STRANGE AUSTRALIA

Dal petauro dello zucchero, un infallibile test amoroso!

il petauro dello zucchero volante e un test amoroso

L’esotismo del petauro dello zucchero

(Aggiornato il: 23 luglio 2020)

Cari lettori curiosi, prima di darvi informazioni sul petauro dello zucchero (in inglese sugar glider), devo fare una premessa: io, per ora, l’ho visto solo in fotografia. Tra lui e me non è destino, non funzionerebbe:

  • Il petauro è un esserino minuto, notturno (da cui i grandi occhioni), tende all’iperattività, io sono l’esatto opposto;
  • Il petauro ama cenare al chioschetto della frutta fresca e zuccherina – il che spiega il suo nome -, io preferisco i cibi salati e ho un debole per i ravioli cinesi anche d’estate;
  • Il petauro vive nel nord dell’Australia, io nel sud del continente; lui gironzola anche in Indonesia, mentre io da quelle parti non ho mai sentito l’impulso di mettere piede. Posso solo sperare di incontrarlo in qualche parco faunistico.
petauro dello zucchero che mangia una mandorla e un vermetto
(Pixabay)

Un petauro dello zucchero come tecnica segreta

Però non occorre aver conosciuto di persona questa graziosa bestiola affinché la sua immagine ci torni d’aiuto nelle scelte di vita. Quali? Per esempio, valutare la probabilità del buon esito di una relazione romantica, solo auspicata o da poco instaurata, in virtù di un trucco infallibile, il test del petauro. Una prova semplice e immediata.

Vediamo cosa occorre sapere.

Da conoscere sul petauro, per effettuare il test

Prima di tutto il volo! Il petauro dello zucchero è un marsupiale, similmente a canguri e compagnia bella, ma con qualcosa di speciale: è un marsupiale volante. Questo grazie ai patagi, due membrane che congiungono le sue zampette anteriori con quelle posteriori permettendogli di spiccare grandi salti e planare per qualcosa come anche 70 metri (!).

Adesso però, pur sapendo che non servono per forza ali per volare, non pensiate di imitarlo con una tutina in spandex: lui può perché pesa solo 150 grammi, voi no (io non mi includo nemmeno poiché aborro gli sport estremi, e direi che quanto a spaventi ho già dato!).

Con l’aiuto della sua coda sufficientemente prensile, si arrampica con naturalezza sugli alberi passando dall’uno all’altro fluttuando, tanto da essere chiamato erroneamente scoiattolo volante (che esiste ed è un suo simile, ma non è un marsupiale).

Poi, avete presente quella grossa ghiandola che il koala maschio ha sul petto, per secernere ormoni? Il petauro maschio ce l’ha sulla fronte. Ma in fondo, in fronte è meglio averci una ghiandola piuttosto che una certa scritta ignota al portatore. Nella foto che segue, l’esemplare con il cromosoma Y lo troviamo a destra, con la ghiandola pronta per spandere testosterone:

petauri domestici maschio e femmina con ciotola di cibo
(Foto di OberonNightSeer, via WikiCommons)

Metodologia del test del petauro

Dicevamo che il test del petauro dello zucchero serve sopratutto a scartare prontamente potenziali partner dannosi, per evitare di farsi contagiare e/o danneggiare dal loro disagio mentale.

Il metodo ultrascientifico del test si basa su un fatto facilmente appurabile: curiosando sul web alla ricerca di informazioni sulla simpatica creatura, più che in aneddoti selvatici o in storie naturalistiche ci si imbatte soprattutto in svariate pagine web che spiegano quali accorgimenti adottare per prendersi un petauro. Farsi il petauro. Domestico.

Informazioni come: dove acquistare un petauro dello zucchero, quanto costa, quale tipo di gabbia è più adatta a lui (pare che debba essere alta almeno due metri), e come preparargli i pasti, rigorosamente a mano e con grande attenzione.

In vendita infatti non esistono preparati completi adatti a soddisfare la variegata dieta del petauro, che ha bisogno soprattutto di mangiare cibi freschi (vegetali e animali). Perciò occorre mettersi lì a spignattare appositamente per lui, altrimenti le carenze nutrizionali lo fanno ammalare non poco.

Ci avviciniamo al senso del test.

Accorgimenti nel comprare un petauro

Di carattere, il petauro dello zucchero è un animale assai sociale che in natura vive in gruppi. Perciò, scegliendolo come animale da compagnia bisogna prenderne almeno due – e dello stesso sesso, in modo che da due non passino a venti nel giro di poco. Altrimenti per lui scattano subito la depressione e persino le automutilazioni, in casi di particolare infelicità.

Ma anche in due, non è che per loro sia chissà che gran festa. Servono tanto affetto, attenzioni costanti e un buon legame con gli umani di casa, per almeno una decina d’anni di vita insieme da prevedersi.

Con quel suo musetto giudizioso, il petauro volerà – o meglio, tenterà di volare – da una stanza all’altra, preferibilmente a luci spente visto che ama stare sveglio di notte, e meglio se con pochi soprammobili in giro; meglio ancora se l’appartamento è grosso quanto la reggia di Versailles.

