Tra una meraviglia e l’altra del SEA LIFE Melbourne Aquarium, questo articolo è anche uno scongiuro per il ripristino di una dote semidimenticata, per il bene dell’umanità. Ma partiamo dall’inizio.
(Aggiornato: 23 luglio 2020)
Come visitare il SEA LIFE Melbourne Acquarium
Potevamo nascere termosifoni, posaceneri, clacson, e invece no, siamo nati umani e ci siamo evoluti (forse), perciò almeno approfittiamone come possiamo. Se ci troviamo a Melbourne, saremmo dei pazzi a non far tappa al SEA LIFE, l’acquario cittadino.
Parliamo di un ammiccante e variopinto tempio acquatico dove, dietro compenso di qualche decina di dollari (o più, se si intende anche portarsi a casa la borraccia-pesce palla, o il posticcio fotomontaggio del proprio ritratto in coppia con lo squalo peluche), al visitatore pagante è concesso stordirsi di meraviglia e di fiducia nell’evoluzione. Un’esibizione di vasche oceaniche e di bolle in vetro dalle quali bearsi del tempo eterno, della vita ignara e tenace, e dell’evidenza del fatto che l’uomo non ha inventato niente che la natura non avesse già previsto. Più un certo straniamento misto a delusione, nel sapersi bipedi implumi con i piedi per terra e la testa per aria invece che in acqua.
Ma come visitare il SEA LIFE senza sacrificare né l’entusiasmo di guardare al bello, né l’illibatezza della propria fedina penale? Ci arriviamo, ci arriviamo.
Visitare e fare da guida
Ma prima di condividere alcune tra le scoperte dell’esplorazione, il pensierino del cuore (a riprova del fatto che oltre a un discreto odio per l’umanità nutro anche un cuore):
C’è solo una cosa più bella del passare il tempo nel proprio posto preferito: tornarci accompagnando qualcuno. Avere occhi nuovi per sé e per l’altro. Meravigliarsi una seconda volta, ancora e di più, guardando ma soprattutto mostrando, perché quel che si dice è vero: sharing is caring. ❤
Fine del pensierino del cuore e ritorno al mio mood preferito, quello sbalordito.
Ecco alcune tra le cose che prima di oggi mi erano ignote:
Le creature più belle del SEA LIFE Melbourne Aquarium
I coralli non sono vegetali, sono animali (ok, questo lo sapevo già, ma ci penso sempre come a una nuova scoperta).
Certi pesci hanno ciglia più lunghe delle mie.
Altri si vestono persino meglio di me (non che ci voglia molto, da quando vivo in Australia).
Alcuni hanno due sole dimensioni, più alti che lunghi, e senza larghezza.
Ce ne sono di belli, di brutti, e poi c’è lui: il pesce con il naso.
Esiste una tartaruga ancestrale col naso da maiale.
Poi c’è lo squalo che al posto del naso ha direttamente una motosega.
Alcuni pesci hanno una sacca in cui si portano dietro l’acqua da respirare, e così possono uscire ad esplorare la terraferma.
Fino a che non si estinse, i mari erano infestati dal megalodonte, uno squalo lungo tre volte il grande squalo bianco. Aveva 250 denti (!) e mangiava balene per cena. Al SEA LIFE potete farvi fotografare dentro le sue fauci.
Certi pinguini in fase di muta (moulting) sembrano degli orsetti, ugualmente marroni e pelosi.
Il Pinguino Reale (questo sopra) soffre della sindrome del secondo classificato, perché nell’ultracompetitiva Antartide il Pinguino Imperatore gli ruba tutta la celebrità.
Se oggi vi sentite scoraggiati, ricordatevi che anche il Gentoo Penguin, questa bestiola qui sotto, non sapeva cosa ci stesse a fare al mondo, prima di scoprire che sott’acqua poteva guizzare a 36 km/h ed essere il più veloce uccello nuotatore. Da qualche parte c’è per tutti il proprio exploit, basta solo sperimentare fino a trovarlo.
Essere una rana e gracidare saltellando nella foresta pluviale è un’ottima opzione per una vita futura.
I coccodrilli sembrano finti, finché non si muovono impercettibilmente.
Alcuni cavallucci marini girano travestiti da alghe per non farsi notare (e si fanno fotografare sfocati).
