Animali che nascono in un uovo, vengono allattati e sono molto, molto confusi!
Benvenuti sul post tutto dedicato a platipo e ornitorinco, due stupende creature spesso fraintese.
(Aggiornato il: 24 luglio 2020)
Un po’ di teoria preliminare
Fino ad oggi, questi elusivi animali australiani:
- Sono stati tirati in ballo per dimostrare l’esistenza del senso dell’umorismo di Dio;
- È stato loro affibbiato il leggero e per niente intimorente aggettivo “filosofico”, a formare un binomio inossidabile che ancora interpella i più;
- Sono stati eletti a modello di comportamento e a mascotte dell’astutissimo neomovimento multipotenziale;
- Uno dei due è stato selezionato per confrontarsi retroattivamente con Kant, e per mandarne in crisi concetti piccini e trascurabili quali la categorizzazione dell’intero mondo;
- Se solo Leopardi li avesse conosciuti in tempo, ce li saremmo ritrovati senz’altro in qualche Operetta Morale, a dialogare con un elettricista o con un impiegato postale;
- Gli aborigeni, quanto a loro, narrano che i primi esemplari siano nati dalla violenza fatta ad un’anitra da parte di un rakali, o topo d’acqua.
Molto bene.
Insomma: capirete che per questo post ci ho un po’ l’ansia.
Ma figuriamoci loro! L’ennesimo post su di noi, e questa mo’ che vuole? Loro che magari, dentro, si sentono fatati cavalluccii marini, e nessuno che abbia mai colto questo tratto fondamentale della loro persona. Ansia.
La scoperta di platipo e ornitorinco
Loro che, la prima volta che ai naturalisti inglesi fu dato di osservarli, arrivati freschi freschi d’Australia ormai belli imbottiti di paglia e pronti per essere esposti in una teca, sembrarono talmente inusitati che tutti li liquidarono con uno sbrigativo “Nah, è uno scherzo”, prendendosela con il povero imbalsamatore che con una cinesata tarocchissima ante litteram li avrebbe gabbati.
E invece.
L’eccezionalità del platipo e dell’ornitorinco riesce a mandarci in crisi tutti quanti: noi, la nostra pazienza, il nostro sistema di conoscenze e persino il linguaggio.
Prendiamo il platipo.
Significato del platipo
Il platipo è la rabbia di Calibano che vede il proprio volto riflesso in uno specchio, e insieme che non lo vede, come piacerebbe a Schrödinger. Pertanto molti non reggono, impazziscono (mi viene il dubbio di essere tra questi) ed ecco che fioccano strali a caso da ogni dove, ma anche slogan, in stile “Stay hungry, stay foolish, stay platypus”.
Eppure ricordo bene come mi sono sentita alla prima comparsa di questo inconfondibile animale davanti ai miei occhi, allo zoo di Melbourne (perché per trovarlo in the wild senza aiutini ce ne vuole), poco dopo il mio trasferimento in Australia.
Mi sono sentita esattamente come quando, a scuola, la professoressa di filosofia iniziò a spiegarci Cartesio, la professoressa di francese a spiegarci Descartes, e solo dopo un po’ di lezioni dell’una e dell’altra, a furia di rilevare somiglianze tra i due personaggi (ma pensa: questo pensa, dunque è! quest’altro cogita, dunque est!) mi resi conto con sgomento che si trattava dello stesso individuo, senza che mi avessero avvertita; e che per di più ero costretta a restarmene nell’omertà.
Mi sentii più tradita di quando, alle medie, mi dissero che quel dottore pronunciato “Froid” che interpretava liberatoriamente i sogni era lo stesso che si scriveva “Freud” e che aveva inventato quel simpaticone del Super Io, con la sua elegante valigetta con cui se ne andava in giro a distribuire ansia. O di quando scoprii che il signor Nietszche dei libri era nientepopodimeno che quel pazzo furioso che dalla cattedra veniva chiamato, e non a torto, “Nice”, e che però si diceva che avesse ucciso Dio, quindi tanto nice forse non era.
Insomma, il mondo è piccolo (sebbene non così piccolo come quello di una mia ex-collega, che da adulta era convinta che Cartesio fosse Erasmo da Rotterdam, non chiedetemi perché), eppure quel che sappiamo a volte non basta.
Ma torniamo con ansia al platipo, che anche lui è piccolo oltre che ansioso, pesa giusto un chiletto o due:
Eccolo.
Ta-daah! L’ornitorinco. Dai, l’avevate capito. Sono la stessa cosa.
Platipo = ornitorinco. Etimologia
Il suo nome scientifico completo è Ornithoryncus anatinus, dove il secondo termine rimarca la somiglianza con le fattezze di un’anitra (anas, in latino). Infatti:
Ornito=uccello, rinco=muso. Ha il becco.
Se poi sia anche rinco alla maniera di molti il lunedì mattina, non è dato saperlo, ma a giudicare da come si muove lesto, al limite dello schizzato, non direi, anzi probabilmente è assai sveglio. O forse è solo l’ansia.
Quanto all’appellativo platipo, è nato prendendo le due parole greche platus=piatto e pous=piede e inventandosi un finto latino moderno platypus, alludendo ai suoi piedi piatti. Voilà!