A questo punto i più avranno capito dove voglio arrivare: perché mai uno dovrebbe tenere proprio un petauro dello zucchero in casa propria? Per soddisfare quale impellente esigenza? Come gli viene in mente? Mi spiegate?

Eppure.

Possessori di petauri dello zucchero

Io già me lo vedo l’identikit di un tale soggetto umano: maschio o femmina – ma più spesso maschio, per la stessa legge non scritta per la quale ha luogo l’odioso, malefico mansplaining.

Non importa a che prezzo, ma lui si deve distinguere. Niente cani o gatti – troppo mainstream; noiose le tartarughe; passato il tempo dei pesci tropicali, dei porcellini d’India, dei criceti, dei coniglietti e di ogni animale addomesticato dall’uomo e abituato geneticamente a conviverci – lui no: lui dovrà avere un petauro. Dentro casa. Perché vuoi mettere.

Pazienza se la bestiola se la passerebbe molto meglio potendo planare a casa propria, in natura, tra gli alberi e gli insettini da piluccare qua e là. O se in un trilocale normale si vive con il rischio costante di dimenticarsi alzato il coperchio del wc. Il petauro non sa nuotare!

Risultati del test

Padrone di un petauro dello zucchero, l’umano si sentirà originale e anticonformista, potrà persino invitarvi a salire da lui dopo cena per mostrarvi il suo tenero animaletto; e voi potreste malauguratamente accettare, solo per scoprire che era serissimo.

Certo, potrebbe sempre raccontarvi, ammiccando mentre vi versa il vino, che il petauro maschio ha un pene biforcuto, adatto ai due uteri della femmina, per vedere come reagite. Sempre che non siate già fuggite lontanissimo, cosa che spero vivamente.

Conclusione volante

Petauro dello zucchero femmina su un ramo con vermetto
(Pixabay)

Perciò, amici, e soprattutto amiche: quando vi trovate a spulciare Instagram o Tinder o qualunque altra app del momento, cercate l’indizio di un petauro dello zucchero virtuale.

Ciò non significa che la persona che state valutando debba già possederne uno, cosa del resto non così probabile, bensì: potrebbe averlo? Questa scelta sarebbe compatibile con il resto della sua immagine e del suo carattere (termini sempre più intercambiabili)? Potete anche chiederglielo direttamente.

Se la risposta è sì, il mio consiglio è uno solo: lasciate perdere e chiudete tutto. O potrebbe finire così:


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Grazie e buona lettura! 🙂



Dopo aver scritto questo articolo ho incontrato dal vivo i petauri, in Tasmania!

Qui invece parliamo di un altro tipo di petauro, se possibile ancora più bello!

Lucy the Wombat

Human. Italian. Survived a mass shooting in Paris, moved Down Under for a life reboot. Blogging about Australia, Europe, Italy, beautiful creatures, post-trauma, and this strange world. (Avatar created with: "Le Bouletmaton" by Zanorg).

58 pensieri riguardo “Dal petauro dello zucchero, un infallibile test amoroso!

    • Non credo che sia una cima, ma spero almeno che capisca che faccio un appello in favore della sua indipendenza 😀

      Rispondi
      • Nella foto iniziale l’ho trovato tenero e carino, ma quando l’ho visto in azione volante mi ha fatto proprio ridere!!

        Rispondi
  • Ami il petauro? Lo vedi che è una cosa reciproca?
    P.S. che poi, letto il nome, pensavo fosse un animale che fosse afflitto da aereofagia!

    Rispondi
  • Concordo con Romolo, già il nome fa ridere! 😀
    Non conoscevo il tuo blog e la tua storia, grazie per essere passata dal mio così ho avuto modo di incrociarti!
    Buona vita down under!

    Rispondi
  • 😂😂😂😂😂😂😂ho già rischiato di morire col titolo😂

    Rispondi
  • Che carini che sono uaaah 😍😍😍💕
    Che nasino, orecchiette, occhietti! 😻

    Rispondi
      • Ahah non dirlo a me, sarei stata già sbranata dai dingo (o dinghi?) per motivi di “too much cuteness” 😂

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        • Che poi questo qui, se sei in giro di notte e lo senti planare, secondo me fa pure una certa impressione 😃

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            • Lucy The Wombat

              Non ne ho idea 🤔 Il verso più assurdo che abbia sentito è il latrare del diavolo della Tasmania. Qualcosa di cattivissimo! Il petauro secondo me stride giusto un po’ 😃

            • Oddio, sono curiosa del diavolo della tasmania 😂😂

  • Io amo i petauri, i quokka, i lorilento e similarità. Se non avessi tanto amore e rispetto per gli animali, mi farei in casa un piccolo zoo.
    P.S. quando vieni a cena da me portamene uno 😁

    Rispondi
    • Lucy The Wombat

      Eh ma tu mi chiedi gli animali più difficili da accontentare! Sicura di voler cucinare un pasto perfettamente bilanciato per la buona salute del piccolo petauro? 😀 (perdona il ritardo nella risposta, a quanto pare devo ancora educare a dovere il mio filtro antispam!) ^_^

