantropia che solitamente abita Bionda Dentro viene spazzata via. La fanciulla, in assenza di qualsivoglia altra presenza umana, si scopre persino serena e amante del prossimo! Ciò grazie al fatto che qui si respirano solo natura, vento, onde, uccelli e lepri saltellanti (il vantaggio di non essere agricoltori: si possono non odiare le lepri, non ci distruggeranno il terreno!).
San Remo: lo spettacolo del pasto dei pellicani
Trattasi della cerimonia durante la quale Bionda Dentro scatta le sue prime foto con un vero zoom, e gioisce con la stessa intensità di quando da piccola ricevette il castello Lego con il fantasma. La nutrizione dei pennuti si svolge ogni giorno alle dodici in punto, non proprio sull’isola ma nel villaggio dall’altra parte del ponte che la collega alla terraferma, San Remo (non stupitevi del nome, poco lontano c’è anche Sorrento!).
I pellicani si confermano creature educatissime e rispettose: a mezzogiorno si sono già tutti radunati, senza strepitare, in attesa della ranger che compare puntualissima con un enorme carico di casse di pesce, in modo che nessuno rimanga a digiuno. Succede questo:
Poi i pellicani, grati, si disperdono in mare, da dove erano arrivati, mentre il piccolo capannello di spettatori umani si avvia in direzione opposta, pronto a sua volta per andare a pranzo. Di nuovo sulle sponde di quella che, per quanto non si sappia se lo sia più delle altre isole australiane, di certo è bizzarra quanto basta.
Il Centro Protezione Koala
In quest’area protetta aperta al pubblico nel 1992, Ospite Eminente può finalmente assistere con i suoi occhi allo scalpitare di Bionda Dentro di fronte alla prospettiva di vedere nuovi orsetti koala. Lei uggiola e pigola, prima di impazienza e poi di scioglimento di fronte ai pallottini grigi appisolati sui loro rami, ammirabili da vicinissimo grazie a un sistema di passerelle tra gli eucalipti. Koala pronti da scartare, senza neanche lo sforzo e la sorpresa di quando li si cerca e trova in natura. Ma a Natale non si va troppo per il sottile… orsetti koala, basta questo!
Il Discovery Centre realizza il sogno di chiunque voglia informarsi su vita, morte e miracoli delle sempre più rare bestiole, introdotte sull’isola nel 1870 e poi, a partire da un secolo dopo, in declino per numero di esemplari. È spiegato proprio tutto: che verso fa il koala, come interagisce, com’è fatto alla nascita, e pure come fa la cacca! Si esce espertissimi. (Se anche voi volete diventarlo senza dover venire fin quaggiù, potete leggere questo post!)
Nota: un posto del genere è simile a (almeno) quello che si trova su un’altra delle isole australiane del Sud: la meravigliosa Kangaroo Island. Ma non per questo è meno fantastico.
Il parco circostante è pieno di galah, i tipici pappagalli rosa svolazzanti, che a coppiette entrano ed escono dai nidi ricavati nei tronchi degli alberi. Da lontano ridacchia persino un kookaburra!
Un vanto tra le isole australiane: il circuito del Gran Premio di Phillip Island
Bionda Dentro (qui verrà rivelata l’origine del suo alias) ha deciso che in onore di Ospite Eminente, grande fan di motori, si visiterà il circuito delle gare di motocicletta (e Supercar). Percorso che affaccia direttamente sul mare e promette viste spettacolari, suggestive e panoramiche nello stile proprio delle isole australiane meridionali.
Il primo Australian Grand Prix è del 1928: al tempo non c’era ancora il circuito vero e proprio, ma solo un rettangolo di quattro strade chiuse al traffico per l’occasione. Le vetture da corsa erano trasportate sull’isola in traghetto, perché il ponte è arrivato solo nel 1942! Poi negli anni Cinquanta il sito si dota delle caratteristiche di Circuito Internazionale e diventa proprio cool a tutti gli effetti (tranne agli occhi di Bionda Dentro, che durante la visita sospende il giudizio, ma che continua a ritenersi perplessa sulla necessità di uno sport tanto rumoroso, tanto più in un locus amoenus come la nostra isola).
Il Museo del Circuito di Phillip Island
Nell’annesso museo, Bionda Dentro osserva dunque le moto con aria finto-acuta, osserva le auto, di nuovo le moto, le auto, le moto, le targhe commemorative, le foto d’epoca e non capisce niente; tranne la tamarrissima Kawasaki verde fluo, che non serve comprenderla, è verdissima e bellissima e questo basta. Parcheggiata è ancora più bella, così, come simpatico complemento d’arredo.