Dove vive e com’è fatto
Il platipo abita lungo tutta la fascia più a est dell’Australia, dove si annida vicino ai fiumi o a zone paludose.
Così può starsene un po’ in acqua come un anfibio, nuotando con le sue zampette palmate (i piedi piatti di cui sopra) e la coda da castoro a fargli da timone insieme alle zampe di dietro; e un po’ fuori dall’acqua, gironzolando a riva con quel corpicino da lontra (e per questo la membrana delle sue manine palmate è retrattile, così oltre a sguazzare riesce anche a correre e scavare).
I suoi quattro arti si sviluppano di lato e non verso il basso, più come un rettile che come un mammifero; però ha un bel manto denso e folto, che fino a un secolo fa faceva sì che ci fossero in giro cacciatori di pelliccia di ornitorinco (come anche di koala).
Ma soprattutto, e come lui al mondo solo l’echidna, l’ornitorinco è un oviparo e contemporaneamente un mammifero. Cioè fa le uova e le cova (per lui niente marsupio), però poi i figli li allatta, che la vita è una e tanto vale trattarli bene, prima che sopraggiunga l’ansia anche per loro.
La femmina di ornitorinco non ha mammelle: il latte per i piccoli fuoriesce direttamente dai pori della pelle, in due “zone” mammarie. Quanto a dei pori per far spurgare l’ansia, ci sta lavorando, evoluzione permettendo.
L’ornitorinco e un nuovo ordine
L’ornitorinco risulta da sempre talmente inconsueto che alla fine i naturalisti, sull’orlo dell’esaurimento nervoso, decisero di inventarsi un sesto ordine di classificazione degli animali oltre ai cinque ormai classici dei mammiferi-ovipari-pesci-rettili-anfibi, e questo ordine si chiama dei monotremi, all’insaputa dei diretti interessati, e comprende appunto solo echidna e ornitorinco, e basta. Ovvero: se non trovi, inventa, e andrà bene, almeno fino a prima di internet.
Cosa fa il platipo? Ma come, non è abbastanza il farsi carico della proiezione di cotali pretese umane, tipo tener su quasi da solo un’intera categoria? Tipo venir confuso con qualunque altra creatura o persino oggetto? Dovrebbe anche fare qualcosa? E poi?
Comportamento dell’ornitorinco
Il platipo semmai è lì per ricordarci che no, non siamo padroni di tutto, c’è e ci sarà sempre quel quid che sfugge al nostro controllo, alle nostre parole, ai nostri schemi e costrutti – e meno male, aggiungo.
Perché se anche non lo si conosce oppure se lo si incontra ma ignorandone il nome, lui esiste lo stesso. Come quel famoso albero che cade nel bel mezzo della foresta disabitata, che ci si domanda se faccia rumore o no fin tanto che non c’è nessuno a sentirlo; eppure il tonfo lo fa ugualmente, con buona pace della nostra pretensione di essere portatori delle uniche orecchie valide. Un po’ come per gli ultrasuoni, o le radiazioni, o il krill, che nessuno di noi l’ha mai visto davvero, ma sta alla base della catena alimentare e se un giorno sparisce son dolori.
L’ornitorinco comunque pasteggia con un po’ di tutto: vermetti, larve, ma soprattutto ama sondare il fondo dei fiumi per trovarci dei carnosi crostacei da spolpare. Non avendo i denti, si mette in bocca pure dei sassolini presi dal letto del fiume con i quali si aiuta a masticare (da appuntarselo per i tempi duri dell’attesa della dentiera della mutua). In realtà alcuni molari li ha, ma li perde subito, prima ancora di imparare a nuotare. La logica. Ma lo si ama così.
Come fa a trovare il cibo, visto che quando nuota tiene gli occhi chiusi, come me?
Usa la elettrolocazione. Che non è la corrente A2A in affitto, ma un modo per percepire altri corpi viventi grazie agli impulsi elettrici e ai movimenti meccanici che questi producono e che lui, agitando la testa di qua e di là in continuazione, sa captare con precisione.
Altri fatti: il maschio platipo non può mai prendersi il tumore alla prostata, perché non ha la prostata.
In compenso è velenoso! Nelle zampe posteriori ha uno sperone con cui all’occorrenza può iniettare del veleno nei nemici, tale da uccidere piccoli animali e da mandare comunque all’ospedale noi umani.
Solo che non lo sfrutta abbastanza, altrimenti avrebbe imparato a sfogarsi su un campione random di detrattori per poi diventare placido come un canguro, e invece niente, si tiene tutto dentro e trabocca d’ansia.
E così, si capisce anche come da qui al filosofeggiare di qualcuno, il passo sia breve. E anche all’ansia, diamo pure la colpa agli impulsi elettrici.
Bene, ora sapete tutto sul platipo e altrettanto sull’ornitorinco.
Se ne incontrate un esemplare, almeno voi, non interpellatelo, che già così è assai agitato di suo.
Al massimo donategli una monetina, così che possa vedersi riflesso nello specchio. O meglio di no.
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Grazie e buona lettura! 🙂
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