Osservando la simbiosi più poetica del pianeta, avevo sempre pensato di essere come quel famoso pesce, che tra una nuotatina e l’altra si acquatta tra le falde dell’anemone di mare per cercare protezione dai predatori; e invece no: io sono l’altra parte del binomio, l’anemone. Pungo e ulcero, scoraggiare (con la a) is the new black. Tranne quando ho un cuore.
La Grande Barriera Corallina
Durante un romantico weekend sulla Luna con Airbnb, non dimenticate di osservare a occhio nudo la Grande Barriera Corallina. Questo capolavoro vivente ospita 400 specie di coralli, 1500 specie di pesci, 4000 di molluschi, 25 di mammiferi marini e 25 di uccelli.
Molte di queste creature non sanno neanche che esistiamo, eppure tutte sono a rischio per colpa dell’impatto umano sull’ambiente. Eppure, gli acquari continuano a preferire la narrazione felice a quella più aggiornata dei coralli in gran parte sbiancati – sai mai che qualcuno si perturbi. Al SEA LIFE Melbourne Aquarium, solo in un angolino poco illuminato è in mostra una bottiglietta di plastica in acqua che, guardacaso, non si biodegrada. Osare is not the new black.
(Se a qualcuno interessasse un documentario autorevole e meno festoso sullo stato attuale degli oceani e della Grande Barriera Corallina, consiglio quello pregiatissimo di The Years Project, nel video qui sotto. Oltretutto è presentato, udite udite amiche millennial, da Joshua Jackson – Pacey di Dawson’s Creek! Per qualche amante degli occhioni blu blu blu oltre che del mare blu blu blu, saranno dunque due documentari al posto di uno).
SEA LIFE Melbourne Aquarium, pesci virtuosi e visitatori immondi
Veniamo infine, come anticipato, all’encomiabile e definitiva virtù dei pesci.
Questi animali sono stupefacenti per tanti motivi – per l’ingegno delle loro branchie, delle squame, delle pinne, delle vesciche natatorie gonfiabili e sgonfiabili, ma soprattutto per una genuina e mai scontata qualità: il silenzio. I pesci tacciono. Pace. Quiete. Tranquillità. Luxe, calme et volupté. Poche cose sono più belle di veder fluttuare i pesci. In silenzio. Zitti.
Solo loro tacciono, però.
Non tacciono i visitatori dei pesci; né soprattutto i figli dei visitatori dei pesci, che urlano, strillano, corrono, sbattono, rotolano, rimbalzano, slittano, cantano.
Non tacciono i genitori dei satanici pargoli, incitandoli a sovreccitarsi ulteriormente nel totale disdegno del prossimo (altrettanto pagante).
Né tacciono i marmocchi nemmeno in pausa sulla tazza del wc, sicché io e il mio accompagnatore ci chiediamo: ma quando eravamo piccoli noi, facevamo tutto ‘sto casino? Ovviamente no.
E allora cos’è successo? Quando comportarsi sguaiatamente nei luoghi pubblici è diventato accettabile? Perché non c’è una politica museale che impedisca e sanzioni il baccano sfrenato? Che catturi i mocciosi malefici e li dia in pasto ai polpi, o alle mante, o al calamaro gigante, quella bestia mostruosa che assomiglia a Chtulhu?
Cosa ne direbbero i pesci, se potessero parlare? Misteri abissali.
Concludendo
Morale #1: c’è il baraccone pop, sì, ma c’è soprattutto bellezza al SEA LIFE Melbourne Aquarium, tanta, di quella vera, profonda.
Prima della visita, comunque, consiglio un bel training autogeno sulla necessità di non farvi prendere da un raptus di odio sociale e non liberare il coccodrillo all’ingresso della starnazzante area “L’Era Glaciale” affinché divori i più maleducati.
Morale #2: nessuno mi affiderà mai un post sponsorizzato.
Disclaimer: La questione degli animali in cattività è qui volutamente tralasciata; ci tornerò prossimamente per raccontare dell’enorme Lone Pine Koala Sanctuary di Brisbane.
Siccome è stato subito amore ed epifanie di bellezza, la mia prima visita al SEA LIFE Melbourne Aquarium l’ho raccontata qui.
Vi lascio con un intramontabile brano a tema 🙂
Per organizzare sul sito ufficiale la visita al SEA LIFE Melbourne Aquarium, clicca qui.
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Grazie e buona lettura! 🙂
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