Ai morti
Sono passati esattamente cinque anni. Siete tutti ancora lì, a terra, nella stessa posizione. Per sempre. Vi scopro mentre mi portano fuori, tra chiazze scivolose rosso scuro sul pavimento, vetri frantumati e intonaco disintegrato. Non vi muovete di una virgola. Tutti con un dettaglio che non va: un braccio troppo storto, una macchia troppo grande sulla schiena, un’immobilità troppo definitiva. Vi vedo ancora, tante notti, dal mio letto, anche in capo al mondo. C’è silenzio. Sembrate tranquilli.
Come state? Avete trovato la pace? Ve ne siete fatti una ragione? Perché io, qui da dentro la vita, no. Almeno, però, nonostante quaggiù sia piena di magagne, mi barcameno. Voi, invece, non vi riesco ad accettare. Non con le vostre magliette insanguinate, i vostri arti caduti a terra male, le ultime parole già consce che non vi hanno lasciato pronunciare. Non so cosa dirvi. Che senso ci trovate, voi, in tutto questo? Se lo sapete, me lo potreste rivelare? Una risposta sensata da parte vostra mi aiuterebbe. Dicono che ce ne si va in tanti modi in fondo uguali, ma la verità la sappiamo solo noi: andarsene per assassinio di massa è differente.
Arriverà il giorno in cui non vi vedrò più? Spero di no, perché credo che incontrarvi almeno ogni tanto vi sia dovuto. Perché sarei potuta essere al vostro posto, e l’oblio mi avrebbe fatto male. Perché al momento, ancora oggi, la mia visione del mondo siete voi – e senza visione del mondo, un animo è perduto. Siete voi il motivo per cui ad alcune cose rispondo di no e ad altre di sì, all’inverso della convenienza. Voi siete il mio orizzonte di attesa, la mia confusione dei ruoli; il mio svincolo dal percorso, il mio granulo nel liquido. Spero che possiate esserlo sempre meno, ma di una cosa state certi: non vi dimentico. Mai.
Ai vivi
E voi altri, i vivi, i compagni di sventura? Come state? Voi che state dall’altra parte della frontiera, che parlate la lingua giusta, che fate rete, che avete pubblicato i libri? Voi con le vostre vite, i vostri incroci, le vostre malattie e ribellioni?
Tu con il fiocco tra i capelli. Tu che ami le onde dell’oceano. Tu straniero come me. Tu con il tuo piccolo e nobile blog. Tu che hai avuto un bambino. Lui ha i tuoi occhi? Sarà gentile come te? Tu, se mi pensi sorridi? E tu che mi sei amico, e che per tutto questo non sei stato male mai: come fai, quale segreto nascondi? E perché mai vorresti essere come me? Ma non mi vedi? E tu, che mi eri solidale fino a che non ho abbassato la guardia, non sei ancora fallito? Sbrigati. Tu, hai trovato uno bravo? Tu che eri un bluff. Tu che convivi con l’assenza. Tu che non esci più da sola. Tu che hai dovuto reimparare a camminare. Tu che riscopri la gioia. Tu che sogni di fare il bene. Tu, che qualche tempo dopo ti sei ammazzato. Tutti voi. Come state? Da lontano, vi penso e non dimentico, anche se vorrei.
(Foto: Pixabay)
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