      Rispondi
      • Io preparo il tuo pasto e tu porti quello del petauro (ma non la mangia la parmigiana?) 🤣🤣🤣🤣

        Rispondi
        • Lucy The Wombat

          La parmigiana purtroppo non la mangio nemmeno io perché contiene l’odiato formaggio! 😂(l’unico alimento con cui ho problemi 😅). Ciò detto che vino preferisci, bianco o rosso? 😁

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          • Io sono astemia e la parmigiana te la faccio buonissima anche senza formaggio

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            • Lucy The Wombat

              Allora andata! 😉

            • Lucy The Wombat

              Devo giusto riabituarmi al fuso italiano, altrimenti più che altro ti chiederei la colazione! 😋

            • Te agli agrumi e miele, biscotti, brioche e caffè

            • Lucy The Wombat

              Arrivo!! 😍

  • Sacrosanto.
    Però i petauri m’hanno così gasato, che potrei considerare di essere io, a trasferirmi nei boschi 🙂

    Rispondi
    • Lucy The Wombat

      E non sarebbe male! 🙂 Oggi va anche di moda, vedi tutti quegli sport estremi di esplorazione dall’alto delle foreste! Magari sono ispirati proprio dallo sugar glider!

      Rispondi
    • Lucy The Wombat

      Ahahah no, non so di nessuno con un petauro, anche se non si conosce mai la gente fino in fondo, giusto? 🤔😁 Per risponderti, il mio è un puro pregiudizio immotivato. Niente di asiatico mi ha mai troppo ispirata, anche se ora per forza di cose mi sto aprendo un po’. Una volta avevo vinto un meraviglioso viaggio pagato in Giappone, col consolato… E all’ultimo non mi hanno più fatta partire! Grrrr!!

      Rispondi
      • Io sono stata a Bali, molto bella ma non ci vivrei.

        So che molti vanno li’ per vivere perché costa poco. Lo capisco ma io non vivrei da ricca in mezzo a tanta poverta’, truffe e sporcizia.

        Il Giappone invece e’ una favola, mi dispiace molto non ti abbiano fatta partire! Che antipatici!!

        Rispondi
        • Lucy The Wombat

          Sì, sono passati dieci anni e rosico ancora!! Ti capisco, nemmeno io vivrei dove sei costretto a sentirti così diverso e a vedere cose che non ti piacciono. Salutami Edimburgo! 😘

          Rispondi
    • Lucy The Wombat

      Viva i petauri liberi! 😀

      Rispondi
      • Che ridere questo post! Conoscevo il petauro dello zucchero, ma non la sua storia completa! Che peccato mettere in gabbia un animaletto del genere, che rischia pure di morire…starò sicuramente lontana da un maschio proprietario di un petauro dello zucchero!

        Rispondi
  • Petauro, mi piacerebbe sapere da dove deriva il nome: forse ventila troppo? Il che renderebbe la vicinanza all’uomo problematica

    Rispondi
    • Lucy The Wombat

      Direi più per lui che per l’uomo 🙂 Anche perché figuriamoci che anche ai furetti domestici viene rimossa la ghiandola che li fa puzzare, prima che vengano messi in vendita °_°

      Rispondi
    • Lucy the Wombat

      Sì! È davvero vispo e simpatico… Tranne quando dorme profondamente ☺️

      Rispondi
  • Pingback: La Menzogna, il Greater Glider e il suo beffardo destino – Lucy the Wombat

  • Pingback: Ritrovarsi in Tasmania, on the other side – Lucy the Wombat

  • Ok. Apprendo anche che può essere un animale di compagnia. Ora provo a convincere cane e gatto. Sono ancora più innamorata!

    Rispondi
    • Lucy the Wombat

      Ahahah ma noooo 🤣

      Rispondi
  • Ahaha i tuoi articoli mi fanno sempre sorridere! A prima vista mi fanno un po’ impressione questi animaletti, però dai hanno gli occhi dolci 😂😂

    Rispondi
    • Lucy the Wombat

      Ma sì ^_^ Anche a me non dicevano troppo, ma dal vivo ti sciogli!

      Rispondi
  • I tuoi articoli sugli animali sono sempre molto spassosi e divertenti! La moda del petauro qui c’è stata forse una decina di anni fa, ora via via si è smorzata facendo rinascere un certo interesse verso ratti domestici e acquari particolari.

    Rispondi
    • Proprio il concetto di mode, in questo ambito, mi fa raccapriccio!
      Grazie mille per il complimento, Eliana 😊

      Rispondi
  • Quel muso è la cosa più carina che abbia visto nelle ultime settimane: adorabile! A parte le mie vulnerabilità da frustrazione, trovo davvero divertenti questi tuoi articoli 🙂 Non conoscevo il tuo blog, sono contenta di averlo scoperto

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  • Bellissimo articolo. Mi hai fatto tornare in mente un’amica che avevo da bambina che amava i petauri e ne aveva più di uno in casa! No comment! 🙂

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