Poi Bionda Dentro costringe con crudeltà Guidatore Interdetto (altrettanto incompetente e disinteressato) a farsi fare il book di foto sul podio con in mano il casco, la coppa e la bottiglia di champagne, mentre Ospite Eminente rimira il tutto al culmine della felicità natalizia. Infine è la volta della visita al circuito, a cui si può accedere direttamente in macchina e senza pagare, perché è giorno di prove. “Che fortuna!”, pensano i nostri, subito pentendosene.
Dentro, è la totale inintelligibilità: le indicazioni sono assenti o incomprensibili, Guidatore Interdetto procede a caso tra capannoni, auto parcheggiate e percorsi criptici, e si fa assalire dall’ansia di finire per errore sulla pista; seguono discussioni concitate “Vai di qua!”, “No vai di là, lì passano le moto!”, finché a due passi dal cedimento nervoso, Guidatore Interdetto esclama “Bionda, mi stai facendo sbagliare tutto!”, che lei interpreta come un vortice di significati esistenziali sottesi, che la spediscono in paranoia totale per le successive due ore.
Ospite Eminente, indeciso se chiamare il Dottor Stranamore o tentare di appisolarsi sul sedile di dietro per la frustrazione, nel dubbio si fa cogliere da inattesi conati di vomito (l’unico sbocco panoramico sul mare di cui i tre riusciranno a testimoniare), sempre nel terrore condiviso che all’improvviso spunti una Kawasaki a fare di tutti una bella frittata. Meglio ritirarsi, scornati, senza nemmeno aver provato i go-kart, né veri né al simulatore. I canguri ornamentali all’uscita salutano pigramente, beffardi.
La Penguin Parade, la sfilata dei pinguini!
La parata dei pinguini è sponsorizzata come attrazione numero uno di tutta l’isola. Attira visitatori non solo da tutto il Victoria, ma anche dagli altri stati australiani. Ogni sera, subito dopo il tramonto, gli esemplari della colonia di pinguino minore blu (i più piccoli pinguini esistenti!) tornano a casa dopo la giornata trascorsa in mare, passando veloci lungo la spiaggia, e passettino dopo passettino raggiungono i loro nidi tra gli scogli e i cespugli. È possibile assistere alla scena da alcune piattaforme di osservazione, per sentirsi infine completi.
Sounds good!, IN TEORIA.
Qui però entra in gioco l’essenza natalizia dell’isola, quella del business degli acquisti, con l’introduzione del lucro su uno spettacolo naturale che con l’uomo non ha proprio niente a che fare.
Come si assiste alla parata dei pinguini
Forte della consapevolezza che il turista ami spendere soldi in esperienze, ancor di più se il gesto gli consente allo stesso tempo di esprimere anche il livello del proprio benessere economico, i gestori del Phillip Island Nature Park hanno escogitato pacchetti differenziati a seconda del grado che l’ego del visitatore ritiene di dover occupare nella stratificazione della Kasta:
- Sei un poraccio? Seggiolino di osservazione in piccionaia. I pinguini non sapranno neanche che esisti.
- Sei medio? Posto a distanza media. Come la tua esistenza media da persona media.
- Sei ricco? Posto Premium in prima fila. Ok, ci vedi bene. Bravo. Clap clap.
- Sei V.I.P. (o cinese e ricco)? Posto deluxe scavato nel terreno con visuale ad altezza suolo, protetto da una barriera di plexiglas antivento per una experience ancor più ravvicinata. Con un piccolo extra, sedili rivestiti in pelle umana. I pinguini faranno finta di non conoscerti.
Il tutto sempre se il turista riesce a superare la preselezione all’ingresso, ovvero il Test della Volontà: uscire vivo dal megaparcheggio (in fase di iperampliamento), dal quale si evince perché il resto dell’isola sembri deserta (sono tutti qui, in barba alle leggi della fisica!). E poi affrontare la coda chilometrica con due ore di anticipo per garantirsi il posto.
Qui il rigurgito di ribellione dei tre protagonisti viene improvvisamente a galla; tutta la misantropia che sembrava essere evaporata dai loro cuori ricompare in grande stile. Si interrogano alla maniera di Sean Connery che, in punto di morte, chiedeva a Kevin Costner “E tu? Cosa sei disposto a faaare?”, per poi spirare dissanguato. No, loro non sono disposti. Anche perché vivono a St Kilda, dove i pinguini fanno la stessa cosa ogni sera, gratis. Tiè. Responso: Natale sì, consumismo classista e smodato no. Dietrofront e ritorno a casa, in tempo per il tramonto!
Grazie per avermi seguita fin qui, till next time!
[Ultimo aggiornamento: 25/07/20]
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Grazie e buona lettura! 🙂
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