Cari tutti, oggi vorrei che mi seguiste in un viaggio puramente ipotetico che tratta di cultura australiana. O meglio, degli australiani. Partiamo.
Bene non seppi, fuori del prodigio
che schiude la divina Indifferenza
(cit.)
Un’esplorazione controfattuale
Melbourne. Mettiamo che, nel meriggiare pallido e assorto, una abbia qualche ora da gettare alle ortiche. Supponiamo che una sia in possesso di un invito ad andare a impersonare il pubblico, quello che applaude, durante la registrazione di una puntata di un varietà televisivo. Ipotizziamo che costei, attratta dalle situazioni estreme, decida di andarci, e che lo show sia l’equivalente australiano di quello con Gerry Scotti in cui si vincono i fantomatici milioni in gettoni d’oro, in onda nella fascia oraria in cui la gente, mentre la cena sfrigola nel forno, affamata com’è si manderebbe giù anche la nonna morta e sempre conservando il sorriso. Immaginiamo che, all’arrivo in studio, presso un rovente muro d’orto, alla nostra protagonista passiva si requisisca il cellulare e si faccia firmare un accordo in cui acconsente di non parlare mai con nessuno dell’esperienza. Mettiamo.
Vagheggiamo che, dentro un teatro di posa pieno di festanti luci colorate, per scaldare il pubblico sia prevista un’animazione di tutto rispetto. Saporiti snack lanciati tra gli spettatori, lotterie al cardiopalma per vincere snack ulteriori, gag, incitamenti al battere le mani sempre più forte. Sugli schermi, sempre più zeri, ch’ora si rompono ed ora s’intrecciano. Facciamo che il presentatore, un signore imbolsito tanto quanto Gerry, saluti gli stranieri presenti in sala e ci chiacchieri affabilmente, mentre i suddetti stranieri, imbarazzati, attratti fin lì solo dall’esotismo della situazione e dalla promessa di un’abbuffata di cultura australiana, non hanno imparato neanche il suo nome e fanno figuracce; accanto a signore australiane che invece starnazzano e minacciano il lancio di reggiseni.
Lasciamo che fare un tifo da stadio a comando in uno studio televisivo si riveli divertentissimo, liberatorio, più catartico di un anno intero di pianti da sindrome premestruale.
Highlights di cultura australiana
Sospettiamo però che, sotto la parvenza di divertimento al neon fluorescente, serpeggi un certo male di vivere, non si sa se indotto dall’accurata orchestrazione del tutto, da quel piovere ricompense su concorrenti mediocri, da quel Good on you! che il presentatore ripete, trisillabica formula assolutoria, nel fingere di ascoltare l’autopresentazione dei candidati al montepremi. Quel mal di vivere che Montale avrebbe lapidariamente immaginato come il rivo strozzato che gorgoglia, l’incartocciarsi della foglia
riarsa, il cavallo stramazzato.
Attendiamo che finalmente la trasmissione entri nel vivo, e che gli sfidanti incomincino a competere a suon di cultura australiana, la loro cultura generale. La luce si fa avara – amara l’anima.
Concludiamo, infine, che l’anonima osservatrice-applauditrice, scorata, decida di raccontare alcuni dei successi nozionistico-culturali australiani. Immaginiamolo, sempre al condizionale. Cosa racconterebbe?
Non potendo narrare una storia lunga quanto il pi greco, ne estrarrebbe giusto dieci piccoli punticini, come quelli della scala verso il premio finale – scala immaginabile solo con in cima cocci aguzzi di bottiglia.
- Perth è a nord dell’Australia (secondo una concorrente australiana).
- La radice cubica di 27 è 9.
- La capitale del Perù è Madrid.
- L’Ucraina nel Settecento faceva parte dell’Impero Australiano. (Perché???)
- I Sette Peccati Capitali? Mai sentiti (voce di fondo: sono quelli dal film Seven!)
- Il famoso pittore Edvard Munch, quello de “L’Urlo”, era francese.
- Città italiane: Roma, Firenze, Dubrovnik.
- Dante Alighieri era un Papa.
- Il Cristianesimo è nato in Brasile.
- Sul podio, infine, incontrastata, la maestosa Vittoria alata, celeberrima scultura greca: lei, la famosa Champion di Samotracia. Eccola:
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